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5 biopic musicali che hanno lasciato il segno

film biografici
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La musica fa parte delle nostre vite e della nostra cultura da secoli, praticamente da quando sono nate le prime civiltà. Per i greci e i romani rappresentava una materia importantissima, al pari della lettura e della retorica. E avevano ragione, perché la musica ci eleva, ci purifica e contribuisce alla nostra formazione spirituale.

Se poi uniamo questa disciplina ad un altro modo di fare arte, cioè il cinema, otteniamo un risultato perfetto.

Alcuni registi si sono avvalsi di compositori eccezionali, come Ennio Morricone (Il buono, il brutto e il cattivo, L’ultimo dei Mohicani) o Howard Shore (Il Signore degli Anelli), le cui colonne sonore sono diventate imponenti protagoniste tanto quanto i personaggi dei film che hanno raccontato. Quando però ci si vuole cimentare nell’impresa di creare film biografici musicali, unendo quindi la storia di una persona realmente esistita alla sua opera artistica, la colonna sonora deve riuscire a coincidere con i brani scritti e composti dal musicista in questione.

E non sempre il risultato è così scontato, perché ogni regista e attore può dare una visione differente di un certo personaggio, ponendo l’attenzione sul suo carattere, ad esempio, o su una vicenda particolare accaduta nel corso della sua vita. Alcuni film raccontano il processo creativo e il genio dei protagonisti. Altri le loro difficoltà e i loro sogni.

Ma tutti, nessuno escluso, ci deliziano con le loro musiche diverse per genere e per personalità, in cui la colonna sonora diventa protagonista, come in questi 5 film biografici.

1) Amadeus (1984)

Diretto da Milos Forman, questo film ispirato alla vita del compositore Wolfang Amadeus Mozart (Tom Hulce) è un gioiello della Storia del Cinema. La sceneggiatura è stata adattata dall’omonima opera teatrale di Peter Shaffer e si sviluppa sull’antagonismo tra Mozart e il musicista Antonio Salieri (F. Murray Abraham).

La bellezza di questa pellicola, oltre alle interpretazioni eccezionali dei due attori, ai costumi, alle scenografie e all’abilità registica di Forman, risiede nella sua colonna sonora. Durante lo svolgersi della trama infatti ogni scena viene accompagnata dai capolavori del genio salisburghese e in alcuni casi sono state rappresentate persino intere parti di alcune sue opere liriche, come Le nozze di Figaro, il Don Giovanni e Il flauto magico.

Mozart viene mostrato come un talento unico e sorprendente, voluto a tutti i costi dall’imperatore Giuseppe II alla sua corte di Vienna, provocando così le invidie di Salieri. Il regista ha però voluto focalizzare l’attenzione soprattutto sul ritratto dell’Amadeus uomo, dipingendolo come una rockstar dei nostri tempi: sfacciato, festaiolo, sgraziato, pieno di eccessi, persino volgare, ma capace di creare dal nulla una musica incantatrice e sublime.

Tra le sequenze più forti e coinvolgenti vale la pena ricordare quella della sua morte, tanto bella quanto idealizzata, in cui Mozart appena trentasettenne, sdraiato nel letto, crea e dirige il suo “Requiem”. Potente, struggente, quasi delirante.

Questo film ha vinto 8 Premi Oscar, 2 Nastri d’Argento, 3 David di Donatello e 4 Golden Globe, rappresentando magistralmente tutto ciò che dovrebbe esserci in un film biografico musicale.

2) The Doors (1991)

Un istrionico e ipnotico Val Kilmer veste i panni di Jim Morrison in questo film diretto da Oliver Stone vent’anni dopo la morte dell’artista. L’intera trama è costruita con maestria intorno alla sua figura, dimostrando quanto lo stesso regista sia stato un suo grande ammiratore. Dalla formazione del gruppo dei Doors su una spiaggia al tramonto, fino all’uso smodato di alcol e droghe, passando per le esibizioni più incisive e discusse, come quella dedicata alla canzone “The End”, la pellicola è un viaggio psichedelico e onirico all’interno del subconscio di Jim.

All’interno della sua mente tutto è provocazione. Tutto è caducità. La vita e la morte. La creatività e l’amore. La fama e il successo.

In questo film entrano in gioco i nostri sensi, che vengono stimolati continuamente dai comportamenti lussuriosi, eccessivi, sregolati e pieni di fascino del frontman. Veniamo conquistati così profondamente da abbandonarci senza freni alle sue musiche evocative e avvolgenti, proprio come faceva lui. Da “Riders on the Storm” a “Light my Fire”, le canzoni originali dei Doors si alternano alle interpretazioni prive di playback di alcuni loro brani, da parte di un Val Kilmer da Premio Oscar, completamente in simbiosi con il suo personaggio.

Accanto a Jim naturalmente ruotano altri personaggi importanti, tra i quali gli altri musicisti dei Doors e Pamela “Pam”, la fidanzata storica di Morrison, qui interpretata da Meg Ryan in uno dei ruoli più drammatici e particolari della sua carriera.

