Hanno Ucciso l’Uomo Ragno è stata una vera e propria folgorazione. E non a caso non ha fatto in tempo a concludersi che già ci manca terribilmente. Anche i fan più incalliti degli 883, con tutta probabilità, non potevano attendersi un impatto del genere dalla serie tv che narra l’ascesa di Pezzali e Repetto. E invece la produzione Sky è andata oltre ogni più rosea aspettativa imponendosi, senza esagerare, come una delle migliori produzioni italiane degli ultimi anni. Un risultato strepitoso, ottenuto grazie alla convergenza di diversi fattori. Tra questi c’è da annoverare, senza dubbio, la mano di Sydney Sibilia, uno dei registi più interessanti del nostro panorama. Dopo aver segnato profondamente la produzione cinematografica con la splendida trilogia di Smetto Quando Voglio, il cineasta campano ha piazzato adesso una delle migliori serie tv in circolazione. Destinata anch’essa ad avere un enorme impatto sul panorama italiano.
Non abbiamo conosciuto Sydney Sibilia grazie a Hanno Ucciso l’Uomo Ragno. Il suo nome rimbalza da anni ed è ormai sinonimo di qualità. Abbiamo parlato di Smetto Quando Voglio, ma nella carriera del regista troviamo altri lavori davvero importanti, che ne certificano l’enorme spessore. E che ci danno, al contempo, la stima del suo stile, di cui ritroviamo piena espressione anche nella serie tv Sky. In questo momento in cui la febbre per gli 883 sta dilagando, andiamo a esplorare meglio proprio la parabola artistica di Sydney Sibilia. Andiamo, quindi, alla scoperta di 3 film che servono a conoscere meglio il regista salernitano. E che, chiunque abbia amato Hanno Ucciso l’Uomo Ragno (qui la recensione delle ultime due puntate) non potrà fare a meno di ammirare.
1. Smetto Quando Voglio, l’estasiante apparizione di Sydney Sibilia
Correva l’anno 2014 quando, senza troppi proclami, faceva la sua comparsa al cinema quella che poteva sembrare una delle tante commedie italiane che puntualmente si alternano sul grande schermo. Certo, il cast era considerevole, raccogliendo alcuni dei più fulgidi talenti della scena. Da Edoardo Leo e Stefano Fresi, ai cari volti di Boris come Pietro Sermonti, Paolo Calabresi e Valerio Aprea. Passando per altri calibri da novanta come il compianto Libero De Rienzo e l’eccezionale Neri Marcorè. Anche il plot sembrava davvero interessante. Un gruppo di ricercatori universitari, per sfuggire alla precarietà della loro condizione, sintetizza una nuova droga e comincia a smerciarla. Dando inizio così a una strampalata ascesa nel mondo criminale.
Quella che poteva sembrare, come detto, una delle numerose commedie italiane che raramente lasciano qualcosa oltre l’ora e mezza abbondante di visione, si è rivelata in realtà essere il punto di partenza per una trilogia magnifica. Unica e trionfante nel panorama italiano. Nel 2016 è infatti arrivato il secondo capitolo, Masterclass, seguito poi dall’epica conclusione di un anno dopo con Ad Honorem. Qui, però, siamo ben oltre la sorpresa, perché il primo tassello del lavoro di Sydney Sibilia è diventato ben presto un film di culto, gettando le basi per il compimento di una trilogia che, nella sua interezza, possiede una definizione con pochi eguali in Italia.
Per inquadrare al meglio Smetto Quando Voglio ci basta ricorrere a un termine: geniale. Il film di Sydney Sibilia (parliamo del primo ma per estensione ci riferiamo all’intera trilogia) mescola sapientemente l’aspetto comico (esaltato da alcune performance di protagonisti in vero e proprio stato di grazia) e la denuncia sociale che soggiace il racconto grottesco. Nel mirino, infatti, della satira di Sydney Sibilia finisce il mondo accademico e il mancato riconoscimento del vero e proprio genio (termine che ritorna) degli studiosi italiani.
L’aspetto più sorprendente è che Smetto Quando Voglio è l’opera d’esordio di Sydney Sibilia. E vi ritroviamo già tutti i prodromi della sua produzione avvenire. Lo stile esageratamente satirico. L’attenzione per l’estetica e per la colonna sonora. La capacità di compiere incursioni profonde nella società e nell’animo umano mantenendo un tono leggero e divertito. Tutti elementi che abbiamo ritrovato in Hanno ucciso l’uomo ragno. La trilogia di Smetto Quando Voglio è il punto di partenza perfetto per conoscere il regista salernitano e per inquadrare anche le sue opere successive, che hanno dovuto fare i conti con l’ingombrante trilogia, assunta, fisiologicamente, a punto di riferimento per i suoi lavori successivi.
