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Dune – Parte Due: la Recensione del secondo capitolo del colosso firmato Villeneuve

Arrivato nelle sale lo scorso 28 febbraio e forse tra i film più attesi di questo 2024, il kolossal cinematografico fantascientifico è solo una conferma. Dune – parte due (su Justwatch potete scoprire quando sarà disponibile per lo streaming), si apre laddove il primo film ci aveva lasciato con la promessa di un sequel grandioso. Tratto dalla saga letteraria di Frank Herbert vanta un cast sempre più stellato. Tra gli altri vede le new entry Austin Butler e Florence Pugh (qui 7 curiosità sull’attrice) e riesce ancora una volta a rispettare la promessa. Dalla sala si esce a bocca aperta.

La trama è sempre più articolata, la regia inconfondibile è quella di Denis Villeneuve, la fotografia di Greig Fraser e le musiche di Hans Zimmer. La pellicola è una esperienza cinematografica e sensoriale imperidibile.

Dove eravamo rimasti con Dune – parte uno

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Paul in Dune

La nuova pellicola si apre proprio dove la precedente era terminata. Il finale di Dune (2021) è un momento cruciale, in cui le trame intricatissime della storia di Frank Herbert prendono una piega decisiva. Nel culmine di una serie di eventi tragici su Arrakis, Paul e Jessica, gli ultimi sopravvissuti di Casa Atreides, sono costretti a fuggire nel deserto. La loro fuga è complicata dalla tradimento del Dottor Yueh. Egli desideroso di vendetta spera di liberare sua moglie, e facilita l’assassinio del Duca Leto da parte degli Harkonnen. Il gesto disperato di Yueh, che inserisce una capsula velenosa nei denti di Leto, porta alla morte di quasi tutti nella stanza. Incluso lo stesso Duca, ma non il Barone Harkonnen. In seguito, Paul e Jessica riescono a sfuggire agli Harkonnen e ai Sardaukar, i guerrieri imperiali. Il tutto grazie all’astuzia e le abilità latenti di Paul nel deserto di Arrakis.

Il loro cammino li conduce alla scoperta dei Fremen, guidati da Stilgar e dalla misteriosa Chani. Mentre Paul inizia a comprendere i suoi sogni profetici e a sviluppare il suo potere, emerge la profonda paura che lo spinge a maturare. Il timore di diventare un tiranno. La conclusione della prima parte di Dune ci mostra l’evoluzione di Paul, ora consapevole del suo destino e delle responsabilità che gli incombono.

Dune – Parte 2 – da dove ripartiamo

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Lady Jessica in Dune

Con un incasso che supera già ogni record al botteghino (qui una classifica dei primi 25 film con più incassi nella storia), il secondo capitolo è già un successo. “Questo è solo l’inizio” pronunciava Chani sul finale del capitolo precedente. Mai sentenza si era rivelata più veritiera di questa. Dune – Parte Due riprende la narrazione dalla caduta di Casa Atreides, con Paul e Lady Jessica in fuga nel deserto di Arrakis, circondati dai Fremen. Stilgar, uno dei leader dei Fremen e interpretato da Javier Bardem, è convinto che Paul sia il messia predetto da un’antica profezia.

Nel frattempo, la Reverenda Madre dei Fremen è prossima alla morte. Stilgar desidera che Lady Jessica, membro delle Bene Gesserit, assuma il suo ruolo bevendo l’Acqua della Vita. Questa tuttavia è letale per gli uomini non addestrati. Superando la prova, Lady Jessica eredita i ricordi delle sue antenate e si convince che Paul debba diventare il messia. Questo per ottenere potere politico e spirituale, supportata dalle visioni del futuro del ragazzo.

Nel corso del film, Paul si allena con le tecniche di combattimento dei Fremen e si innamora di Chani, una guerriera scettica sulla profezia. Nel frattempo, il Barone Harkonnen affida il controllo di Arrakis a suo nipote Feyd-Rautha (un incredibile Austin Butler). Questa scelta deriva dal fatto che Rabban ha perso il controllo della situazione. Lady Jessica, dopo aver bevuto l’Acqua della Vita, inizia a comunicare con il suo feto. Ci rivela la presenza della sorella non ancora nata di Paul, Alia Atreides. Interpretata da Anya Tylor-Joy.

Un finale che si apre a un terzo probabile capitolo

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Dune – parte due

Convinta che Paul debba diventare il messia, Lady Jessica spinge il figlio a bere l’Acqua della Vita. Capiamo che si tratta del sangue dei vermi delle sabbie. Paul sopravvive e acquisisce i ricordi dei suoi antenati. Scopre così la parentela tra Atreides e Harkonnen e la necessità di uccidere il nonno, il Barone Vladimir Harkonnen.

