2) La Battaglia dei campi Pelennor, alle porte di Gondor

Tutto quello che è stato costruito nei libri precedenti converge in quello scontro decisivo davanti a Minas Tirith. È il momento in cui il destino della Terra di Mezzo si gioca a carte scoperte. La potenza immaginifica di Tolkien esplode nel ritmo incalzante e nell’accumulo dei simboli: la tromba dei Rohirrim che squarcia il silenzio all’alba, la figura tragica e immensa di Théoden che guida la carica, il Re Stregone che abbatte le porte della città con il potere della stregoneria e della paura. Una sequenza di scene che rimarranno scolpite nella memoria collettiva, grazie al film che le ha reso immortali. Tra queste quella della principessa Éowyn, la fanciulla guerriera travestita da uomo, che si frappone tra il Re Stregone e suo zio morente.
Nei libri di Il Signore degli Anelli, Tolkien descrive l’assedio e poi la battaglia con una freddezza quasi cronachistica, ma proprio per questo più efficace. Il lettore sente che è qualcosa di più grande di chiunque vi partecipi. Le mura della città bianca tremano sotto i colpi delle macchine da guerra di Mordor, mentre il cielo si oscura letteralmente.
Il Ritorno del Re traspone perfettamente la battaglia in ogni suo aspetto, visivo ed emotivo.
C’è il senso di disorientamento, la scala dello scontro, ma soprattutto il peso emotivo di ogni scelta. La carica dei Rohirrim, accompagnata dalla musica di Shore, è diventata iconica non perché “spettacolare” nel senso moderno del termine, ma perché sentita. Peter Jackson si prende alcune libertà, come l’arrivo di Aragorn attraverso i Sentieri dei Morti, ma nel complesso conserva l’anima della battaglia. Un elemento centrale, in entrambe le versioni, è il contrasto fra la morte e la volontà di resisterle. Théoden muore, ma non cade in disonore. Denethor si consuma nel fuoco della follia, simbolo di un potere che ha perso la fede. Eppure, accanto a queste cadute, vi è la nascita di nuove speranze, come l’arrivo inaspettato degli alleati del Sud o la ricomparsa di Aragorn come re.