3) 8 mile (2002)

Eminem per me – come immagino possa essere anche per voi – rappresenta un pezzo di adolescenza. Ricordo ancora i pomeriggi di ritorno dal liceo artistico, durante i quali disegnavo in cucina con la tv sintonizzata sul canale di MTV, in attesa delle sue canzoni. Trasmettevano “Stan”, “My name is” per citarne alcune, e naturalmente “Lose Yourself”, il brano vincitore di un Premio Oscar per questo film biografico in cui Eminem è anche attore.

Siamo a Detroit è Jimmy (Eminem) è un ragazzo che sogna di diventare un rapper famoso ma che in realtà vive in un sobborgo difficile, terribilmente povero e pericoloso. Oltre al contesto ambientale e al lavoro in fabbrica precario e con una paga da fame, nella vita del protagonista c’è anche un altro ostacolo gravissimo: una madre problematica (Kim Basinger) e un padre inesistente.

Ma questa è una delle rare storie di riscatto e di sogni che si avverano, perché Jimmy-Eminem riuscirà a dimostrare tutta la sua geniale bravura e abilità, a colpi di battaglie freestyle provocatorie e taglienti e di basi strumentali sulle quali vengono ricamate le rime.

La colonna sonora si basa unicamente su di esse, diventando essa stessa il linguaggio espressivo principale di tutto il film. Alcune sequenze infatti sono iconiche e indimenticabili: Jimmy seduto sull’autobus che scrive i testi di una canzone su dei foglietti di carta. Non ci sono dialoghi ma solo la musica e il testo, che si creano attraverso il pensiero. O la scena della sfida finale contro il suo antagonista, in cui Eminem conclude il freestyle a cappella, mettendo a nudo tutto sé stesso e vincendo sia lo scontro sia la battaglia per una vita migliore.

4) Ray (2004)

Ray Charles è stato un cantante e pianista statunitense scomparso proprio nel 2004, l’anno in cui è stato prodotto questo film biografico dedicato a lui. Per potersi immedesimare al meglio nella parte, Jamie Foxx trascorse del tempo insieme al vero Ray Charles, frequentò scuole di braille e passò alcune ore al giorno con gli occhi bendati. L’idea e l’impegno di Foxx hanno funzionato perfettamente, dato che l’attore ha ricevuto diversi riconoscimenti per la sua interpretazione, tra i quali un Premio Oscar meritatissimo.

Il film inizia raccontando l’infanzia di Ray, durante la quale perse la vista, mostrando le sue umili origini e le difficoltà derivanti dall’essere afroamericano nel sud segregazionista degli Stati Uniti. La sua ascesa come musicista e la genesi dei suoi brani più celebri, come “What I’d say” e “Mess around” vengono affiancate dal racconto della personalità di Ray, a partire dai suoi limiti e dalle sue dipendenze.

Ma il ritmo della sua musica rivoluzionaria prende il sopravvento, risuonando nelle orecchie di noi spettatori per intere sequenze. Jazz, blues, gospel, country. Ray è inarrestabile e la sua carriera decolla, in parallelo con il contesto storico di quegli anni e le lotte razziali alle quali prese parte. Dopo essersi rifiutato di suonare nello stato della Georgia proprio a causa delle sue leggi, Ray scrisse “Georgia on my mind”, un’altra delle bellissime canzoni che possiamo ascoltare durante il film, cantata e suonata da Jamie-Ray insieme all’orchestra di soli archi. Un inno alla libertà e alla sua figura.

5) Elvis (2022)

Tutta la personalità e l’energia quasi elettrica del mitico Elvis Presley emergono in questo film biografico (qui potete leggere la nostra recensione) diretto da Baz Luhrmann, in cui il re del rock and roll viene interpretato da un superlativo e luminoso Austin Butler. La pellicola vanta anche la presenza di un attore come Tom Hanks, nel ruolo del colonnello Tom Parker, l’opportunista e manipolatore manager dell’artista.

Elvis-Austin suona la chitarra, partecipa ai canti gospel degli afroamericani all’interno delle chiese, muove le gambe a ritmo di musica, sorride, seduce, non sta mai fermo. Lo vediamo esibirsi durante i concerti, con quel suo modo unico di vestirsi, atteggiarsi, tenere il microfono, catturare l’attenzione del pubblico e delle ragazze. Austin Butler non imita Elvis. È Elvis.

La colonna sonora che accompagna tutto questo è ovviamente strepitosa, coinvolgente, contagiosa. È un vortice colorato e sfrenato, seducente come il suo autore.

Fino ad arrivare a una delle sequenze finali. L’attore, sovrappeso e affaticato, suona “Unchained Melody” al piano. Il suo volto e la sua persona vengono sostituiti da quelli del vero Elvis, con immagini reali di repertorio di quel concerto. I due si fondono e si confondono. Il trasporto di Elvis e le note di quella canzone ci commuovono. La conclusione della sua storia e della sua vita è arrivata. Ma quella della sua eredità musicale no. E questo film ce lo ricorda minuto per minuto.