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Tirate fuori Nudes da RaiPlay

Quando vogliamo vedere le nostre amate serie tv, ci rifugiamo nei servizi streaming più famosi, con Netflix che, nonostante qualche calo di troppo, ne rimane il capofila in termini di popolarità. Pochi prendono in considerazione RaiPlay, il cui catalogo non sembra allettante nell’immaginario comune rispetto ad altre piattaforme. Certo, non è così vasto come quello dei suoi rivali, ma ciò non toglie che, al suo interno, siano presenti serie interessantissime che, però, quasi nessuno conosce. Ed è un peccato, dato che è lì che la Rai relega i suoi progetti più audaci, sperimentali, innovativi e, detta alla Stanis La Rochelle, poco italiani. Il problema, infatti, non è l’assenza di qualità, perché ne hanno da vendere, ma il modo in cui questi prodotti vengono gestiti: o rimangono chiusi dentro la bolla di RaiPlay, non passando mai in TV se non per qualche sporadica pubblicità; o la loro programmazione è così pessima da non permettere la dovuta valorizzazione, relegati in orari improbabili o su canali dallo share basso. E tra loro, in questo caso appartenente al primo gruppo, c’è purtroppo anche quel gioiellino chiamato Nudes.

Tratta dall’omonima serie tv norvegese, Nudes racconta in dieci episodi le storie slegate di Vittorio, Sofia e Ada. Il primo, appena maggiorenne, è l’incarnazione di quello che nell’immaginario comune è considerato un vincente annunciato: bello, di buona famiglia, carismatico, dal futuro roseo e acclamato da tutti. Ma una chiamata sconvolge la sua vita: deve andare in questura per dare la sua versione sulla circolazione di un video porno nel suo gruppo di amici. Dopo quattro episodi si passa a Sofia, una sedicenne che riesce a coronare il suo sogno d’amore conquistando la sua cotta, Tommaso. Ben presto, però, il sogno si trasforma in un incubo quando viene diffuso un video che ritrae i due ragazzi intenti in un rapporto sessuale. Le ultime tre puntate sono dedicate alla quattordicenne Ada che, ancora impacciata nelle questioni amorose e spaventata dal poter perdere la sua migliore amica ormai entrata nel giro delle ragazze popolari, invia foto intime a un ragazzo conosciuto in un’app d’incontri, senza immaginare i pericoli che queste ultime nascondono.  

Già solo raccontandone la trama, si comprende immediatamente l’immenso potenziale di Nudes e quanta presa avrebbe su un pubblico seriale sempre più raffinato e in costante ricerca di novità e di qualità.

Già adorata dai giovanissimi, in un certo senso, la serie riecheggia Skam Italia, avendo in comune l’origine straniera e trattando dell’adolescenza in un formato raramente visto nelle nostre produzioni; uno show quest’ultimo, però, che continua a rimanere una rarità nel Bel Paese, per quanto riguarda realismo, impatto, tematiche trattate e successo globale conquistato.

Nudes

Un po’ come Skam Italia, che non ha avuto paura di trattare realisticamente argomenti scottanti e poco approfonditi dalla serialità nostrana, Nudes è la prima serie tv italiana a parlare di revenge porn, ovvero l’orribile fenomeno della diffusione di immagini private senza il consenso dei diretti interessati e con lo scopo di danneggiarli. Una tematica complessa, non del tutto compresa, ma di cui è necessario parlare per i suoi irreversibili e devastanti effetti, che lo show di RaiPlay mostra con crudo realismo e senza mai sfociare nel didascalico. Gli adolescenti non vengono condannati per quel che sono, né per l’esplorazione del corpo e della sessualità tipica di quegli anni. Anzi. È quasi destabilizzante non trovare quei fastidiosi cliché in cui cadono facilmente gli spettacoli adolescenziali. I personaggi sono rappresentati il più realisticamente possibile mentre scoprono il loro mondo e le insidie che nasconde. E sì, sbagliano e anche tanto.

Condannare moralmente e in maniera stantia quegli errori sarebbe facile. Ma questa non è mai la strada giusta, sebbene sia la più percorsa nei teen drama.

