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Marty Byrde, padre e marito

Attenzione: l’articolo su Marty Byrde contiene riferimenti a Ozark. Evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler.

Ozark è la serie originale Netflix che ha come protagonista un contabile impegnato a riciclare denaro per un cartello della droga. L’uomo in questione è Marty Byrde. Ormai famosissimo, come la serie d’altronde, non ha bisogno di presentazioni. Sappiamo tutti quanto appaia lucido e calcolatore, in grado di risolvere, grazie al sangue freddo che lo contraddistingue, situazioni apparentemente senza via d’uscita. Tuttavia non è solo questo. Marty Byrde è anche padre e marito. La sua famiglia è l’organizzazione, tra le tante presenti nella cittadina sul lago, sulla quale può fare affidamento per sopravvivere. E, a differenza di altre famiglie criminali, quella dei Byrde è leale: per quanto ognuno persegua i propri interessi non si tradiscono (quasi) mai. L’unico obiettivo del contabile è far sopravvivere tutti, a qualsiasi costo, anche quando in gioco c’è la propria umanità. L’uomo, infatti, nell’ultima puntata della serie ha la grossa colpa di non salvare né Ruth né Jonah, che arriva al punto di non ritorno sparando a Mel Sattem. In che relazione si pone, quindi, con i suoi affetti?

Marty vs Wendy

Sarebbe proprio il caso di presentare questo legame complicato come un vero match dal quale escono entrambi sconfitti. Tutto inizia per colpa di Marty: è lui a condurre la doppia vita di cui Wendy non sa nulla, è lui a sradicare la famiglia da Chicago e a portarla a Ozark, è sua la responsabilità del clima di terrore che si respira tra le quattro mura della casa sul lago dove sono tutti costretti a vivere con il fiato sospeso. Con queste considerazioni saremmo praticamente certi di essere in presenza di un rapporto sbilanciato in cui lui è il carnefice e lei la vittima, trascinata sulle sponde del lago di Ozark per qualcosa che non ha scelto. Tuttavia, non possiamo considerare solo la sfera tangibile della questione. Non possiamo dimenticare che quando succede il tutto Marty è un uomo sentimentalmente distrutto. Lungi dal giustificarlo, la considerazione è puramente esplicativa di quanto in realtà neanche Wendy fosse una vittima. A livello sentimentale, sembrerebbe quasi certo che lo sia Marty. In fondo non parliamo solo di una moglie infedele, ma anche di una donna che gli avrebbe svuotato il conto per scappare con l’amante. Questo quadro può rendere bene l’idea di come cominci Ozark: due colpevoli imprigionati in un matrimonio fallimentare da un affare che potrebbe costargli la vita. Marty, però, taglia la testa al toro, in questo gioco di luci e ombre: ferito nell’orgoglio, decide di vedere sua moglie solo come partner in affari: ”Questa è la nostra vita adesso. Posso stare qui. Posso parlare dei nostri sentimenti oppure posso occuparmi delle cose e assicurarmi che non moriamo, ok”? È proprio una soluzione che ci saremmo aspettati da Marty Byrde: pratica e logica. Ma il matrimonio non è né pratico né logico, per non parlare della situazione surreale in cui si sono incastrati. Le cose, infatti, come ben sappiamo, cambieranno ancora tante e tante volte prima della puntata conclusiva in cui li vediamo come una vera e propria coppia.

