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Cenerentola: la Recensione del nuovo remake tra belle cover e ricche coreografie

Per tutti coloro che come me sono cresciuti con i classici Disney, l’accettazione di questi continui (e numerosi) remake cinematografici non è stata cosa facile. Ci siamo prima opposti, e con tono severo andavamo in giro a dire cose tipo “non lo guarderò mai. Perché devono rovinare Cenerentola?”, ma poi come spesso accade ci siamo dovuti abituare.
E sì, ammettiamolo, dopo un po’ hanno anche iniziato a piacerci.

È proprio per questo motivo che, quando ho scoperto l’arrivo di un nuovo remake di Cenerentola, non mi sono ne stupita ne indignata, ma è sorta in me la curiosità di capire cosa potessero essersi inventati di nuovo per stupirci.
La risposta? Purtroppo quasi niente.

Cenerentola – Il Musical

Cenerentola

Come per altri cartoni prima di questo – pensiamo a La Bella e La Bestia con la bellissima Emma Watson – ormai rifarne un film cantato sta diventando un copione fisso, che nel pubblico giovane in ogni caso sembra funzionare proprio bene. E quindi già dai primi istanti è possibile capire che ogni 2 minuti di film almeno 3 saranno composti da canzoni.

La presenza nel cast di due cantanti poi, con due voci meravigliose, erano già un grandissimo indizio da non sottovalutare.

Camila Cabello, esordiente e alla sua prima apparizione cinematografica, se la cava egregiamente e si dimostra oltre che all’altezza del ruolo anche una bravissima cantante e ballerina. Stessa cosa, e forse con qualche elogio in più, lo diamo alla donna che ha dato la voce a Elsa di Frozen nella versione originale: Idina Menzel, che malgrado solo con qualche film di poco conto alle spalle si è fatta conoscere per la sua voce davvero unica.

Stessi elogi non li possiamo fare al principe, Nicholas Galitzine, la cui parte probabilmente è stata assegnata principalmente per il suo aspetto (pazzesco, nulla da dire) che per la sua capacità attoriale. Avrete notato che è costantemente fuori sincro mentre canta, cosa molto fastidiosa e che abbassa la già poca credibilità di ciò che stiamo guardando.

Cenerentola non finisce così

Cenerentola

Certo, come premettevo a inizio articolo la trama ci delizia di un piccolo cambio di rotta, seppur davvero molto forzato.

Intendiamoci, sono la prima che apprezza quando i film sono utilizzati come mezzo per veicolare messaggi importanti, ma in questo caso l’impressione è di trovarci davanti una trovata per far parlare positivamente di sé.
Mi spiego meglio: la Cenerentola di questo film è una ragazza indipendente, che sogna di fare la stilista e vendere i suoi abiti, rifiutando giustamente l’idea di sottostare a un uomo che provveda per lei tutta la vita.

Inserire un tema così forte in un contesto così – passatemi il termine – trash rischia di risultare, invece che un bel messaggio, una grande tecnica di marketing per aumentare il giudizio positivo su un film che di fatto di eccellente ha davvero poco. Ma ne parleremo tra poco.

Apprezzatissima invece la fata madrina. O dovrei dire fata divina? Sono certa che tutti avrete pensato che l’abito indossato da Billy Porter sia stato 100 volte più bello di quello che ha creato a Cenerentola.

Il Budget era davvero così basso?

Visto il cast ricercato del film, l’hype creatosi intorno e la casa di produzione che sta dietro il progetto, mi sarei aspettata qualcosa in più dal punto di vista tecnico.

I topolini, gli effetti speciali, gli ambienti, molto poco in termini di CGI e scenografia funziona in un film che sembra fatto dagli stessi produttori di Sharknado. Andiamo, persino l’occhio meno esperto non riesce a fare a meno di notare quanto risultino finti i topolini.

Nota di merito, invece, va agli abiti e alle acconciature, che sono state curate benissimo e nel minimo dettaglio dalla costumista. Un piccolo sassolino dalla scarpa, però, intendo togliermelo: siamo tutti d’accordo sul fatto che l’abito venduto da Cenerentola al principe e che fa indossare alla sorella sia orrendo, no? Siate sinceri!

Le musiche, cover su cover

Al contrario di altre precisazioni, le musiche all’interno del film sono decisamente apprezzabili.
Tolta la colonna portante, ovvero la canzone cantata circa 15 volte da Camila (bellissima, comunque), le altre canzoni sono tutte cover e mashup davvero azzeccatissimi.

La nuova pellicola targata Sony e diretta da Kay Cannon, che conta nelle sue produzioni diverse commedie romantiche alle sue spalle, ci regala canzoni che vanno dai Queen a Madonna, tra cui una Somebody to Love dei Queen cantata a tutto ritmo e davvero molto orecchiabile. Un po’ meno apprezzata la versione di Perfect di Ed Sheeran (di fatto quella canzone la può cantare solo lui, non c’è niente da fare).

Forse le cover musicali sono proprio il punto di forza del film, che lo rendono più fresco e non completamente da bocciare, permettendogli comunque di distinguersi dalle già troppe versioni già esistenti.

Tiriamo le somme

Tirando le somme, non mi sento di bocciare completamente il film. Anzi, preso per quello che è può essere un ottimo passatempo e un film leggero da vedere in compagnia (e uno spunto per arricchire la playlist Spotify della nostra auto). Una bellissima scoperta attoriale che vede due ottime attrici nel luogo più adatto a loro: il musical. Inoltre, nota di merito anche al Re e alla Regina che ci regalano, oltre che le loro performance attoriali, anche qualche gag molto divertente.

Sicuramente non al livello di Cenerentola del 2015, ma una rispolverata in chiave musicale che effettivamente funziona, anche se avrebbe potuto sicuramente funzionare meglio con un budget un pochino più alto e uno script più curato.

In attesa della prossima Cenerentola (perché state certi, ne arriveranno altre) e della prossima Sirenetta (forse uno dei più discussi per il fatto che la protagonista sia un’attrice di colore) aspettiamo di capire fino a che punto si possa reinterpretare un cartone con il quale siamo cresciuti, e che probabilmente non verrà mai eguagliato dalle produzioni di animazione del futuro.

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