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Stranger Things è basata su una storia vera

Viviamo in un mondo attratto dallo spettacolo, nel quale le persone che vi dimorano sono assuefatte dalla platealità, dal surreale (“Cose Strane”).
È esattamente qui, nella finzione, che multidimensionalità, poteri psichici, basi sotterranee e governi ombra diventano il catalizzatore di una morale più semplicistica e confortante: la bruttezza dell’umanità e del suo potere sovversivo contrapposto alla genuinità di un gruppo di bambini, e da qui il modo in cui l’amore può salvarli.

Quando questi soggetti diventano motivo di dibattito nel mondo reale, però, lo scetticismo ci calamita verso un pensiero mondano, che incoraggia lo status quo dell’opinione comune.
Paradossalmente, siamo più vicini al surreale quando ci viene mostrato come lontano, piuttosto che come potenziale realtà.
Ma dimentichiamo che finzione e realtà giocano a nascondino, quasi tutelandosi, e che spesso l’una non può prescindere dall’altra.

Dietro il fenomeno cult di Stranger Things, ad esempio, giace un mistero reale, avvolto in una serie di esperimenti umani avvenuti a New York.
Non tutti sapranno che, originariamente, la Serie rischiava di non essere conosciuta col nome attuale.
Il titolo originale dello show sci-fi fu “Project Montauk”, secondo il New York Post.

Il “Progetto Montauk” è una presunta serie di esperimenti americani segreti, avvenuti perlopiù negli anni 80 (ma dei quali risalgono tracce e menzioni già negli anni 50) vicino la Stazione della Air Force di Montauk, a Long Island (New York).
Si presume che gli esperimenti avessero lo scopo di sviluppare tecniche psichiche, le quali sarebbero poi state utilizzate in guerra e nelle società di intelligence.
Nozioni più approfondite le abbiamo grazie a “Montauk Chronicles”, un documentario creato da Christopher Garetano, il quale afferma di essersi immerso in storie di viaggi nel tempo, controllo della mente, alieni e nazisti (la storia ufficiale racconta che il campo era in una posizione strategica per difendere la East Coast americana dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale) e che, secondo presunti sopravvissuti e testimoni, tutto sarebbe accaduto sotto il Camp Hero State Park a Montauk.

Secondo le testimonianze raccolte da Garetano, gli Stati Uniti avrebbero reclutato scienziati nazisti per sviluppare armi e nuove tecnologie. Persone coinvolte nel “Progetto Montauk” avrebbero poi confermato che gli stessi scienziati nazisti sarebbero poi stati in prima linea nel progetto.
Citando testualmente il regista:
“Il Montauk Project è, secondo le storie e le leggende, un’operazione di copertura del Governo, che aveva illegalmente reclutato soggetti umani, prevalentemente bambini fuggiti, con lo scopo di controllare la loro mente. Qualche storia più elaborata parla di viaggi nel tempo, viaggi interdimensionali e il reverse engineering della tecnologia aliena. Ma l’idea di base del Montauk Project erano gli esperimenti umani, e questo non è poi così lontano dalla realtà. Sappiamo di cose come gli Mk Ultra o gli esperimenti nella prigione di Holmesburg. Tutti quei programmi segreti del governo sul controllo della mente sono cose provate.”

Stranger Things

Uno dei programmi americani più conosciuti, a tal proposito, è lo Stargate Project. Quello che più “somiglia” a quanto visto in Stranger Things: un programma della CIA avente l’obiettivo di sviluppare e incrementare i poteri parapsicologici dei soggetti esaminati.
Questo è di dominio pubblico e molto conosciuto, nonostante i dettagli rimangano tutt’oggi leggermente confusi.
Nel 1995 ci furono udienze che ritennero la CIA colpevole di aver violato la legge con questo e con altri progetti per i quali l’allora presidente Bill Clinton dovette scusarsi pubblicamente.

Insomma, i progetti sono realmente esistiti, e la scelta della prima bozza di titolo della Serie non può essere affatto casuale.
Il fantastico mondo di Stranger Things, elaborato dai fratelli Duffer, è costruito su una storia vera che più è irraggiungibile, più ci incuriosisce.
Chissà che, alla fine, il mondo incantato del surreale non sia in realtà il nostro. Quello del quale ci fidiamo ciecamente. Quello “reale”.

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