Gli autori hanno il grande merito di essere riusciti a mostrare questa evoluzione, non solo a livello corale, ma anche a livello morale dei personaggi in questione. Tant’è che, dopo un primo stordimento iniziale in cui Wendy accusa il colpo, poi prende in mano le redini della situazione e sembra quasi più colpevole di suo marito, la persona che ha dato il via a tutto quello che devono subire, la persona che ne sarebbe uscita volentieri quando si è presentata loro una possibilità. È un rapporto il loro che, com’è facile immaginare anche per chi ha letto le premesse senza vedere Ozark, vive di tanti bassi e qualche alto. Nonostante i litigi più o meno pesanti, i coniugi, però, sono uno la spalla dell’altro. Un esempio è l’episodio 3×09. Wendy ha appena sacrificato suo fratello Ben abbandonandolo in una tavola calda così, sull’orlo di una crisi di nervi, compone il numero di Marty. Si dicono poche cose, l’intensità della situazione non ammette grandi discorsi. Tuttavia, ascoltiamo l’uomo cercare di tranquillizzarla dicendole di tornare a casa, perché sarà lui a prendersi cura di lei. E prima di riagganciare, le confessa un ”Ti amo” , uno dei primi, che lei ricambia. Quando, invece, parliamo di bassi non possiamo dimenticare che arrivano addirittura a pagare un consulente matrimoniale (che riposi in pace) per farsi dispetto a vicenda. Ma non è qui toccano il fondo. Il punto più basso lo raggiungono scavalcandosi a vicenda, mettendo in pericolo tutta la famiglia e non solo. Lo fanno, ad esempio, prendendo accordi diversi sia con Navarro che con l’FBI. Tuttavia, nel momento in cui si crea una situazione pericolosa da questo gioco di forza, spesso è Marty a trovarsi con le spalle al muro, per cercare una soluzione che faccia meno vittime possibili. L’idea che ci facciamo guardando Ozark è che l’uomo spesso subisca il carattere risoluto e avventato di sua moglie. È lui l’unico che può e deve fare da contraltare a una donna così forte, che rappresenta molto spesso la parte razionale di una coppia irrazionale e sembra, fino all’ultimo momento, che per quanto sotto pressione, riesca comunque a gestirla. Ma quando la frustrazione è troppo grande, l’uomo esplode nel traffico cittadino prendendo a pugni un altro automobilista pur di non sfogarsi su sua moglie.

Viste tutte le premesse, potrebbe sembrare quasi un miracolo vederli insieme fino alla fine. Tuttavia è proprio questa (dis)avventura ad aver rafforzato il loro legame. Vivere ogni giorno come fosse l’ultimo, guardarsi le spalle a vicenda, salutarsi pensando sia l’ultima volta, veder morire persone vicine o trovarsi in situazioni senza via d’uscita ce li mostrano, nelle ultime battute della quarta stagione, più affiatati che mai: “Beh non dico che ti amo incondizionatamente. Ma noi ne abbiamo affrontate di ogni tipo e sono ancora qui”. 

Marty Byrde non è propriamente quello che definiremmo padre dell’anno

Marty, infatti, è colui che stravolge la vita dei suoi figli, ancora minorenni. In particolare quella di una Charlotte in piena adolescenza che si trova catapultata da una città a una località turistica fuori stagione, senza amici. Inoltre la cittadina del Missouri è tutto tranne che un ambientino tranquillo in cui vivere. Molte volte, infatti, nel corso delle quattro stagioni l’incolumità della famiglia Byrde verrà messa a rischio. Il contabile ha anche la grave colpa di aver insegnato l’arte del riciclaggio a suo figlio che non tarda a imparare: Jonah, infatti, appena sedicenne, lavora per Ruth e muove soldi sporchi su conti offshore. Inoltre, Marty è sempre colui che, nell’ultima puntata, sospira di sollievo quando vede il figlio puntare il fucile nella direzione di quello che la sera della festa potrebbe rappresentare il loro più grande problema: Mel Sattem. Di conseguenza, il quadro che ne deriva è tutt’altro che positivo. Potremmo definire Marty un padre amorale e irresponsabile che, come sua moglie, risulta egoista, giustificando la brama di soldi e potere con azioni volte a tenere al sicuro il suo nucleo familiare. Lo stesso che ha messo precedentemente in pericolo.

Dobbiamo, però, considerare anche altri aspetti. Il primo è che i suoi figli si fidano di lui, forse perché vedono comunque nel padre una figura più malleabile di quella della madre. È con lui che si confidano, che si sfogano nel momento in cui si ribellano alla nuova gestione familiare dando quasi più la colpa a lei che a lui. Sempre a proposito dello sfogo Marty-Charlotte, a volte sembra che venga visto come vittima di una donna autoritaria e manipolatrice quando, come già sostenuto, il rapporto a livello di colpe è pressoché paritario. Sarà il suo carattere pacato, saranno i modi meno aggressivi se paragonati a quelli di Wendy, ma Marty è un punto di riferimento per i giovani Byrde.

