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Peter Bishop, o come diventare protagonisti in corso d’opera

Di Fringe non si parla mai abbastanza. La serie tv di J.J. Abrams, Alex Kurtzman e Roberto Orci è unica nel suo genere ed è in grado di fare breccia nei nostri cuori con raffinata delicatezza. La serie è andata in onda dal 2008 al 2013, terminando con una cancellazione che ha rattristato innumerevoli fan (qui potete approfondire le singolari dinamiche della cancellazione).

Ma, nonostante tutto, gli autori sono stati in grado di regalarci un finale commovente e decisamente all’altezza del prodotto. D’altronde i punti di forza di Fringe sono molteplici. Non a caso è considerata l’erede di X-Files di cui il mondo avrebbe avuto bisogno per più tempo (qui vi spieghiamo perché).

Ma lasciando un attimo da parte la trama tanto intricata quanto geniale, Fringe fa indubbiamente leva sui personaggi, la cui caratterizzazione è di impeccabile fattura. Se nelle prime puntate i protagonisti sembrano lo svitato Walter Bishop e la determinata Olivia Dunham, con il passare del tempo ci rendiamo conto di quanto in realtà Fringe sia una serie tv corale.

I rapporti umani sono alla base della narrazione, intrecciandosi con le stranezze sovrannaturali dei singoli casi che i nostri protagonisti sono chiamati a risolvere in tutti gli episodi (che potete recuperare oggi qui per intero sulla pagina dedicata Amazon Prime Video).

Perché quello che Fringe riesce a catturare attraverso la narrazione è che non c’è niente di più pazzoide delle relazioni umane.

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Peter Bishop – Fringe

Ed è proprio così che Peter Bishop fa breccia nei nostri cuori e diventa sempre di più un elemento fondamentale della serie. Peter è il centro di un triangolo relazionale che in principio si presenta come complesso, ricco di verità taciute e barriere sentimentali. Ed è proprio in questo che Fringe riesce anche a sganciarsi da X-Files.

Olivia e Peter si presentno come i nuovi Mulder e Scully, con la loro relazione che ci tiene con il fiato sospeso per innumerevoli episodi, ma in questa dinamica si inserisce Walter Bishop, padre di Peter. Pian piano quella ragnatela di segreti e astio si dissolve e il loro rapporto si avvicina sempre di più a quello di una famiglia. Il Peter ribelle e scontroso dei primi episodi inizia finalmente a concedere un po’ più di fiducia a quel padre che non ha mai davvero conosciuto.

Walter, interpretato da un incredibile John Noble, non è più l’uomo senza scrupoli di un tempo. È, anzi, come un bambino a cui bisogna prestare costantemente attenzione. Ricostruire un rapporto è più complesso di una formula matematica, perché alcune cose sfuggono alla previsione e il cuore segue rotte che è impossibile prevedere.

Ma Fringe trova la sua completezza proprio in questo, fondendo scienza e sentimenti in un prodotto che ha del poetico.

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Peter Bishop – Fringe Division

Peter impara ad avere fiducia, ad aprire il suo cuore verso un amore che pensava di aver perso per sempre. Ed è proprio quando quelle muraglie iniziano a perdere i loro pezzi che anche l’amore per Olivia inizia a germogliare nel suo cuore. D’altronde J.J. Abrams ci aveva abituato a questo dualismo già con Lost. Ma possiamo dire che in Fringe si eleva su un livello più sentimentale, il cui volto è proprio quello di Peter Bishop.

Lui che è simbolicamente la goccia che fa traboccare il vaso senza nemmeno saperlo. L‘anomalia che sopravvive a burrascose tempeste e riesce sempre a trovare un suo equilibrio.

Peter è una poetica descrizione televisiva di chi si sente sempre fuori posto, girovago di sentimenti costantemente in bilico tra la rabbia e la voglia di trovare quel suo posto nel mondo.

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Peter Bishop – Fringe

Peter Bishop è come un puzzle con un pezzo mancante, e quel vuoto lo ha lentamente trascinato in un baratro da cui pensava di non meritare di uscire. Fin quando Olivia non si è presentata con determinazione al suo cospetto, una relazione apparentemente di convenienza, che in realtà è il preludio di un incredibile romanzo.

Peter e Walter si incontrano di nuovo nel Pilot dopo anni di silenzio e lontananza. Walter vestito della trasandatezza residua dai 17 anni passati rinchiuso in un centro di igiene mentale. Peter, dall’altro lato dello specchio è reduce da una vita nomade fatta di fughe, documenti falsi e rancore covato. Ma Olivia aveva davvero bisogno di un familiare in grado di tirare Walter fuori da quell’istituto, diventando così la chiave di una famiglia che ancora non sa di essere tale.

Quando vengono a galla i dettagli della loro storia comprendiamo quanto l’amore si combini con la fragilità e l’irrazionalità. Tutto ciò che di destabilizzantte accade nella loro quotidianità non è altro che un riflesso di azioni passate, azioni pericolose che però derivano da un folle atto d’amore.

Ancora una volta J.J. Abrams ricama una storia in cui la crescita dei personaggi si àncora al sacrificio. Lo ha fatto con Lost e lo fa ancora una volta con Fringe.

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Fringe, finale

Olivia, Peter e Walter si incamminano su un sentiero irto di spine, nessuno di loro immaginava davvero a cosa andava incontro, ma ognuno di loro a un certo punto del percorso è chiamato a fare dei sacrifici. Peter dimostra di essere un uomo nuovo proprio quando affronta il suo destino e sparisce (quasi) per sempre.

Quel perdurante turbamento dell’anima dovuto al suo vuoto interiore si assopisce piano e delicatamente, trovando la sua collocazione ultima nel perdono. Peter, insieme agli altri, comprende la necessità di perdonare prima se stesso e poi suo padre. Allo stesso modo Walter ha il coraggio di perdonarsi e di lasciare quel figlio che è da sempre la sua cosa preferita. Lo stesso amore che ha scombussolato le leggi dello spazio-tempo riporta la serenità nel mondo.

E il tutto si riduce alla semplicità di un foglio di carta recante il disegno di un tulipano bianco. In una serie che ha silenziosamente segnato un’epoca.