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5 docuserie di cui non pensavate d’avere bisogno (e avevate ragione)

Il documentario, per molto tempo destinatario di attenzioni quasi esclusivamente da parte di cinefili particolarmente appassionati del genere, ha cominciato alcuni anni fa a conquistare terreno nei cataloghi dei servizi di streaming. In qualche modo potremmo individuare il fenomeno “spartiacque” nella scelta di suddividere il racconto documentaristico in puntate. Così le docuserie hanno cominciato a guadagnare una nicchia per niente trascurabile (pensiamo a fenomeni come Making a Murderer o Wild Wild Country, senza trascurare il successo di serie nostrane come SanPa e Veleno). Insomma, il documentario è uscito dalla sua zona d’ombra per appassionati ed è diventato mainstream… forse anche troppo, in alcuni casi. Al punto da annoverare tra le sue fila prodotti che più che raccogliere informazioni rilevanti dal punto di vista sociale e culturale, servono a regalarci della grasse risate. Il ché è comunque un obiettivo che apprezziamo. Ecco allora che oggi vi parliamo di 5 delle peggiori docuserie da vedere ultimamente (ma che ci hanno comunque regalato la nostra dose quotidiana di divertente assurdità).

1) Cheerleader

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A volte basta un pomeriggio di noia per appassionarsi a uno di quei titoli che Netflix continua a propinarci nei “consigliati” e che di solito scartiamo senza pensarci due volte. Chi ha iniziato a guardare la docuserie Cheerleader potrà sicuramente immedesimarsi: le prime puntate ricordano vagamente un teen drama vecchio stampo all’interno del quale s’intravedono sfumature da reality accattivanti quanto basta da lasciarci perplessi e incuriositi allo stesso tempo. Ma dopo qualche puntata il danno diventa irreparabile: il Navarro College di Corsicana, Texas, diventa teatro di imperdibili dispute a colpi di evoluzioni aeree incredibili e le gare a cui la squadra di cheerleading si iscrive ci regalano un entusiasmo superato solo da quello delle dirette delle Olimpiadi.

Nella lista delle peggiori docuserie recenti, Cheerleader è sicuramente un titolo capace di appassionare con i suoi drammi da liceo che tuttavia non scendono abbastanza nel dettaglio della questione scottante che avrebbero potuto affrontare.

In Italia, e in generale in Europa, il cheerleading non esiste, ma negli USA si tratta di uno sport praticato a livello agonistico con un alto tasso di incidenti gravi e in alcuni casi mortali. Eppure, finita la scuola, questo sport svanisce nel nulla. Non c’è alcuna possibilità di portarlo avanti a livello professionale e a questi atleti non restano che trofei, bei ricordi e la necessità di reinventarsi nonostante gli sforzi agonistici. Purtroppo, di tutto questo, Cheerleader non discute come il genere meriterebbe.

2) Top Secret UFO: Rivelazioni 

Diciamoci la verità: di documentari sul fenomeno degli “oggetti aerei non identificati” se ne sono susseguiti a bizzeffe e in molti casi sono riusciti a suscitare parecchio interesse. Tuttavia, non è il caso di questa docuserie. Il prodotto segue la scia di rinnovato interesse sollevato dal rapporto pubblicato dal Pentagono su 144 casi di avvistamenti che si sono susseguiti dal 2004 a oggi. In sei episodi da quarantacinque minuti l’uno, Top Secret UFO: Rivelazioni è un’accozzaglia di ricostruzioni parziali e ipotesi provenienti da fonti non particolarmente autorevoli. Nonostante l’atmosfera da mistery crime che dovrebbe far appassionare alla vicenda anche i più scettici (spoiler: con chi scrive la scommessa non è andata a segno), la docuserie non riesce in nessun modo a rendersi credibile

L’effetto globale è quello di una sfumatura eccessiva del confine tra la non-fiction e la fiction: in sostanza, sembra una supercazzola.

3) Lenox Hill 

È ormai da tanto tempo che i medical drama fanno parte della nostra vita di spettatori di serialità. D’altronde non è un segreto che le storie che si nascondono dentro e fuori le mura degli ospedali riescono ad appassionarci profondamente, specialmente quando riescono a calibrare vita professionale e privata di chi indossa il camice. Già con l’episodio “Diritto d’immagine” dell’innovativa E.R. – Medici in prima linea ci sono stati tentativi di avvicinare il mondo delle serie medical alle tecniche del documentario. E non sono poi mancate le docuserie improntate a mostrarci il “dietro le quinte” dei sistemi sanitari. Quello che persegue Lenox Hill, però, è un obiettivo totalmente diverso.

Se dovessimo descrivere in una frase questo secondo posto delle peggiori docuserie in cui possiate imbattervi ultimamente, lo definiremmo un Grey’s Anatomy con troupe televisiva a carico.

In Lenox Hill, infatti, il focus si alterna tra le vicende di reparto e quelle private dei medici seguiti dalle telecamere. Così, più che una docuserie volta a raccontarci la vita in corsia, ci sembra di assistere a una nuova produzione di Shonda Rhimes con toni altamente drammatici annessi.

Droppin’ cash Los Angeles 

La quarta voce di questa lista porta il nome di Droppin’ cash Los Angeles. La docuserie del 2018 segue un certo numero di personalità famose alle prese con i modi migliori per sprecare la gran quantità di soldi che guadagnano. Attenzione: durante la visione è possibile che si verifichino effetti collaterali che spaziano dall’invidia nera al pianto disperato davanti all’immensa inutilità degli acquisti. In definitiva, ogni episodio di questa serie documenta qualcosa di molto specifico: un tentativo di intrattenimento che si trasforma molto velocemente in uno spettacolo quasi fastidioso da guardare.

Vita da cowboy 

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Chi di noi non si è mai goduto uno di quei programmi in cui una troupe televisiva segue le vicende di tizi che fanno lavori strani e sbottano davanti alle telecamere ogni due per tre? Bene, questa docuserie non fa eccezione. In Vita da Cowboy, Dale Brisby si propone di usare le sue “infallibili” doti da mago dei social network per mantenere viva la tradizione dei rodeo. Il suo obiettivo è insegnare ai suoi follower come essere dei veri cowboy. Inutile preannunciarvi il disastroso risultato dell’impresa che, a dirla tutta, strappa più di qualche risata. 

Come potremmo evitare di inserire Vita da cowboy nella lista delle peggiori docuserie da guardare seriamente dal momento che è un adorabile mix di trash e inconsistenza?

Di certo possiamo consigliare una sua più corretta collocazione: sarebbe decisamente perfetto all’interno della programmazione di DMAX, con tutti i suoi reality di dubbia utilità.

E dopo questo viaggio nelle peggiori docuserie che possiate guardare negli ultimi tempi o, per dirla più correttamente, nei peggiori prodotti ingiustamente accomunati alle docuserie dai cataloghi streaming, sorge spontaneo un dubbio. Che si tratti in realtà di un esperimento sociale per studiare le nostre abitudini nella fruizione di factual show? Chissà: magari la prossima docuserie si baserà proprio su questo.

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