Il secondo aspetto è che, per quanto Marty sia un criminale e non certo un candidato credibile a padre dell’anno, appunto, la storyline sembrerebbe dipingerlo migliore rispetto agli altri padri presentati in Ozark. Pensiamo a Cade Langmore, ad esempio. È un uomo che, da dietro le sbarre, manipola sua figlia per rubare soldi ai nuovi arrivati. È anche un padre che non ha tenerezze o parole di incoraggiamento nei suoi confronti facendo di Ruth una ragazza cresciuta praticamente da sola, almeno fino all’arrivo di Marty Byrde. Infatti, sarà lui la figura paterna che la giovane Langmore non ha mai avuto. Nonostante la prima impressione non sia delle migliori (Ruth ruba i soldi dei Byrde dalla camera d’albergo di Johan e Charlotte), l’uomo decide di darle una possibilità e di assumerla nelle sue attività, prima al Blue Cat poi al Lickety Splitz. Sarà il contabile di Chicago a proteggerla, a credere in lei, a spingerla a migliorarsi fino a renderla confidente nelle sue potenzialità. Tant’è che nell’ultima stagione vediamo una donna ormai consapevole del suo fiuto imprenditoriale, partner prima di Darlene, poi unica proprietaria del Lazy ’O Motel e in lizza per il Missouri Bell dopo aver fatto ripulire la sua fedina penale. Marty è colui che cerca, anche se a volte con scarsi risultati, di salvaguardare la moralità di Ruth per evitare che diventi come gli altri Langmore o come i Byrde stessi: un esempio per tutti è quando cerca di dissuaderla dalla vendetta nei confronti di Javi Elizondo. A questo proposito è facile giustificare come nel corso dei 44 episodi marito e moglie si scontrino molte volte per Ruth. Fosse stato per Wendy, la ragazza sarebbe stata sacrificata molto prima, tanto che non concepisce come suo marito possa anche solo pensare di salvare lei quando in ballo c’è l’incolumità del suo sangue. A questo proposito, è esplicativo come gli chieda: ”Quand’è che comincerai a pensare alla tua famiglia”?

Non c’è bisogno di andare troppo lontano per fare un altro paragone: Marty, infatti, è diverso anche da Nathan Davis, padre di Wendy. Per quanto all’apparenza Nathan sia una persona per bene, presentato come appartenente a una congregazione religiosa e in cerca del figlio scomparso, in realtà a livello umano è un criminale amorale. L’uomo, infatti, ammette in presenza di Ruth di aver picchiato più volte Wendy e Ben. Afferma anche che non gli importa dei nipoti, che avrebbe portato via per salvaguardarli da dei genitori degeneri, ma che avrebbe voluto semplicemente fare un torto a sua figlia. O ancora, se paragonassimo Marty all’ex marito di Helen Pierce che stava cercando di privarla di ogni cosa, figli compresa.

Una figura complessa

In conclusione, possiamo affermare che la figura di Marty sia complessa. È un criminale, l’abbiamo già detto più volte e non possiamo o vogliamo dimenticare ma, per quasi tutto l’iter compiuto dal suo personaggio, facciamo quasi fatica a vederlo solo sotto questa luce. È comunque un uomo tranquillo e pacato, tendenzialmente persino pacifico, che cerca di trarre vantaggio da situazioni in cui preferisce evitare spargimenti di sangue. Non senza essere incoerente: non possiamo dimenticare che Marty spara al reverendo Mason per salvare Wendy e che poi cerchi di soccorrerlo. Di conseguenza, nella coppia sembra la parte necessariamente razionale che deve farsi carico di una mina vagante capace di mette a repentaglio la loro incolumità. Ma Marty è colpevole tanto quanto Wendy, se non di più: è cominciato tutto per colpa sua, in fondo. Per quanto nella relazione con la moglie esistano coni d’ombra, nei confronti dei figli resta l’unico colpevole. Jonah e Charlotte, infatti, sono vittime del comportamento di due genitori amorali che li spingeranno a cambiare per sempre. A questo proposito potremmo chiederci: perché è Jonah a sparare a Mel? E non Wendy o Marty stesso? Perché Ozark non poteva che chiudersi con la corruzione morale che dai genitori è passata ai figli. Lo sparo segna il punto di non ritorno: per i giovani Byrde non c’è più nulla da fare.