ATTENZIONE: l’articolo può contenere spoiler su Dragon Ball: Daima

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Con la giusta distanza temporale a fare da termometro emotivo, è arrivato il tempo di rivalutare Dragon Ball: Daima. Non tanto per il livello qualitativo dell’ultima fatica di Akira Toriyama. Anche perché, diciamocelo, Daima non è assolutamente privo di difetti. Anzi. Ma sono proprio quei difetti a caratterizzare quest’ultima avventura di Goku e compagni. E quindi, come dicevamo, è arrivato il momento di rivalutare Daima più che altro per il valore concettuale che assume. Un valore che trascende l’ambivalenza con cui l’affezionatissimo – ed esigentissimo – pubblico di Dragon Ball ha recepito il ritorno dei suoi personaggi più amati.
Già, perché comprensibilmente Dragon Ball: Daima è stato accolto con un sentimento altamente contraddittorio. Da una parte la trepidazione alle stelle. Il clima focoso che accompagna gli attesi ritorni. Dall’altra però il gelo che fa da contraltare a quel calore. Perché l’attesa in questi casi è sempre accompagnata da timore. E non mancavano le ragioni per avere paura di fronte a Dragon Ball: Daima. Intanto l’ovvio paragone col modello. Esercizio puntualmente sterile, ma fisiologico. Soprattutto però alcune perplessità legate alla materia narrata. A posteriori anche abbastanza valide per come questa è stata sviluppata.
Allo stesso tempo le recensioni di Dragon Ball: Daima sono state (giustamente) miste. E anche questo ha pesato sul sentimento attorno all’anime che potete vedere integralmente su Netflix. Come non mancano le problematiche, però, non manca nemmeno quel gigantesco cuore che è in fondo il segreto del successo dell’iconico mondo di Toriyama. E allora, nonostante tutto ciò che non è andato, vale assolutamente la pena recuperare Daima, per diversi motivi.

Il testamento di Akira Toriyama
Iniziamo con una verità che va detta chiaramente: Dragon Ball: Daima andrebbe visto anche solo per il valore che assume nella carriera di Akira Toriyama. L’anime si è rivelato il vero e proprio testamento artistico del mangaka. L’ultima opera a cui l’artista ha lavorato attivamente prima della sua triste dipartita l’1 marzo del 2024 (potete leggere qui il nostro omaggio a questo straordinario artista). E questo lavoro come è detto è stato attivo, perché Toriyama ha dato un contributo fondamentale all’anime. A differenza di quanto accaduto con alcuni progetti del passato, come Dragon Ball GT.
Daima rispecchia in pieno, infatti, lo stile più primigenio di Toriyama. A lui dobbiamo parecchie scelte estetiche e narrative. Nonché la genesi di mondi e personaggi. Il meraviglioso regno demoniaco dove prendono vita le avventure di Goku e amici, ad esempio, è pieno di elementi che ci riportano al primo Dragon Ball. In generale c’è una ricostruzione di quel clima che ha segnato gli esordi del mondo di Toriyama. Ed è una costruzione perfettamente armonica. Un cerchio che si chiude con un ritorno alle prime esperienze. E allora in nome dell’amore che abbiamo provato per questo iconico mondo che da tanti anni viviamo, Daima merita di essere visto. Ma c’è ancora di più.
I difetti di Dragon Ball: Daima come cifra estetica
Torniamo a parlare di quei famosi difetti di Dragon Ball: Daima, ampiamente sottolineati in fase d’introduzione. Sembrerebbe assurdo da dire, ma anche questi – forse soprattutto questi – contribuiscono a incorniciare l’anime. Perché in essi rintracciamo proprio quello stile unico che ha segnato la nascita di Dragon Ball e che abbiamo menzionato poco fa. Assistiamo così all’allestimento di una storia semplice e piena di entusiasmo, in cui i protagonisti lottano, sognano e si divertono. Non ci sono chissà che implicazioni narrative, niente di troppo costruito. È quasi un ambiente onirico, in cui nonostante tutto regna sempre la spensieratezza.
Questo stile chiaramente si accompagna a delle debolezze narrative evidenti. Giustificate però proprio da questo clima quasi fanciullesco. La trasformazione dei protagonisti in bambini in questo senso è tremendamente efficace. Oltre ad essere un presupposto narrativo davvero interessante. Poi nello sviluppo non tutto è andato secondo i piani. Nel finale viene fuori un po’ di confusione. Ancora una volta però emerge anche quel gran cuore che ha da sempre caratterizzato Dragon Ball. Cuore che pulsa anche grazie a questi difetti.

Tutte le novità di Dragon Ball: Daima
Questo stile di Dragon Ball: Daima ci riporta quindi alle prime avventure ideate da Toriyama. Un’esperienza emotiva di grande impatto. Vicino a questo graditissimo ritorno al passato, però, ci sono anche diversi fattori di novità che vengono offerti dal nuovo anime. E che costituiscono chiaramente un nucleo d’interesse importante (qui abbiamo parlato del rapporto di continuità tra Daima e il resto della produzione di Dragon Ball). Il primo è naturalmente dettato dalla trasformazione dei protagonisti in bambini. Una novità assoluta per alcuni personaggi. Altri li avevamo visti bambini, ma non adulti in un corpo da bambino. E ciò ovviamente incide tantissimo sul tono del racconto e anche sullo stile dei combattimenti e degli scontri. Si tratta, come detto, di un ritorno a uno stile più classico, ma con un punto di vista fortemente innovativo. Una combinazione che rappresenta al meglio quella chiusura circolare che Daima rappresenta.
Poi ci sono importanti novità anche a livello contenutistico. L’ambientazione dei tre livelli del Regno Demoniaco, una cornice davvero affascinante e ben delineata. E poi ci sono i personaggi. Da Glorio, che conosciamo da subito, a Panzy, forse l’aggiunta migliore di tutto l’anime. In aggiunta a tutta un’altra serie di volti nuovi, tra cui bisogna sottolineare i possenti Tamagami, altro innesto decisamente valido. Soprattutto però Dragon Ball: Daima ci offre la canonizzazione del Super Sayan di livello 4 e regala ai fan l’Ultra Vegeta 1, la forma Super Sayan 3 attesa davvero da tanto tempo dai fan. Ci sono tante cose in grado di arricchire il già ricchissimo immaginario di Dragon Ball.
Insomma, come potete notare non mancano assolutamente le novità in Dragon Ball: Daima. Speriamo che quest’analisi dell’ultimo regalo di Akira Toriyama al suo pubblico abbia convinto anche i più scettici a dare una possibilità all’anime. Nonostante le perplessità siano comprensibili – come abbiamo ampiamente ammesso durante tutto il discorso – in questo caso non sono sufficienti per impedire la visione di un pezzo importante di mitologia di Dragon Ball. L’ultimo saluto di un grandissimo artista che ci ha regalato un mondo che non ci stancheremo mai di amare.