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Echoes: il tema del doppio attraverso gli occhi di Leni e Gina

Echoes è la nuovissima serie tv targata Netflix e prodotta dagli autori Vanessa Gazy, Brian Yorkey (13 Reasons Why – Tredici) e Quinton Peples. Nonostante le aspettative della serie fossero molto alte prima del suo approdo in piattaforma, le critiche non sono state poi così positive, frutto – forse – di una narrazione molto confusionaria, caratterizzata inoltre da lunghi piani sequenza e da alcuni fermo immagine troppo lenti.

Nonostante la struttura narrativa sia sofferta e a tratti troppo colma di elementi, la trama in sé è avvincente e la protagonista Michelle Monaghan – che rappresenta entrambe le sorelle Leni e Gina – si destreggia bene nella parte affidatagli (considerando che la serie è tutta sulle sue spalle). Il cast è ben assortito: abbiamo uno splendido Matt Bomer nei panni del marito di Leni, Jack e la splendida figura dello sceriffo della città rappresentato da Karen Robinson, che ha recitato per lo più in programmi televisivi.

Vediamo quindi le caratteristiche di Echoes, analizzandone pregi e difetti.

Leni e Gina, il bene e il male

Quando ho iniziato a vedere Echoes le mie aspettative erano alle stelle. Si trattava di una serie tv che aspettavo, si può dire, perché ne avevo già visto il trailer e sentito parlare tempo prima. Mi ci sono voluti giorni per portarla a termine e devo ammettere che il risultato può essere considerato solo mediamente riuscito. La trama è solida ma colma di sottotrame superflue (il padre, la sorella, lo sceriffo ficcanaso e così via), e avrei personalmente puntato di più sul vero tema della serie: quello del doppio e della famosa eterna lotta tra bene e male.

Leni e Gina rappresentano due facce di una stessa medaglia, sono lo Yin e lo Yang, il bianco e il nero. Nonostante questo odi et amo sono talmente legate da confondersi (come dicono loro, possono fare uno switch) e scambiarsi le rispettive vite. Fin da piccole abituate a tirarsi fuori dalle situazioni grazie alla loro impressionante somiglianza, da grandi riescono a ingannare tutti scambiandosi vite una volta all’anno, per vivere emozioni diverse, contrastanti ed essere l’una lo specchio dell’altra.

Tralasciando le specifiche della serie che porteranno a una scissione tra le due (e non solo!), il tema affrontato è quello del doppio. Leni rappresenta la parte subdola, meschina e malvagia e Gina la parte credulona e sostanzialmente buona. Fino a che punto però possiamo scindere le due cose? Dove finisce la menzogna e la falsità e inizia la bontà d’animo? Ecco, questo è il tema più importante, perchè noi spettatori non sapremo mai realmente quale delle due parti è quella dark (la dark side presente in ognuno di noi) e quale quella positiva. Possiamo solo intuirlo, ma non ne avremo mai la certezza assoluta. Se la serie avesse puntato più su questo dualismo e sull’analisi psicologica dei personaggi, senza perdersi in sotto trame prive di significato, sono sicura che la serie sarebbe stata sicuramente apprezzata maggiormente.

La serie dai mille spunti

Echoes, letteralmente Echi, riprende la caratteristica fondamentale della serie ovvero il dualismo delle due gemelle omozigoti, esattamente identiche fin dalla nascita e distinguibili solo per il carattere, per l’acconciatura e per il modo di vestirsi. Hanno due vite molto diverse: una fa la scrittrice e l’altra vive in una fattoria con la figlia e il marito. Fin qui la serie non presenta incongruenze, al contrario è ricca di spunti e possibili sviluppi.

Peccato che i repentini cambi di scena e i continui cambi d’identità delle sorelle portino a una narrazione farraginosa, incompleta e soprattuto confusionaria; a un certo punto non sappiamo più (forse volutamente) chi delle due è chi, facendoci di conseguenza perdere il filo narrativo. L’incendio appiccato da piccole, il padre che inspiegabilmente in punto di morte rivela un elemento fondamentale, la sorella Claudia in carrozzina, i continui flashback non fanno che riempire la narrazione di elementi ma senza portarne a termine neanche uno.

Insomma, la trama avrebbe potuto esprimere ottimo potenziale, ma è stato tutto troppo frettoloso e non ci ha dato l’impressione di essere una serie ben fatta, non per la trama in sé che è anche originale, ma per i continui cambi di scena che ci fanno perdere sia la sensazione di spazio che di tempo. Per non parlare poi della banalità del finale, pensato forse per una seconda ipotetica stagione.

Echoes e la caratterizzazione psicologica

Una delle caratteristiche che fino a circa metà della serie potrebbe sorprendere è la caratterizzazione psicologica di Leni e Gina, grazie alla quale capiamo fin da subito che c’è una parte buona e una più oscura. In particolare, quando Leni partorisce la bambina si inizia a capire chi delle due abbia il carattere più debole e chi quello più forte. O, meglio, chi è la più subdola e chi la più buona.

A un certo punto, però, i personaggi “si mischiano” e addio caratterizzazione psicologica. Anzi, noi spettatori assistiamo attoniti ad alcune rivelazioni nosense e alla comparsa di nuovi personaggi fino ad ora mai visti.

In conclusione, Echoes è una serie tv con del potenziale, un cast all’altezza e l’idea in origine non poi così scontata. Il problema risiede, come già visto, nella narrazione così troppo piena di elementi. Forse Bryan Yorkey, che già aveva lavorato con Tredici, deve aver confuso le trame e il numero degli episodi.