Se ci pensiamo, sarebbe un po’ come se Mare Fuori avesse ridotto i suoi personaggi a meri criminali solo perché sono finiti in prigione, senza esplorare le storie di quei ragazzi e capire i motivi della loro incarcerazione. Solo allargando lo sguardo alle loro vite, si sono trasformati in personaggi a tutto tondo, reali e con cui entrare facilmente in empatia. Nudes continua su questo percorso, entrando a fondo nell’esistenza di Vittorio, Sofia e Ada non con uno sguardo giudicante per i colpevoli o pietoso per le vittime, ma da spettatore che osserva le conseguenze di determinate azioni e comprende il perché quei ragazzi abbiano agito in quel modo.

Sofia, “rea” solo di essersi fidata della persona sbagliata e di aver semplicemente provato a vivere i suoi sedici anni, si scopre una ragazza forte e matura nonostante il suo mondo si sia sgretolato. E Fotinì Peluso è bravissima a mostrarne ogni minima sfumatura. Ada, una bambina che cerca di crescere troppo in fretta e che l’esordiente Anna Agio incarna perfettamente in tutta la sua fragilità e sfrontatezza, cade nei pericoli del sexting e nelle mani di predatori nascosti nel web, pronti di approfittarsi della sua ingenuità. Attraverso loro vediamo come le vittime, lasciate nude sia fisicamente che psicologicamente, tendano a colpevolizzarsi, quando gli unici responsabili sono chi voleva fare loro del male o ingannarle. E non solo: si ragiona in Nudes anche sulla facilità con cui inganno e vendetta prosperino con leggerezza e a macchia d’olio grazie alla condivisione digitale. Ne sa qualcosa Vittorio, il più sfumato di tutti. Seguiamo il suo tormentato percorso in cui è costretto a realizzare la pericolosità delle sue azioni e a fare i conti con il suo mostro interiore, con quell’impulsività che lo rende carnefice degli altri e vittima di sé stesso. Infatti, non è così facile da condannare, perché il mondo non è bianco o nero, perché il prodotto RaiPlay ce lo mostra a trecentosessanta gradi. E Nicolas Maupas è bravissimo nel mostrare come la sicurezza di Vittorio si spezzi a causa del dubbio.

Ecco che uno dei grandi pregi di Nudes diviene quello di voler insegnare qualcosa senza mai essere didascalica, ma lasciando che a parlare siano proprio i protagonisti. Mette in guardia sulle conseguenze psicologiche e impreviste di gesti che possono sembrare innocui e di situazioni apparentemente comuni, evitando la predica dei programmi educativi, perché anche gli adulti sbagliano. Ad esempio, c’è la madre di Vittorio così preoccupata di difendere il figlio da non accorgersi della mostruosità delle sue parole. Di conseguenza, Nudes è sì un prodotto che, come Mare Fuori e Skam Italia, parla ai giovani con il loro linguaggio. Però, è consigliatissimo da vedere anche ai genitori per conoscere, comprendere e fronteggiare un fenomeno più diffuso di quanto non pensino.

Infatti, la regista Laura Lucchetti indugia sui corpi dei protagonisti con rispetto e attenzione, essendo intrusiva solo quando è richiesto, e allarga poi l’orizzonte alla loro vita proprio per farci comprendere che il revenge porn riduce la vittima a un oggetto da guardare e condividere, dimenticandosi che è una persona. Un essere umano che merita rispetto. Ci fa entrare nell’intimità delle camere di quei ragazzi, lì dove sono più fragili ed esposti, e ci fa sentire il peso dei giudizi, in un’età in cui la reputazione è tutto, trascinandoci in quelle storie grazie alla componente thriller, a quei colpi di scena che sembrano parte di un horror fin troppo reale. Quel mix di generi inedito per il panorama seriale italiano, che evita pietismi e vittimismi, crea intrecci tanto drammatici quanto avvincenti. E pure noi, colpiti dall’angoscia e dal turbamento, ci sentiamo, in qualche modo, nudi.

Alla luce di questa analisi, Nudes non ha niente da invidiare alle serie già menzionate nel pezzo e potrebbe davvero creare un altro “effetto Mare Fuori”. I presupposti ci sono tutti. Se solo avesse un lancio adeguato e una promozione prepotente; se solo Netflix – o qualsiasi altra piattaforma internazionale, vi stiamo aspettando impazientemente – si decidesse ad acquistarla, dando visibilità a una serie tv bella, innovativa, cruda, potente, ottimamente realizzata e recitata e che merita davvero una vetrina di prim’ordine e non di rimanere confinata nei meandri di RaiPlay o di cadere, dimenticata, nell’oblio profondo.