2. L’incredibile storia dell’Isola delle Rose
A tre anni di distanza dalla conclusione della trilogia di Smetto Quando Voglio, Sydney Sibilia torna a lavorare su un nuovo progetto. A tutti gli effetti il primo dopo il suo grande successo d’esordio. Stavolta il regista unisce le forze con Netflix, andando a raccontare una delle più assurde e controverse vicende della storia italiana. Ne L’incredibile storia dell’Isola delle Rose viene narrata, come da titolo, la storia della micronazione creata dall’ingegnere Giorgio Rosa nel 1968 a largo del Mar Adriatico. Senza dilungarci troppo sull’aspetto storico della vicenda, che rischia di diventare troppo prolisso, ci basta sottolineare che siamo davanti a un evento che di per se potrebbe sembrare grottesco, ma che in realtà rappresenta l’unico, effettivo, attacco militare attivo della Repubblica Italiana nella sua storia.
La storia dell’Isola delle Rose si presta, da sola, alla poetica di Sydney Sibilia. Possiamo ricalcarne alcuni riferimenti presenti anche in Smetto Quando Voglio. Un evento di per se ai limiti dell’assurdo, che diventa il pretesto per indagare meglio la società e l’animo umano. L’opera di Rosa, infatti, viene presentata come la realizzazione di un’utopia, come il sogno da rincorrere che dà linfa all’agire umano. Ci ritroviamo molto anche di Hanno ucciso l’uomo ragno, col tema del sogno come auto-compimento che abbiamo visto con nitidezza nella parabola di Pezzali e Repetto. Anche lo stile resta quello di cui abbiamo parlato, sia a livello narrativo che estetico.
L’incredibile storia dell’Isola delle Rose ha avuto un impatto minore rispetto a Smetto Quando Voglio (potete leggere qui la nostra recensione). E in effetti non ne tocca le vette raggiunte. Rimane, però, un gran bel film, impreziosito da un cast, ancora una volta, eccezionale, che può contare sulle strepitose performance di Matilda De Angelis (insignita per l’occasione del David di Donatello) e di Elio Germano. Questo è un film ambizioso, che tematicamente ed esteticamente riverbera, anche se in maniera un po’ più sfocata, i fasti di Smetto Quando Voglio. E che conduce all’ultimo lungometraggio di questa lista, in cui ci ritroviamo davvero tanto di ciò che abbiamo amato in Hanno ucciso l’uomo ragno.
3. Mixed by Erry, il ponte verso Hanno ucciso l’uomo ragno nella filmografia di Sydney Sibilia
L’ultima fatica cinematografica di Sydney Sibilia è data 2023. Mixed by Erry racconta la vicenda di Enrico Frattasio (per l’appunto Erry), che negli anni Ottanta fu in grado di mettere su un vero e proprio impero basato sul commercio di cassette musicali contraffatte. Ritroviamo tutto quello di cui abbiamo parlato finora in questo film. Il sogno, l’avventura grottesca, lo stile leggero che cela delle riflessioni più profonde. Ma c’è molto di più. Con Mixed by Erri Sydney Sibilia compie due operazioni che saranno poi fondamentali per Hanno ucciso l’uomo ragno.
La prima è la creazione di un contesto geografico organico, che invece nei precedenti film rimaneva un po’ più sfumato. Non nel senso di definizione, perché Roma e Bologna erano due habitat ben precisi nei precedenti film. Ma più che altro nel senso di personalizzazione, perché la Napoli di Mixed by Erri, al pari della Pavia di Hanno ucciso l’uomo ragno, non sono solo uno sfondo alle azioni dei protagonisti, ma posseggono una propria anima che influisce con forza sulle vicende messe in scena. La seconda invece è l’indagine del periodo storico. Gli anni Ottanta prendono vita in Mixed by Erry così come i Novanta in Hanno ucciso l’uomo ragno e finiscono per caratterizzare indelebilmente il racconto.
Queste due aggiunte sono preziose e contribuiscono al successo clamoroso del film, premiato come miglior commedia ai Nastri d’argento. La parabola che abbiamo descritto, che da Smetto Quando Voglio porta a Mixed by Erry passando per L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, confluisce in Hanno ucciso l’uomo ragno. Il trionfo di Sydney Sibilia, che si è preso anche la televisione come aveva fatto col cinema. Se avete amato, come noi, la stile unico del racconto delle origini degli 883, non potete non perdere questi tre film (che in realtà sono cinque, perché la trilogia di Smetto Quando Voglio vi assicuriamo che va vista per intero) e godervi lo splendido lavoro di uno dei migliori registi italiani contemporanei.