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Le 5 trashate più ridicole della quarta parte de La Casa de Papel

La Casa de Papel 4, è la più trash Casa de Papel che sia mai esistita e se per qualcuno questo è un difetto, benvenuti nella tana di chi è pronto a elogiare ogni singolo minuto di questa nuova e imbarazzante stagione.

Bambini venite a tavola: il trash è servito!

‘Perché a noi la qualità c’ha rotto il ca***’, diceva il geniale Renè Ferretti in Boris, rendendo con una semplice ed eloquente frase il fulcro dell’appassionante diatriba La Casa de Papel sì vs. La Casa de Papel no.

Sulla qualità non si discute, quel che avevamo da dire l’abbiamo già espresso nella nostra recensione finale, ma sull’elevato e specifico quantitativo di trash di questa stagione potremmo continuare a disquisire per giorni, tanto è ricco e variegato il materiale donatoci da La Casa de Papel 4.

Il Professore alle prese con un toro, la fumante paella e le fresche birrette portate dalla polizia all’interno del Banco di Spagna, l’imbarazzante balletto di Tokyo, Nairobi, Stoccolma e Lisbona a suon di ‘Ibiza’ che vedeva la fidanzata del Professore ben contenta di festeggiare con le sue nuove amiche, ma del tutto estranea ai motivi di tanta ilarità. E poi ancora il solenne ‘Io sono la legge’, pronunciato da Prieto con la stessa serietà con cui Walter White pronunciò ‘I am the Danger’, ma con molto più di una differenza tra i due. Il cucchiaio di Palermo e l’immortalità di Gandìa.

Insomma, di materiale ce n’era veramente tantissimo a disposizione, ma dovendo scegliere abbiamo selezionato quelli che secondo noi sono i 5 più alti picchi di trash raggiunti da La Casa de Papel 4.

Non volendo scontentare nessuno e trovandoci di fronte all’imbarazzo della scelta, in alcuni punti abbiamo accorpato più citazioni insieme fondendo alcuni piccoli momenti per creare un’esperienza quanto più completa possibile.

Allacciate le cinture, si parte.

P.S. In caso di emergenza siete pregati di utilizzare i sacchetti riposti nel sedile di fronte a voi. Buon viaggio!

1) La La (Land) Casa de Papel

la casa de papel 4

Appena mi sono imbattuta nelle ormai iconiche scene di Berlino che canta due classici della musica italiana con tanto di coro composto da frati, tutta la vita mi è passata davanti e, in quell’esatto istante, mi sono chiesta perché stessi facendo questo a me stessa.

Imbarazzata come il Professore che cerca di dileguarsi da quegli scanzonati balli di gruppo, dopo le primissime note di ‘Ti amo’ di Umberto Tozzi, ho preso coscienza del fatto che, anche volendo, complice la quarantena, non sarei potuta scappare da nessuna parte.

‘Spegni Netflix’ direte voi, più facile a dirsi che a farsi.

Cresciuta a pane e Sanremo e con un bel Berlino in abito da cerimonia, sentendo cantare un classicone italiano come quello, tutta l’italianità da tempo sopita è esplosa, e, benché quella di fronte ai miei occhi fosse indubbiamente una brutta scena, non sono riuscita a scollare neanche per un attimo lo sguardo dallo schermo.

Sicura come ero di aver ampiamente affrontato il momento musical della stagione, ho abbassato la guardia all’oscuro che il peggio sarebbe ancora dovuto arrivare. La puntata numero due si intitola ‘Il matrimonio di Berlino’ e forse me lo sarei dovuta aspettare, ma si sa: l’occhio non vede ciò che il cuore non vuole guardare.

A ‘Gesuiti euclidei..’ l’italiano medio già sa che di lì a poco, in corrispondenza del ritornello, Battiato ci avrebbe fatto ballare presi da una neonata felicità e, anche in questo caso, la canzone fa il suo dovere trasformando un gruppo di frati in scatenate rockstar.

Marsiglia per l’occasione ha raccolto i dorati capelli in un codino, e potremmo benissimo chiuderla qui.

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