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Neon Genesis Evangelion: il dolore nascosto dietro la corazza di un Mecha

Neon Genesis Evangelion è una serie anime – disponibile su Netflix – diventata ormai un cult. Se proviamo però a domandarci perché il prodotto di Anno – regista delle serie – sia diventato così popolare, non possiamo rispondere soltanto ripensando agli epici combattimenti tra Mecha che tentano di salvare il mondo. Questo aspetto, per quanto emozionante e intrattenente, è solo una maschera che nasconde un’importante introspezione di personaggi dal passato travagliato e con rapporti altrettanto complessi nel presente.

Neon Genesis Evangelion è in grado di farci emozionare già dai primi episodi perché ci mette dinanzi alle vite di persone reali. La sua particolarità deriva proprio dal riuscire a farci empatizzare con personaggi liberi da stereotipi e convenzioni, mostrandoci una gamma di sentimenti quanto mai veri e sinceri con cui tutti almeno una volta nella vita siamo entrati in contatto.

Shinji e Asuka: due anime travagliate dalla costante ricerca di una figura familiare

Neon Genesis Evangelion
Neon Genesis Evangelion (640×360)

Obbligatorio è iniziare da Shinji Ikari, il main character che seguiremo fin dai primi secondi dell’anime. Nonostante lo vedremo – per gran parte di Neon Genensis Evangelion – all’interno del suo enorme EVA, ciò che colpisce di lui è la sua umanità e semplicità. Dietro un’armatura di metallo capace di sconfiggere qualsiasi nemico – o quasi – si nasconde un adolescente fragile che ricerca costantemente uno sprazzo di amore paterno. Shinji è un semplice tredicenne che si trova a affrontare i classici problemi tipici dell’adolescenza – come l’accettazione di sé stessi e i primi amori – che deve sommare, a tutto questo, un enorme macigno che grava sulle sue spalle: quello di salvare il mondo. Come accadrebbe a qualsiasi essere umano, Shinji sembra spesso sul punto di mollare, abbandonare tutto e correre via verso un rifugio tranquillo. Ma, purtroppo, sa che non può farlo. Nei momenti in cui il nostro protagonista sembra essere pronto a far crollare la sua maschera una volta per tutte, si blocca: la sua consapevolezza di essere parte di un piano più grande di lui non glielo permette. Così, quell’armatura metallica – già metafora della chiusura dell’adolescente nei confronti del mondo – diviene una maschera che gli si incolla addosso, rinchiudendolo in un destino scelto ancor prima che lui potesse saperlo e rendendolo una marionetta nelle mani di suo padre Gendo.

Quest’ultimo, apatico e stoico, ci viene presentato come l’Adamo Biblico, pronto a sacrificare suo figlio per raggiungere i suoi obbiettivi. Gendo non è un padre amorevole o bonario nei suoi confronti, ma un grande burattinaio che usa suo figlio come un semplice tassello del gioco. Possiamo dimenticare i classici percorsi evolutivi che interessano personaggi come lui: non ci sarà nessun ripensamento da parte sua. Fino all’ultimo momento, Gendo si dimostrerà chiuso e assente nei confronti di suo figlio, dimostrando che il suo unico fine è quello di raggiungere i suoi obbiettivi, a qualsiasi prezzo.

Asuka
Neon Genesis Evangelion (640×360)

Se Shinji si mostra a noi come un adolescente titubante, pauroso e poco sicuro di sé, Asuka è tutto il suo contrario. La second Children – infatti – potrebbe essere definita la doppleganger di Shinji: una ragazzina tedesca cocciuta, scontrosa e con grandi ambizioni. Nonostante i due siano completamente opposti, sono legati da un fil rouge che percorre tutta la narrazione: il continuo attrarsi e respingersi a vicenda, in un’eterna competizione. Ma – nel profondo – Shinji e Asuka hanno molto più in comune di quel che sembra: questo atteggiamento non è altro che un’armatura costruita da quella che solo in apparenza è una forte guerriera, ma che nasconde dentro di sé una grande sofferenza, nata da un’infanzia fatta di dolore.

Shinji e Asuka diventano metafora del dilemma del porcospino

Mecha
Neon Genesis Evangelion (640×360)

Sia Asuka che Shinji ci portano nel profondo del filo conduttore che ripercorre tutta la serie: la solitudine e la sofferenza dell’uomo. Tutti gli episodi, che parlino di passato o presente, raccontano di rapporti difficili, tormentati e sofferenti. Il protagonista in primis ne è il massimo esempio: dalla morte di sua madre non ha fatto altro che cercare di ottenere un minimo segno di approvazione da quel padre che mostra il minimo interesse o affetto per lui; Asuka invece è dura, scontrosa e a tratti ingestibile, e questo la porta a non avere nessuno al di fuori di sé stessa.

Nel tentativo di spiegare queste emozioni, il regista decide di farlo attraverso il dilemma del porcospino di Schopenhauer, introdotto in maniera diretta nel quarto episodio attraverso le parole della signorina Misato. Quest’ultima sembra essere l’unica a mostrarsi aperta e positiva nei confronti di Shinji e – nel quarto episodio – riflette sulla sua situazione parlando proprio di questo dilemma di cui Shinji e Asuka sono protagonisti:

Presto si renderà conto anche lui che crescere in fondo è un continuo provare ad avvicinarsi ed allontanarsi l’un l’altro, finché non si trova la distanza giusta per non ferirsi a vicenda.

Nonostante tutto il suo dolore, lo stesso Shinji – che ha affrontato un duro e lungo percorso di crescita – riuscirà ad acquisire una grande forza d’animo. Nel finale effettivo Shinji riesce per la prima volta a liberarsi da quell’enorme armatura in cui era rimasto imprigionato per tutto quel tempo e decide – una volta per tutte – di non essere passivo. E’ qui che il personaggio riesce finalmente a riscattarsi – almeno in piccola parte – da tutto il dolore e il sentimento di inadeguatezza provato fin dall’inizio. Non avrà ottenuto l’amore del padre che tanto desiderava e non avrà dimostrato di essere un eroe imbattibile, ma ha fatto qualcosa di molto più umano e reale: ha preso coscienza delle sue debolezze e accettandole è riuscito a creare una piccola fessura in quella corazza che sembrava inscalfibile.

Neon Genesis Evangelion
Neon Genesis Evangelion (640×360)

Se nell’anime abbiamo l’oscura associazione che mira a eliminare ogni difetto umano, unificando tutte le anime in una sorta di unico dio – puntando a far cessare ogni sofferenza – in contemporanea abbiamo un protagonista che prende coscienza della propria individualità. Neon Genesis Evangelion ci porta alla conclusione che sono proprio queste imperfezioni che rendono unico ogni essere umano che, come Shinji o Asuka, si trova ad affrontare i propri mostri nascosto nella solitudine della sua corazza.

Neon Genesis Evangelion, come nasce un capolavoro