Con l’aiuto di Gurney Halleck e l’arsenale atomico segreto degli Atreides, insieme ai Fremen, Paul porta l’Imperatore su Arrakis. Inoltre rivela di conoscere il complotto contro suo padre. Affronta Feyd-Rautha in combattimento, lo sconfigge, e uccide il Barone. Dopo aver ottenuto la mano della principessa Irulan, figlia dell’Imperatore, Paul manda un messaggio alle altre casate, ma queste rifiutano di riconoscere il suo Impero. In qualità di Kwisatz Haderach e guida dei Fremen, Paul si prepara allo scontro imminente. Si tratta della guerra santa predetta dalle Bene Gesserit, portando inevitabilmente a milioni di morti, come visto nelle sue visioni. Chani, visibilmente scossa, se ne va a bordo del verme.

Uno spettacolo visivo quasi ineguagliabile

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Paul e Chani in Dune

Ancor prima dell’uscita del primo capitolo, quando ormai si era appreso che a firmarlo ci sarebbero state le quattro mani preziosi di Denis Villeneuve e Greg Fraser, era certo che avrebbe offerto uno spettacolo visivo unico. Le linee simmetriche e i giochi di colori, con una desaturazione importante in alcune scene, offrono allo spettatore un’immersione totale. La cura meticolosa della fotografia, è particolarmente evidente nelle scene girate tra Giordania e Arabia Saudita, sfruttando esclusivamente la luce naturale. Questa scelta artistica, sebbene impegnativa, ha reso il film visivamente straordinario.

Un esempio lampante di tale impegno è la scena della tempesta di sabbia, in cui Paul, interpretato da Timothée Chalamet, cavalca un verme delle sabbie. Questa sequenza, descritta come la più grande impresa cinematografica di Denis Villeneuve, ha richiesto una preparazione minuziosa. Con una fase preliminare di progettazione che coinvolgeva il direttore della fotografia Greg Fraser e il production designer Patrice Vermette. La costruzione del verme di sabbia, alto 27 metri e largo 7, e l’elaborata armatura di Chalamet, sono stati dettagliatamente curati. Durante le 44 giornate di riprese nel deserto, Villeneuve ha collaborato strettamente con il team. Sfruttando persino un secondo verme del deserto come supporto per la cinepresa, garantendo immagini quanto più realistiche possibili.

L’uso del bianco e nero

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Austin Butler in Dune

Denis Villeneuve ha apportato una scelta stilistica unica in Dune – Parte Due, rappresentando Giedi Prime, il pianeta degli Harkonnen, interamente in bianco e nero. Il regista ha spiegato la motivazione di questa decisione durante una intervista. Dichiarando che la fonte d’ispirazione per tale scelta risiede nel libro di Frank Herbert. Il regista ha spiegato che la luce solare che permea Giedi Prime potrebbe offrire una rappresentazione visiva della psiche dei personaggi della Casa Harkonnen.

Nel secondo capitolo, infatti, il regista esplora l’interazione dell’ecosistema con gli esseri umani, riflettendo la visione di Frank Herbert nel libro. Il deserto di Arrakis simboleggia i Fremen, visualizzando la loro cultura e percezione della realtà. Per Giedi Prime, la dimora degli Harkonnen, Villeneuve adotta il bianco e nero, trasmettendo un’atmosfera distante dalla natura e immersa nella plastica. La luce solare, anziché rivelare colori, crea un ambiente desaturato, offrendo un insight sulla percezione della realtà, la politica e la cultura brutalista. Il direttore della fotografia, Greig Fraser, utilizza gli infrarossi per un bianco e nero alieno.

La colonna sonora di Hans Zimmer

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La battaglia finale in Dune – parte 2

Infine, uno degli elementi cardine della riuscita di questo capolavoro è sicuramente la colonna sonora. Composta da Hans Zimmer, costituisce un elemento fondamentale nell’immersione spettatoriale nel mondo di Arrakis. Con l’obiettivo di rendere l’esperienza uditiva unica, Zimmer e Villeneuve hanno collaborato per creare un paesaggio sonoro straordinario. La partitura, composta da oltre 3.200 suoni, si basa su elementi derivati dalla vita reale e si distingue per la sua autenticità. La creazione di Zimmer, che lavora integrando voci, strumenti e creazioni sonore uniche, ha portato a un risultato incredibile.

La colonna sonora riflette la complessità del mondo di Dune, dai suoni tribali dei Fremen alla distante plasticità di Giedi Prime. Zimmer ha sottolineato l’importanza della voce umana nella sua composizione, enfatizzando il legame tra musica e religione nell’epopea di Dune. Ogni pianeta ha un linguaggio sonoro distintivo che si riflette nei destini delle rispettive casate, creando una fusione unica tra musica e narrativa. La musica biblica accompagna l’epico percorso di Paul Atreides, il Kwisatz Haderach, mentre la voce diventa un potente simbolo di potere e amore. Zimmer ha sfidato le convenzioni musicali cinematografiche, creando un mondo sonoro introspettivo e caratterizzante, lontano dai cliché standardizzati. La colonna sonora, insieme al sound design di Mark Mangini e Theo Green, codifica lo spazio acustico di un universo intergalattico. Fornendo un’esperienza uditiva realistica e ultraterrena. La pellicola di Villenueve è una esperienza imperdibile, ma solo se siete alla ricerca di emozioni forti. E a proposito di impronte cinematografiche importanti, qui una lista dei registi più riconoscibili di questo millennio!