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Trinity, la ritualità omicida e la maschera dell’inganno

I violenti postumi di un trauma possono portare a diverse direzioni. La duplice scelta che si palesa nell’immediata manifestazione di una tragedia è una delle conseguenze più occulte della psiche umana. Possiamo permettere che il nefasto avvenimento possa trasformarci in bestie o in angeli. Ogni anima risponde a modo suo ma vi è un’ipotesi ancor peggiore. Esiste un altra oscura e terribile opzione: la condanna alla ciclicità infinita. Il continuo ripetersi di un’infernale esperienza. La spaventosa infamia di un limbo fatto di dolore e morte. Ed è in questo lugubre e inospitale scenario che la violata innocenza di Arthur Mitchell è andata a rifugiarsi. È qui che è nato Trinity!

Trinity

L’oscuro passeggero rappresenta la bestia sepolta in noi. Quella che tiene separata la nostra umanità dalla parte demoniaca del nostro “Io”. Quella che più temiamo … quella che più amiamo. Il bilaterale testimone dell’indole umana.

Arthur Mitchell alias “Trinity” è il mostro che nasce dal ribaltamento di una vita. La morte e l’infamia del caso vanno a cospargere di sangue la sua integrità infantile. La sua essenza innocente. La “triade” di eventi che distrugge la sua famiglia costringerà il Killer a ripetere lo scempio per l’eternità. L’unico modo per ricongiungersi con i suoi cari consiste nel provare lo stesso dolore che loro sono stati costretti a subire. Trinity ha bisogno di sentire il calore della sorella nel momento del tragico incidente. Trinity ha bisogno di vedere lo sguardo disperato della madre suicida. Trinity ha bisogno di sentire le ossa del padre fracassarsi sotto gli innumerevoli e ingiusti colpi di un martello. Ma prima di tutto deve assolutamente preservare la sua innocenza e la sua spensieratezza. Deve impedire al mostro di prendere il sopravvento.

Deve proteggere il bambino!

Trinity

Frank Lundy indaga sul fantasma di un profilo falso, su una teoria infondata e bugiarda. Il killer che cerca deve essere un individuo schivo e indisponente al tepore della vita quotidiana. Un uomo completamente fuori dal mondo. Un corvo che scruta il creato in cerca di vittime. Ma il celebre analista si lascia sfuggire l’unico indizio che può realmente condurlo al famigerato serial Killer. Un vampiro ha sempre bisogno di una bara in cui assopirsi quando il sole sorge, un rifugio in cui nascondere i suoi orribili segreti. Ed è nella realtà casalinga della famiglia Mitchell che Trinity seppellisce tutte le sue malefatte. Non si può sospettare di un padre perfetto, un insegnante e un filantropo. Dexter rimane di stucco davanti a tale teatrino.

La gestione magistrale che Trinity ha del suo oscuro passeggero suscita una innata curiosità nella psiche di Dexter. Un incredibile ammirazione per l’egregio lavoro di occultamento di un mostro che ha prevalso nettamente. Trinity diventa il mentore di Dexter! Un testo da analizzare scrupolosamente. Il sussidiario della cupa mietitrice.

Ma la morte è come un gas che aleggia sulla vita di tutti coloro che ne abusano. La nascita del Tandem Dexter/Trinity segnerà la rovina del perito ematologo. Il suo mondo sta per scontrarsi con la sete inestinguibile di una bestia dannata. Certe porte non dovrebbero essere mai aperte: una citazione che Dexter ha dimenticato di aver enunciato.

Trinity

Cercare di capire come si possa prosperare nel sangue per tutta la vita. Provare a comprendere come si possano gestire gli inquilini nella tua mente. Scrutare e imitare chi ce l’ha fatta. Questa immedesimazione porterà Dexter alla distruzione del suo perno della realtà.

La verità è che mostri come Trinity non andrebbero mai stuzzicati. Spesso l’unica soluzione è quella di lasciarli perire nel loro stesso sangue aspettando che la loro coscienza faccia lo sporco lavoro. Perché è rimasto ancora un pizzico di Arthur Mitchell in quel labirinto di pazzia e maniacale ossessione. Ed è per questo che egli cercherà conforto nella morte, la sua più grande alleata. Trinity si autoflagella perché è l’unica cosa che riesce ad alleviare la pressione del suo “oscuro passeggero”. Le tenebrose trasferte, la pianificazione, l’uccisione e il rito della cenere sono atti che tendono a saziare la fame dell’assassino che vive in lui, ma sua controparte umana non può sopportare tali oscenità.

“Tu mi costringi” … “Buttati” …. “È finita!” … “Mettiti il pigiama!”

Poche parole precedono l’apice della violenza. Poche emblematiche frasi che hanno il dovere di velocizzare il processo affinché si possa correre nuovamente al riparo nella caverna di bugie. Ed è proprio questo talento nella coltivazione di menzogne che permette lo sviluppo dell’Io “Mostro” di Arthur Mitchell, un capro espiatorio infernale.

Trinity

In questo Dexter e Trinity sono molto simili. Entrambi vittime di mostri (e quello di Dexter l’abbiamo già analizzato). Entrambi nati nel sangue. Entrambi schiavi della loro indole. Entrambi oppressi dalla presenza rimbombante del loro oscuro passeggero. Entrambi costretti a nascondersi dietro un muro di finte verità per sopravvivere.

La differenza sostanziale nasce soltanto dalla definizione di schiavitù che tutti e due affibbiano al proprio demone. Trinity non è fiero di quel che fa ma trasuda compiacimento nel vedere gli uffici della polizia tappezzati dalle foto dei suoi crimini.

“I miei omicidi!”

Dexter d’altro canto è fiero di quel che fa perché sa che il codice di Harry lo mantiene umano e gli impedisce di supreare il un limite invalicabile che divide un essere umano da una belva. Ma in contrapposizione al suo rivale vive nell’oscurità più totale.

Questa sfida tra flagelli di sangue non avrà mai un vincitore perché un mostro può essere trafitto da un coltello ma lascerà sempre una macchia di sangue immolata a tributo di una sfida. La fuga di Trinity non porta da nessuna parte, il suo tentativo di evasione è un fallimento annunciato perché forse lui spera che il suo rivale faccia ciò per cui è nato. Se Arthur Mitchell non può uccidere Trinity, sarà qualcun’altro a farlo.

Trinity

Ma come ogni artista egli decide di lasciare la sua opera omnia ai posteri! Senza godere del successo. Se uccidere è un’arte Trinity è un maledetto artista. Uno di quelli che in vita non raccoglie i frutti del suo operato, uno di quelli che lascerà il suo nome impresso per sempre nella storia.

Dexter è il vero perdente di questa sfida perché ha fatto esattamente ciò che il suo avversario voleva. Il suo trauma infantile gli ha insegnato a voltare pagina ma la morte di Rita lo metterà davanti ad un altra dura lezione: la pagina tante volte è meglio strapparla subito.

Il cancro Trinity andava estirpato subito! Affiancarsi a lui e cercare di capirlo ha solo palesato la malvagità impellente di un errore. Sforare dal codice è sempre sbagliato!!! Vivere con le conseguenze di tale violazione è un fardello abnorme. Il male è come un’edera rampicante, bisogna stroncarla il prima possibile.

Trinity rivive costantemente i suoi traumi e ora costringe Dexter a rivivere il suo. Ancora una volta il passato torna violento. Il battesimo del piccolo Harrison nel sangue, come il padre: la ciclicità brutale degli eventi. 

Dai mostri non si impara niente! Solo ad essere come loro!

dexter

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