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Dal 2021 se ne parla come una delle Serie Tv che ha rivoluzionato il genere sci-fi e anche con questo primo episodio della terza stagione, Fondazione si conferma come una delle punte di diamante di Apple+, se non addirittura della televisione tutta degli ultimi anni. Il libero adattamento dell’immensa opera di Isaac Asimov si è distinto per magnificenza e originalità, riuscendo ad ottenere quello che tante altre serie sci-fi hanno tanto tentato in precedenza: creare uno standard.
La seconda stagione (vi lascio la nostra recensione per rinfrescarvi la memoria) ci aveva lasciato con il fiato sospeso, grazie ai folli colpi di scena dell’infinita partita a scacchi tra Hari Saldon e i Cleon (in particolare il Fratello Giorno di Lee Pace). Un pezzo imprevisto si è aggiunto alla partita: il Mule. Con il suo lento narrare, Fondazione cerca di portare chiarezza nell’intricata storia sci-fi partorita da Asimov. Dalla criptica – quasi disordinata – prima stagione, i pezzi di questo ipnotico mosaico sono andati man mano posandosi e questa terza stagione sembra indirizzarsi verso una più chiara evoluzione di questa moderna opera epica.
Abbiamo visto come Demerzel, un personaggio secondario fino a metà della scorsa stagione, sia il vero burattinaio del sistema imperiale dei Cleon e come una minaccia tanto lontana possa piegare con un solo pensiero la missione della Fondazione. La resa dei conti si sta avvicinando. Per la precisione, mancano solo quattro mesi al collasso dell’Impero e tutti stanno posizionando i propri pezzi sulla scacchiera.
Fondazione 3 parte con una fredda e imparziale brutalità: la Terza Crisi si sta avvicinando e non c’è nulla che possa fermarla.

La nuova stagione si apre con un salto temporale di 152 anni dopo la Seconda Crisi, e la galassia non è mai sembrata così instabile. Fondazione si ripresenta con la sua fragorosa potenza, mischiando gigantismo visivo, intrighi politici e un nemico nuovo di zecca (letteralmente visto il recasting di Mikael Persbrandt, ora sostituito con Pilou Asbæk): il leggendario Mule. Al carisma austero di Persbrandt, il Mule di Asbæk è invece brutalmente glaciale e spietato. La battaglia senza colpi su Kalgan è un inno di orrore e inumanità. E la nuova marcia di questa terza stagione è chiara: la battaglia è inevitabile.
A song for the end of everything/Una canzone per la fine di tutto. Questo il titolo dell’episodio che dà inizio alla fine. In un’estenuante lotta di poteri e influenza intergalattica, la Fondazione, da piccola comunità religiosa, ora è una potenza commerciale, mentre l’Impero è in netto declino, subendo attacchi da tutti i fronti, anche quelli interni.
Di fronte all’inevitabile crisi, il disordine e le ribellioni interne sono all’ordine del giorno. L’umanità è ancora più disperata, alla mercè di una politica inetta che si aggrappa alla violenza per mantenere qualche parvenza di autorità. Da un lato i discendenti della prima Fondazione faticano a immaginare la logica della Psicostoria – ormai lontana – immaginata da Hari Saldon. I Merchant Traders sono frutto di questa instabilità e manifestazione delle spaccature interne preludio della Terza Crisi.
Demerzel e la funzione delle tre leggi della robotica

Dall’altro l’Impero è sempre più scricchiolante. Il mito dei Cleon sta progressivamente crollando e Demerzel emerge sempre più tormentata e vulnerabile alla sua inabilità di reagire all’inevitabile. Nel colloquio con la sacerdotessa Luminista (lo stesso ordine che seguì il rito della Spirale del clone Cleon XII nella seconda Stagione), il robot riflette sulle tre leggi della robotica:
- Un robot non può nuocere a un essere umano o, per inazione, permettere che un essere umano subisca danno;
- Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non siano in conflitto con la Prima Legge;
- Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa protezione non sia in conflitto con la Prima o la Seconda Legge.
Ripercorrendo la guerra tra robot di eoni addietro, Dermezel riflette sul proprio ruolo all’interno dell’Impero. Se ora quest’ultimo è messo in crisi, la sua stessa posizione subisce il medesimo fato. L’intelligenza artificiale comincia a interrogarsi sulla propria esistenza e sul proprio scopo: cosa ne sarà di lei una volta crollato l’Impero? Sarà forse la via verso il libero arbitrio?
Vi ricordate lo spietato Fratello Giorno della seconda stagione? Ecco, ora è hippy e pure poeta
C’è da immaginarsi che Lee Pace si sia divertito come un matto a mostrarci le diverse varianti di Fratello Giorno. Del megalomane della seconda stagione non c’è più traccia, anzi siamo sulla sponda completamente opposta. A questo Fratello Giorno dei suoi doveri imperiali non può fregar di meno. Sono Alba e Tramonto a tentare di tenere le redini dell’Impero, ma la sfiducia cresce sempre più. Giorno preferisce passare le proprie giornate ad assaggiare funghetti “esotici”, ammirando cammelli-cloni e intonando poesie.
Pover bestia da mani umane fosti creata
e su pavimenti invece che su sabbia fosti adagiata.
Ciò che hai fa di te un essere unico
Ma quando il padrone le richieste avanza
noi bestie ci inchiniamo
e nuovi piani facciamo con lungimiranza
Un dittico. Ma anche un monito. Fratello Giorno non vuole più piegarsi ai desideri dell’Impero e noi siamo qui in attesa di vedere se questa sua versione sarà altrettanto machiavellica come le precedenti. Si tratta di un semplice rifiuto della propria posizione o di una tattica mascherata? Sta al tempo dimostrarcelo. Bisogna comunque dire che questa versione più “casalinga” di Giorno non ci dispiace affatto. Siamo lontani dall’altezzosità e dall’opulenza delle versioni precedenti. Sta di fatto che questa saggezza calma e lungimirante ci invita a stare attenti alle azioni di questo Cleon: ha decisamente qualcosa in serbo. Come questa stagione.
Nel complesso, il primo episodio della terza stagione di Fondazione non si discosta per stile e tipo di narrazione. Pone le basi per questa nuova fase, aprendo la strada a nuovi personaggi che entrano in questa secolare partita per il potere. Questa volta, però, caratterizzato da una dimensione diversa, più imprevedibile e incerta.


