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Arya Stark fin dall’inizio è uno dei personaggi più d’impatto di Game of Thrones. È la classica bambina maschiaccio, che vuole impugnare la spada piuttosto che farsi difendere da essa; e Ago, il nome della spada regalatagli da Jon Snow, avrà un ruolo simbolico non indifferente. Attenzione: spoiler fino alla puntata 6×06.

Arya appare subito come la ragazzina che più di altre ha la capacità di affermare la propria identità; non ha paura di Re o Principi (non si può dimenticare la vicenda con Joffrey e il garzone della prima stagione) e la sua forza cresce man mano che perde i suoi cari, alimentandosi della voglia di vendetta che accumula volta per volta. Ed ecco allora il paradosso: la ragazza che più di chiunque altro ha la forza di affermare la propria identità, vuole diventare “nessuno”. C’è qualcosa che non va.

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La prima cosa da capire è proprio se Arya vuole effettivamente diventare nessuno: il suo interesse per una avventura simile nasce quando conosce “L’assassino senza volto” che salva la vita a lei e ad i suoi amici per ricambiare lo stesso favore fattogli da Arya in precedenza. Al momento della separazione, egli rivela (seppur in maniera criptica) la sua identità e la invita a raggiungerlo a Braavos, la città libera. Da quel momento Arya vive (in compagnia del Mastino) tante vicissitudini che aumentano costantemente i motivi per i quali compiere una vendetta contro tutti quelli che l’hanno fatta soffrire, eppure il suo obiettivo ultimo, rimasta sola, risulta essere proprio raggiungere Braavos. Sicuramente non è consapevole dell’allenamento che la aspetta, delle vite, ai suoi occhi innocenti, che dovrà prendere e soprattutto dei rischi che correrà nel caso in cui dovesse trasgredire alle regole stabilite dal Tempio del Dio dai Mille Volti. E a proposito di trasgressioni, c’è un esempio lampante: alla fine della quinta stagione Arya non riesce a trattenere il suo desiderio di fare giustizia (personale e non) nei confronti di ser Meryn, incontrato in un bordello. Lo uccide senza avere il permesso di farlo, rappresentando il momento massimo di recupero e affermazione della sua identità: a ciò segue come punizione la perdita della vista, e la determinazione nel volerla recuperare rappresenta invece il punto massimo di tentativo di diventare nessuno (le scene dell’allenamento con l’Orfana ne sono l’esempio). Arya dentro di sé sa benissimo che la sua vendetta (si pensi ai nomi recitati prima di andare a dormire) non potrà mai essere consumata se dedicherà la sua vita al Dio dai Mille Volti, e per questo è spesso posta di fronte a scelte difficili.

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Forse l’ultima puntata della stagione in corso ha rappresentato una svolta da questo punto di vista: il recupero di Ago, la sua spada (in uno stupendo gioco di luci), dopo aver disobbedito all’ordine che le era stato affidato, sembra proprio il gesto simbolico (ma non troppo) del ritorno di Arya Stark al posto di un “nessuno” che forse non c’è mai stato. Se Arya riesce ad uccidere l’Orfana che andrà sicuramente a cercarla, probabilmente assisteremo ad un ritorno (finalmente) della Stark che cercherà i suoi cari ancora vivi, magari unendosi a Jon e Sansa. Il filone Arya Stark torna finalmente a farsi avvincente, e queste ultime quattro puntate potrebbero essere molto determinanti.

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