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Doctor Who, ma ambientata esclusivamente a Roma e interpretata da Emanuela Fanelli

Rieccoci – ma ancora una volta sarebbe più opportuno dire “ariecchece” – con un nuovissimo appuntamento non richiesto di prendi una serie tv e trattala male. È più forte di noi. Le dita ci prudono sulla tastiera. Abbiamo tradotto una puntata di Squid Game nel dialetto romanesco. Abbiamo mandato Emily in Paris alla Stazione Termini. Abbiamo perfino inviato la Coscienza di Zerocalcare in una spedizione punitiva per redarguire il povero Dexter e creato un sequel-distopia per Boris, ma niente. Quel torpore esistenziale non vuole proprio andarsene. Resta un ultimo tentativo da fare (non è vero, non sarà l’ultimo, ormai ci abbiamo preso gusto): evocare Emanuela Fanelli. Nella speranza che la co-conduttrice di Una Pezza di Lundini, e non solo, riesca ad allentare per qualche ora la morsa dello spleen che incombe. Così abbiamo deciso di spedirla a Roma con il TARDIS di Doctor Who, in zona Acilia. Emanuela Fanelli ha messo in scena per noi un altro bello spettacolino impegnato, d’avanguardia, su un argomento mai affrontato prima nei cabaret o nei salotti televisivi. Mai. Mai. Mai. E lo ha fatto nella lingua di Trilussa. Insomma, proprio una cosetta audace, un pezzetto di stand-up, di satira politica de noantri, sperimentale e fuori dai canoni. Una rivisitazione neorealista-popolare e ambientata nelle periferie romane del Doctor Who della BBC. Ma senza dottore, senza effetti speciali, senza trama e senza vortici del tempo. Non c’avevamo abbastanza soldi.

**DISCLAIMER: Emanuela Fanelli non è stata ancora scritturata per Doctor Who né da Hall of Series. Sebbene la famosa serie britannica della BBC dovrebbe proprio farlo! Quanto segue non è mai accaduto. E, speriamo, non accadrà mai. È solo il frutto delirante dell’immaginazione di Hall of Series. Evitate la lettura se non tollerate il romanesco perché i sottotitoli non verranno forniti.**

Eccola là. Apparsa all’improvviso con il TARDIS, se ne sta sul marciapiede in mezzo ai pericoli di una Roma d’altri tempi, dominata da cinghiali e immondizia. Ma non la sentite pure voi la vocina squillante e irriverente di Emanuela Fanelli che, incredula, si chiede…

«Doctor Who… Dottor Chi? E mettemocelo un punto interrogativo, e dai, su, BBC» esclama Emanuela Fanelli, che continua:

Doctor Who BBC
Doctor Who (640×360)

«Dottor chi? Con il punto de domanda, volevate dire. No, è che a me, alle scuole medie, mi hanno insegnato che in inglese così se costruiscono le domande. Che per caso alla BBC non c’avete più i sordi pe’ permetteve i punti interrogativi? È vero che ‘na volta era più semplice. Da quando è uscita la serie dei Troni, e mo’ co’ quella dei Draghi, state con le pezze al sederino. Tutti ‘sti attoroni che prima se li filava solo er cinefilo de turno, adesso se la sentono caldissima. E insomma, pe’ fa er millantesimo Doctor Who, Matt Smith costava troppo. A quello, appena gli hanno dato ‘na parrucchetta bianca, s’è montato la capoccia. Caruccio è caruccio, però mo’ non s’allargamo. Prendere n’altra donna sembrava brutto: se la so già rischiata colla prima. Pe’ placa’ la polemica intorno al Quattordicesimo (un tale Ncuti, quello che sta pure nella serie tv sul sesso dell’altra piattaforma, per capisse), hanno pensato de’ tampona’ mandando me in qualità di tredicesimo dottore e mezzo perché sono notoriamente una risolutrice, una portatrice di concordia.

De ‘sti tempi, mannaggia, devi sta attento a cambia’ colori e genitali che è n’attimo che tutti strillano al politicamente correttoh. E no, amici miei, le storie se rivisitano da sempre, non è certo la moda der momento. E quindi, come dicevo poc’anzi, hanno preso me, un’umile teatrante, una serva del medium televisivo. No, signori miei qua non ci sta nessun dottore. Caso mai, una dottoressa. Quanto me sarebbe piaciuto fare medicina ammé! E pure a quella anima candida de mi’ padre, che s’è speso tanto pe’ famme studia’ e invece io, che c’ho la testa dura dura, manco la tabellina del dieci so’ fa’. Che poi, è quella più semplice. Parti da uno e ci metti lo zero. È quando arivo a mille che le cose me se complicano, l’ho spiegato già a Giovanni. Così, quando la BBC mi ha chiamato pe’ sta particina de tamponamento, ecco, so’ rimasta tanto contenta. Ma pure sorpresa, e preoccupata. Emmò? Mannaggia, come faccio!? Proprio adesso che m’avevano scritturato per una miniserie incentrata sulla cugina de Santa Rita da Cascia, quella che andò a prendere una rosa e due fichi nel suo orto a Roccaporena.

Non è che io abbia capito proprio che devo fa’ dentro sto Doctor Who senza punto interrogativo, eh.

