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Californication – Esiste una sola anima gemella per ognuno di noi

Rocket Man non è una canzone d’amore. Se la contestualizziamo al tempo in cui andava in voga ed Elton John sbancava le classifiche, appare ovvio il riferimento ai viaggi spaziali e alla ricerca reiterata e costante dell’ignoto che essi comportano. È nella stravagante amalgama con una altrettanto bizzarra opera come Californication che il brano diviene un inno al sentimento più puro, la miglior colonna sonora possibile per Hank e Karen.

Ogni storia d’amore ha la propria canzone. Nella maggior parte dei casi scegliamo quella che definisce l’essenza del nostro rapporto, che meglio sintetizza ciò che proviamo l’un l’altro, che riesce a esprimere perfettamente l’attimo in cui abbiamo capito di riconoscere il nostro contrappunto in un’altra anima. Si può quasi dire che è la canzone a scegliere la coppia e non viceversa. Così, se non altro, è stato per i due protagonisti di Californication.

Il rocket man è Hank Moody, scrittore in declino, Bukowski in versione televisiva (e i riferimenti nella Serie si sprecano, già a partire dallo stesso nome del protagonista), un nichilista incallito che affoga la sua vita nell’alcool e nel sesso.

Californication

In una Los Angeles estremamente parodistica, animata da figure caricaturali e grottesche, egli cerca di riconquistare la sua famiglia. Che poi è anche l’unico rapporto, nel bene o nel male, verosimile, non californizzato, non “contaminato” dal parossismo che avvolge tutto e tutti. Ed è proprio questo il senso alla base della Serie: in un ambiente che ti inghiotte e alimenta tutti i tuoi vizi, la ricerca di normalità diviene l’ignoto, l’utopia da rincorrere.

Karen, a sua volta, è anch’essa rappresentata come una donna fragile e piena di contraddizioni, eppure Hank, come ogni scrittore dotato di particolare sensibilità, la idealizza. Non a caso, pur trattandosi di una Serie che sdogana il sesso in tutte le sue sfaccettature e che non si concede inibizioni di alcun tipo, gli unici rapporti sessuali off screen sono quelli tra i due personaggi.

Come Dante con Beatrice, e Petrarca con Laura, Hank eleva Karen fino al misticismo, fino a renderla irraggiungibile e, di conseguenza, fino a sentirsi inadeguato al suo cospetto. È questo che induce Hank a portare avanti un percorso di autoflagellazione, di odio profondo nei confronti della realtà in cui vive, sia dal punto di vista sentimentale che da quello professionale (in riferimento alla frustrazione per essersi visto trasformare la sua storia d’amore in una banale commedia romantica).

Ciò nonostante, come abbiamo analizzato in questo articolo, Karen è anche l’unica a capirlo veramente, a riuscire a scrutare sotto la scorza da cinico menefreghista e a non vederlo solamente come un superficiale oggetto sessuale (canta Elton John: “I’m not the man they think I am at home“). A lei, e a lei soltanto, è concesso il privilegio di mettere a fuoco la vera natura di Hank.

È in questo senso che Rocket Man diviene la metafora perfetta di un amore all’apparenza irrealizzabile, ma che c’è, esiste e non smetterà mai di cessare. Come il sogno di un astronauta.

Californication

C’è poi un altro aspetto da tenere in considerazione. Nell’arco della Serie, per ben tre volte ascoltiamo Rocket Man. Nell’episodio pilota, nello struggente finale della terza stagione (in cui il brano copre la “confessione” di Hank e la conseguente lite) e nell’ultimissima scena del finale di Serie, che si ricollega idealmente alla prima, con uno stato d’animo completamente opposto.

La canzone, pertanto, attraversa tutta Californication, lungo un continuum che, di fatto, mette in secondo piano tutto il resto. Tutte le liti, tutte le figure spirituali (come Lew Ashby) e non (come Eddie Nero) che Hank ha incontrato lungo il suo cammino, tutte le relazioni. Tutte le donne, in men che non si dica, scompaiono dalla vita dello scrittore, tranne Karen, lei è l’unica costante.

Anche quelle che sembravano in grado di rompere l’incantesimo, come Faith nella sesta stagione, o Julia nella settima, sono state liquidate in nome di un amore indistruttibile, per quanto tormentato. E non si parla nemmeno di Becca, la figlia di Hank che gradualmente assumerà un peso specifico sempre minore all’interno della Serie, avendo raggiunto una maturità tale da poter prescindere dal rapporto tra i suoi genitori.

Restano soltanto loro due, Hank e Karen. Non ci è dato sapere se per sempre. Se quel ricongiungimento finale (naturalmente sulle note di Rocket Man) sia la volta buona, o se Hank continuerà a fare il motherfucker (da leggere rigorosamente col suo falsetto). Ma a prescindere da ciò, Californication ci saluta con un inestimabile messaggio di speranza: esiste una sola anima gemella per ognuno di noi e, per quanto il destino cerchi di allontanarci, non dobbiamo mai smettere di cercarla.

D’altra parte sarà pur vero che Dio ci odia tutti, ma quaggiù qualcuno che ci ama esiste. Ed è ciò che conta veramente.

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