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Il Re – La Recensione dei primi due episodi del prison drama italiano

Una barca ancorata al porto, con le vele arrotolate, pronta a tirare gli ormeggi. A bordo un uomo pensieroso, grigio, col buio dentro, che guarda verso un orizzonte scuro e misterioso, di tenebra. È con questa immagine che si apre Il Re, la nuova serie tv Sky Original appena andata in onda su Sky Atlantic e disponibile su NOW TV (all’anteprima c’eravamo anche noi). “La barca è un sogno”, dice Bruno Testori, il protagonista di questo prison drama diretto da Giuseppe Gagliardi, il regista della trilogia 1992, 1993 e 1994. Una via di fuga, una scialuppa di salvataggio, l’illusione di poter scappare lontano verso rotte più distese, verso una vita più placida, meno angusta. Gagliardi sceglie non a caso questa metafora per introdurre il suo racconto. Un racconto che da queste prime battute appare soffocante e cupo, realizzato col tratto noir di quelle opere scritte apposta per suscitare emozioni contrastanti, conturbanti e spiacevoli.

Il Re è il primo prison drama italiano. Nessun modello cui fare riferimento tra le produzioni nostrane.

La storia è quella di un carcere di periferia – il carcere San Michele – dove vengono mandati i detenuti più recalcitranti per essere addomesticati e resi inoffensivi. La gestione del penitenziario è affidata a Bruno Testori, un uomo che si sostituisce alla legge e amministra secondo le proprie regole. Io qui dentro faccio quello che voglio. È il re assoluto di un castello isolato dal resto del mondo, dove la sola giustizia che abbia senso è quella che promana dalla sua bocca. Tra le mura del penitenziario, all’ombra delle leggi dello Stato, Testori ha creato la sua fortezza e ha alimentato quella fama di cerbero, di direttore dal pugno duro, che mette paura ai detenuti e potrebbe suonare come un allarme alle orecchie dello Stato. Che però non sembra mettergli i bastoni tra le ruote.

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La serie Sky Original va a infossarsi nel mondo a luci e ombre della prigione, cercando di cavarne fuori un racconto che sappia distaccarsi dal consolidato modello statunitense e che abbia il coraggio di calarsi nelle profondità di un microcosmo contraddittorio, angosciante ed enigmatico come è quello del carcere. Qui la cattiveria è contagiosa, si fatica a distinguere il bene dal male, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Quello che il regista prova a fare con Il Re è attualizzare il prison drama con una struttura stilistica che guarda però al passato. La fotografia è buia, le location sono reali. Le luci soffuse degli interni, quasi crepuscolari, ci parlano di un dramma che è rimasto scolpito sulle pareti del carcere, nello spazio angusto di quelle celle. La scenografia sembra animata da un’energia misteriosa, dai fantasmi di tutte quelle storie che sono rimaste incise nella pietra della prigione, perfettamente funzionante fino a qualche decennio fa.

Il vero protagonista de Il Re è proprio il carcere, nella sua accezione materiale ma anche e soprattutto mentale.

Noi abitiamo il carcere, dice Testori. E il carcere sembra abitare i protagonisti di questa serie, tutti malinconici, tutti sofferenti, tutti schiacciati da un senso di profonda inquietudine. I primi due episodi de Il Re partono subito con un plot twist d’apertura: il comandante Nicola Iaccarino (Giorgio Colangeli), capo della polizia penitenziaria e migliore amico del direttore, viene ammazzato e lanciato giù da un balcone alla fine del suo turno. Subito partono le indagini interne di Testori, che fa perquisire le celle nella speranza di trovare un indizio per scovare l’assassino del suo amico. Poi arriva anche lo Stato, oltre la recinzione del San Michele. Ma è uno Stato nel quale quella gente ha smesso di credere.

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Ho imparato che non esiste una giustizia. Esistono le persone e le circostanze. Io alla sua giustizia non credo più.

C’è anche un narcotrafficante serbo, Miroslav Lackovic (Ivan Franek), che all’interno del carcere gestisce il traffico di droga e collabora con il direttore come informatore. Il cerchio si stringe proprio intorno a lui, che sembra l’indiziato numero uno per la morte del comandante. Ma qualcosa va storto, perché Lackovic viene trovato impiccato e i dubbi sulla sua morte si rincorrono per i corridoi del San Michele. Il serbo si è davvero impiccato o si tratta piuttosto di una vendetta mascherata? Le leggi di Testori sono arrivate prima delle leggi dello Stato? Lo scopriremo a partire dalla settimana prossima, con il rilascio dei nuovi episodi. In tutto, Il Re conta otto puntate, che verranno trasmesse su Sky tutti i venerdì.

Luca Zingaretti, uno che con la fiction italiana ha un certo collaudato feeling, è il protagonista di questo racconto in chiaroscuro del mondo del carcere. Lo ritroviamo qui in un ruolo profondamente diverso rispetto a quello del commissario Montalbano. Testori non è un buono, al contrario. È un uomo cupo e nuvoloso, sempre corrucciato e scuro in volto, con un concetto piuttosto elastico di moralità. Possiamo definirlo il cattivo di questa serie? Lo scopo degli autori è quello di sottoporci un personaggio estremamente complesso e ambiguo, la cui credibilità è data proprio dalla enigmaticità e dall’oscurità dei suoi comportamenti, perennemente oscillanti tra immoralità e giustizia.

La sofferenza è l’altra grande protagonista di questa serie.

Ogni personaggio ce l’ha stampata in volto, i detenuti così come i poliziotti. Nessuno sorride mai, l’atmosfera è perennemente cupa, anche quando le riprese sono esterne e ci si prende una boccata d’aria dalla cappa asfissiante del San Michele. Testori è un uomo sofferente, glielo si legge nello sguardo. Ha fatto della sua vita una prigione dalla quale non riesce a scappare. Una figlia malata, una moglie che non gli sta più accanto. I prossimi episodi ci diranno sicuramente qualcosa in più sulla vita personale del direttore del carcere e su come questa si intreccia col suo lavoro. Ma il trait d’union della serie sembra essere proprio un certo malessere, una certa sofferenza, che mette sullo stesso piano i personaggi che si trovano al di qua e al di là delle sbarre, senza alcuna differenza.

Nel cast, oltre a Luca Zingaretti nei panni del protagonista, abbiamo trovato finora Isabella Ragonese, che intrepreta Sonia Massini, l’unica donna agente del penitenziario pronta ad assumere il ruolo del comandante; Anna Bonaiuto, nelle vesti del magistrato Laura Lombardo; Barbara Bobulova, che intrepreta Gloria, la ex moglie di Testori, e la giovanissima Alida Baldari Calabria nei panni della figlia. Venerdì 25 marzo, verranno trasmessi terzo e quarto episodio in prima serata su Sky Atlantic. Per il momento, l’impatto sembra essere buono.

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