Doctor Who, ma ambientata esclusivamente a Roma e interpretata da Emanuela Fanelli
Emanuela Fanelli (640×360)

Io l’ho letto quello che devo dire. Intendiamoci. Non è tanto che non riesco a capi’ la trama… è proprio che non ha senso. Bah, contenti voi. La prima cosa che non capisco è ‘st’accrocco. Sono sicurissima che ‘na cabina telefonica tutta equipaggiata che te porta nel cuore dell’emergenza sia la cosa migliore pe’ un dottore. Però, non è poi così tanto comoda questa blu che m’hanno dato. M’hanno spedito in mezzo ar nulla a fare che, esattamente? A cura’ la gente che viene aggredita dai cinghiali? Perché io qua, dentro ‘sto TARDIS, non vedo nessun bisturi, nessun cerotto, nessuna garza sterile. Poi, ecco BBC: non me pare proprio er caso di chiamare una cabina telefonica di pronto intervento medico ricorrendo all’assonanza con la parola “tardi”. Oh, signore! Ma qua c’è scritto “Police”. Ma quindi sono una dottoressa o una poliziotta? Che macello. Poi magari sarò io che fracasso i cosiddetti, ché oggi pare che me so magnata un dizionario.

E quindi, tutta bella infiocchettata, da gran Signora del Tempo quale sono – decisamente più giovane di Jodie e Capaldi – da buona extraterrestre, un po’ poliziotta un po’ dottoressa, proveniente dalle periferie dell’urbe, m’hanno mannato ner cuore pulsante de Acilia. Una terra che conosco bene, certo, ma co’ delle indicazioni un po’ confuse. Niente niente è uno scherzo di Giovanni?! Mi sono chiesta, furbetta io, sospettosa. È vero signori miei che me serviva tanto una rigenerazione. ‘Sto lavoro me ‘sta a leva’ la pelle. Stavo meglio a pulire il mocciolo dei bambini dell’asilo, guarda. Per questo ho accettato, mica pe’ altro! Ma tutto m’aspettavo tranne che questo incarico fosse così increscioso. Io comunque, ‘ste quattro cellule che me porto addosso non le vedo rigenerate mica, manco più toniche. Sarà.

Che bella giornata che c’è oggi, nun trovate? … a parte quei secchioni laggiù.

Acilia rifiuti

Se non fosse pe’ sto disagio momentaneo, dico momentaneo eh, è proprio un bel quartierino questo qua. Ben collegato, brava gente… come quei tre mattacchioni dell‘amici del dottore che ho conosciuto ieri, che però non so’ ancora arrivati. Quindi me toccherà accollamme ‘st’impresa da sola, pure ‘sta volta. Che non lo so?! Devo fa’ sempre tutto io. Le spalle di una teatrante del mio calibro sono grosse: è solo questa la mia condanna. Quale minaccia dovrò mai scovare in questa landa desolata? Qua parlano de mostri a tre teste, ma chi l’ha visti mai? Ma non sarà mica che me tocca ripulire tutto ‘sto macello! Ahó, io mica so’ la spazzina vostra. Sta’ a vedere che la BBC s’è accordata con l’AMA pe’ famme lavora’ per due sordi. Perché lo so quanto avete dato all’altri dottori, solo perché so omini! A me, m’avete detto: Manue’, entra dentro ‘sta cabina e parti insieme a ‘sto trabiccolo sgangherato, ‘na specie de Rumba antropomorfo rigenerato perché costano meno. A pulciari! Mo’ capisco tutto. Ma che ve pensate, che me metto a puli’ pe’ strada solo perché vengo dal popolino?»

rumba gif
via Gfycat

Poi una voce profonda, maschile, rompe il silenzio: «No, Emanuela, non devi pulire, e non devi nemmeno fare Doctor Who»

Emanuela: «Oddio, Giovanni!? Ma pure qua stai?»

Giovanni: «Emanuela, devi annunciare il nuovo dottore, c’è stato un cambio di programma»

Emanuela: «Ahhhh, me pareva strano!?»

Giovanni: «dieci, nove…»

Emanuela: «sì, conta, conta…»

«Va ora in onda» continua Emanuela:

Emanuela Fanelli (640x360)
Emanuela Fanelli (640×360)

«Buonasera, il previsto programma intitolato Doctor Who: SPQR end de legend of the mistirius capitolinian uolf uich probabily is en alien ambientato ad Acilia, scritto e diretto da Stefano Sollima con me medesima in qualità di tredicesima dottoressa e mezzo, Nino Frassica nei panni di Dan Lewis, Teo Mammucari in quelli di Captain Jack Harkness e Pierfrancesco Favino in quelli del Dalek blu e altri alienetti strani (di cui mo’, in questo preciso momento, proprio non mi ricordo il nome perché pocanzi mi ero ricordata che ci avevo da fare una commissione ma poi, sai come va a finire, tra una cosa e un’altra, finisce che non ti ricordi più niente. Come quella volta che ho messo le chiavi della macchina nella teiera portaoggetti che mi ha regalato mia nonna che m’ha detto: “ho fatto un affare a Porta Portese, che te pensi. L’ho pagata 45 euro e dentro ci metti tutto”. Certo nonna, la teiera è bella, ma se c’hai la capoccia che c’ho io poi finisci che ti impazzisci a trovare la roba, quindi ho dovuto chiamare il carroattrezzi per portare la macchina a fare il calco delle chiavi, ma quelli mi hanno detto che non ce n’era bisogno ché adesso le chiavi sono tutte elettroniche. A saperlo prima mi risparmiavo ‘ste 300 euro che oggigiorno servono come il pane) non andrà in onda per problemi di budget. Al suo posto (ché tanto s’era capito che a me il dottore non me lo facevano mica fare e allora si sono inventati la storia del dottore e mezzo perché sono piccolina di statura ah, ah, ah, quanto rido) al suo posto, il nuovo Doctor Who».