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I Know This Much Is True: diario del fratello di uno schizofrenico

I Know This Much Is True è la storia dei riflessi di una malattia, della colpa tragica che sentiamo gravare su di noi, della possibilità di una guarigione. Non affronta la malattia se non in maniera indiretta, nell’unico modo possibile in cui si può rappresentare il mondo astratto della schizofrenia.

Thomas

Nel 1951 veniva dato alle stampe Diario di una schizofrenica, un capolavoro autobiografico in cui Renée racconta la sua malattia dalla propria soggettiva. Lo fa con un’incredibile capacità comunicativa riuscendo a trasferire al lettore tutto il peso, il senso di colpa, la lontananza dalla realtà che sempre più l’aveva inghiottita. Proprio lei che aveva disperatamente desiderato e perso la comunicazione con l’altro, astraendosi nel “mondo della Luce” (cioè nell’irrealtà), riesce nella scrittura a creare un ponte con tutti noi, parlandoci come nessuno scrittore era mai riuscito a fare.

Diario di una schizofrenica è un racconto vero, vivido, disturbante ma catartico. Autentico come non potrebbe essere nessun altro racconto. Ma anche irriproducibile: nell’illuminante introduzione all’edizione Giunti nel 1955 Cesare Musatti, uno dei Padri della psicanalisi italiana, si diceva pessimista sulla possibilità di realizzarne un film perché se Renée aveva saputo trovare le parole per descrivere l’astrazione con immagini di rara potenza immaginifica, lo stesso non sarebbe stato possibile, paradossalmente, attraverso immagini cinematografiche.

O si sarebbe persa la soggettiva di Renée mostrandocela dall’esterno (vanificando così tutto il racconto interiore) oppure, nel tentativo di riprodurre le immagini mentali di Renée, ne sarebbe uscito un quadro astratto incomprensibile per tutti. Musatti aveva ragione. I Know This Much Is True (qui il trailer) non è tratto da Diario di una schizofrenica ma dall’omonimo romanzo di Wally Lamb. Alla base della miniserie (6 episodi da un’ora), però, c’è la stessa consapevolezza: che la schizofrenia possa essere rappresentata solo per riflesso.

E così il protagonista, come pure si sarebbe portati a credere, non è Thomas, un uomo affetto da schizofrenia, ma Dominick, il suo fratello gemello.

Di Thomas vedremo solo lampi della sua vita, del suo progressivo, inarrestabile sprofondare nell’irrealtà. Il suo mondo ci è precluso, incomprensibile, impossibile da rappresentare. Così l’occhio della telecamera si sposta su Dominick e ci restituisce tutto il suo dolore, l’affetto, la rabbia, il grido disperato di chi, in quella realtà, nella nostra realtà, è costretto a viverci.

Dominick

La maestosa recitazione di Mark Ruffalo, che intepreta entrambi i fratelli, esprime il continuo accavallarsi delle personalità, la co-dipendenza che lega e inviluppa i due personaggi. Così Thomas diventa un’estensione di Dominick, il suo Io malato, e viceversa Dominick l’Io sano di Thomas. Come il Diario di Renée, anche I Know This Much Is True è un racconto pesante, a tratti soffocante, la cui visione diventa difficile man mano che procediamo. Ma proprio come Diario di una schizofrenica è anche incredibilmente catartico.

Assistiamo al progressivo degrado interiore di Dominick, al riflettersi in lui della malattia del fratello: come Thomas anche lui inizia a chiudersi al mondo esterno, si scopre paranoico. Come Thomas, è avvinto dai sensi di colpa, da un peso che grava come un macigno e che sembra affondare in una maledizione “di sangue”. La colpa degli avi ricade su di lui, o almeno lo fa nella sua mente, nelle responsabilità di cui si fa carico al posto degli altri. Al posto del fratello, ormai escluso dalla realtà, al posto di un padre assente e di un patrigno opprimente. Al posto di un nonno incapace di amare.

Quel fratello, quel padre, quel patrigno e quel nonno si insidiano nella sua anima.

Dominick si scopre lui stesso schizofrenico, assente, opprimente, incapace di amare. La colpa tragica gli ricade addosso, gli errori degli altri diventano i suoi. Incosciamente è lui a volersene far carico, a prendersi sulle spalle quei peccati inconfessati, ad attirare sulla sua croce personale tutti i peccati del mondo per la salvezza degli altri (proprio come in un delirio tenterà di fare Thomas, nel primo episodio). Per la salvezza di suo fratello.

I Know This Much Is True

E così il suo Io si fa sempre più debole, più stanco, più malato. Si mescola sempre più a quello del fratello. Si affievolisce davanti alla malattia, alla necessità di salvare Thomas. Dominick inizia a vivere per lui, in sua funzione, perdendo la propria identità. Il magnifico gioco di somiglianze ci restituisce un solo volto per due destini, come spiega, un po’ retoricamente, il sottotitolo alla versione italiana (disponibile su Sky). Un volto, due identità.

Solo nel finale capiremo cosa significa il titolo, I Know This Much Is True.

Soltando alla fine del percorso di Dominick, del suo grido disperato per la salvezza del fratello e per la propria personale sapremo. Capiremo quell’urlo che Thomas ha ormai soffocato sotto troppi traumi, sotto una malattia che lascia poche speranze ma che in Dominick è ancora vivo e nasconde una richiesta di aiuto. Renée in Diario di una schizofrenica trova la guarigione, ricompone delicatamente il proprio Io grazie all’amore e alla guida della propria psicologa. Torna al mondo.

I Know This Much Is True

In I Know This Much Is True questa salvezza sembra distante ma non del tutto preclusa. Una speranza, come dirà la dottoressa Patel, è forse ancora possibile per qualcuno. Per chi continua a lanciare segnali d’aiuto e desidera ardentemente essere sé stesso. I Know This Much Is True parla di questa presa di consapevolezza, in un percorso tremendo e asfissiante ma anche incredibilmente commovente e liberatorio. Per scoprire qual è davvero la verità che conta di più.

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