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Nel corso degli anni Netflix ci ha offerto numerosi contenuti originali (e non) che ci hanno conquistato e fatto appassionare (qui vi abbiamo parlato delle 5 serie tv più inclusive che potete trovare sulla piattaforma). Ma nonostante il loro successo, molte delle serie tv più amate e seguite del colosso streaming sono andate incontro alla cancellazione. Un destino che ha costretto molte produzioni a chiudere i battenti ancora prima di poter sfruttare il loro pieno potenziale. Secondo gli abbonati, la politica di cancellazione della piattaforma ha portato a molti più show annullati che a novità prodotte, una percezione che però è stata smentita recentemente dai vertici della società di Los Gatos.
Durante un intervento al Paley International Council Summit, Bela Bajaria (supervisore mondiale dei contenuti originali Netflix dal 2016), si è espressa a riguardo: la Global Head of TV ha infatti affermato che la percentuale dei rinnovi degli originals si aggira intorno al 67%, un dato che si avvicina molto a quelli dell’analisi presentata da Bloomberg l’anno scorso. Infatti, come riportato dall’indagine condotta dalla testata americana, nel 2019 le percentuali delle serie cancellate erano molto vicine a quelle di altri network e piattaforme streaming.

Dunque, per la società fondata da Reed Hastings e Marc Randolph, la percezione degli utenti secondo la quale Netflix cancellerebbe fin troppi show sarebbe dovuta alla mole dei contenuti prodotti. Inoltre, il co-CEO Ted Sarandos ha dichiarato che la delusione degli spettatori potrebbe essere legata anche a un concetto datato di serie di successo. In passato, la fortuna di uno show era sicuramente legata alla sua longevità, sia in termini di episodi che di stagioni. Ma con l’introduzione dello streaming, la serialità ha iniziato a puntare sempre di più su prodotti sì più condensati, ma anche di maggior qualità.
Dunque, nonostante gli abbonati siano stati lasciati più volte a bocca asciutta a causa di una cancellazione, solitamente la società di Los Gatos finisce per rinnovare per una seconda stagione (e anche per una terza, nel caso di The Umbrella Academy) gran parte delle sue produzioni. Una tendenza che gli utenti potrebbero riconoscere meglio se solo la piattaforma fosse più incline a condividere le sue statistiche e indici di ascolto.
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