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Alla fine L ha barato pur di sconfiggere Light

Se ci pensiamo bene, che cos’è Death Note? La lotta tra due uomini con idee di giustizia molto diverse tra di loro. L’eterna battaglia tra il bene e il male, se si vuole vederla in maniera più assolutistica. Ma in fin dei conti, è una caccia al topo per vedere chi dei due è più bravo a non farsi beccare. Ciò che è veramente importante alla fine dei giochi è l’astuzia dei due protagonisti.

Death Note non avrebbe mai potuto concludersi con la vittoria di Light Yagami. La sua idea di giustizia estrema va al di là dei normali concetti umani e, con l’avanzare dell’anime, lui ha finito per restare vittima delle sue stesse paranoie, fino a compiere una serie di passi falsi. Il Dio di un Nuovo Mondo è stato sconfitto. Il bene ha vinto e di conseguenza ha vinto L.

Ma la vittoria di L è stata veramente leale?

Nell’episodio 25 assistiamo a uno dei momenti più iconici di Death Note: la morte di L. Abbiamo tutti pianto, ci siamo tutti rimasti male. La domanda che ci siam posti lì per lì fu: e adesso? Light ha vinto, la polizia non potrà mai fermarlo senza il detective.

Morte di L

Eppure L si era preparato anche a un’eventualità simile.

Nessuna delle due facce della giustizia era disposta a cedere e sia Light che L erano disposti a tutto pur di vincere e uccidere l’altro. Abbiamo visto come anche l’ideale di giustizia di L sia molto distorto dai suoi modi di agire: egli non ha una visione classica di cosa sia giusto o sbagliato, ma pur di raggiungere il suo obiettivo è disposto a sfruttare ogni mezzo, al di là del lecito. Basti pensare al rapimento di Misa Amane per provare che si trattava del secondo Kira e far uscire allo scoperto Light. L è per certi versi proprio come un bambino: un forte ideale di giustizia dentro una mente che non ha bene in chiaro cosa sia lecito o non lecito fare per ottenere quello che si vuole.

E proprio come in una partita a scacchi dall’esito non scontato, il detective non avrebbe mai voluto perdere contro il suo avversario. Il caso di Kira era una questione di vita o di morte e aveva messo in conto che gli sarebbe costata la vita. Per questo si era preparato, sfruttando ogni mezzo disponibile.

Death Note - L

Il grande detective L avrebbe voluto concludere lui stesso la partita, ma non ha potuto. Non avrebbe mai accettato una sconfitta simile, quindi ha fatto entrare in campo i suoi sostituti. Un altro L che avrebbe potuto concludere per lui la partita. E così è stato. In un certo senso, ha vinto indirettamente.

Near e Mello entrano in gioco dalla panchina della Wammy’s House e prendono le redini del caso, decisi a concludere la partita del loro mentore.

Death Note - Near

L’idea di non poter sconfiggere Light era insopportabile da accettare: il nome di L sarebbe stato sempre avvolto nell’ombra di Kira, ma soprattutto ciò avrebbe dimostrato che il detective non era in grado di risolvere il caso. Avrebbe distrutto l’ideale di giustizia che L ha portato avanti per tutta la vita e questo avrebbe vanificato la sua esistenza. Se non esisteva la sua giustizia, allora cosa poteva essere reale in questo mondo? Accettare questo, per L, avrebbe significato ammettere che la sua vita non era stata sufficiente.

Così fa scendere in campo l’altro L, Near (e indirettamente anche Mello). Non sarebbe stato come vincere di persona, ma almeno Light sarebbe stato sconfitto. La lotta tra i due non finisce con la morte di uno di loro, come si era illuso Light. L si era preparato il terreno per continuarla anche da morto. E così, alla fine, il senso di giustizia ha prevalso anche sul suo orgoglio.

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