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René Ferretti fraintende il suo Boris e realizza un orribile horror

Boris è tornata nei mesi scorsi con una nuova stagione, la quarta. Tra l’eccitazione, l’entusiasmo e quel brutto presentimento che niente potrà mai essere come era prima, avevamo iniziato a tremare di paura. Prima i dubbi, poi le preoccupazioni, poi la consapevolezza che sì, tutto poteva andare male a causa dell’effetto nostalgia. Oppure no? Le congiunzioni astrali che fecero nascere, e trionfare, Boris nel 2007 sono, forse, troppo irripetibili. Siamo cambiati e sono cambiati i tempi. Lo streaming era ancora una dimensione per pochi esperti. Per lo più surfavamo tra torrent, muli e DVD masterizzati. La televisione era ancora 100% garantito generalista. Imperversavano soap opera medicali e telenovela strappacuore. La serialità italiana era ancora allo stadio embrionale. C’era ancora Mattia Torre, e c’era Itala. Attendavamo pazienti e speranzosi: poi è andata in onda e per fortuna tutto è andato per il meglio, e il futuro potrebbe riservarci ulteriori stagioni. René Ferretti, dunque, potrebbe ancora tornare dietro la macchina da presa. Tra la frenesia di risentire quel dai, dai, dai e il terrore che tutto potrebbe andare male in novecentonovantanove modi diversi, per abbassare le aspettative, abbiamo immaginato il millesimo modo in cui il nuovo Boris potrebbe andare male in futuro. Davvero, davvero male.

**Attenzione. Quanto segue non è mai accaduto, e mai accadrà. È solo un rito scaramantico. Un rito propiziatorio. Una follia partorita da Hall of Series per ingannare il tempo nell’attesa di essere travolti da un nuovo Boris, una quinta avventura dissacrante, proprio come lo è stato in quel lontano 2007 e nei mesi scorsi.**

Roma, da qualche parte, 2023. Sul set è tutto pronto per iniziare a girare. Tranne quei tre delinquenti degli sceneggiatori, che sono ancora una volta in ritardo con la consegna delle sceneggiature. Certe cose non cambiano mai. Qualche settimana prima, René Ferretti era stato convocato da Lopez per comunicargli l’affidamento di una nuova fiction. Anzi, di un nuovo drama, perché ora si chiamano così. La casa sulla collina di fronte, questo è il titolo. Niente più fiction, niente più melodrammi infarciti della vecchia cara locura. Un nuovo progetto, figlio di una serialità matura dove la qualità è imprescindibile. Pena l’esodo degli spettatori verso lidi più stuzzicanti. Sei puntate da un’ora da girare in fretta, per battere la concorrenza. Si tratta di un sequel o di un remake di qualcosa. René non aveva prestato la minima attenzione ai dettagli. Non ha capito nulla della storia. Mentre Lopez parlava, lui pensava ai vecchi tempi. Mo’ li chiamano co’ ‘sti nomi complicati, ma tanto è sempre la stessa m***a. Pensava René. A lavorare però voleva, e doveva, lavorare.

La vecchia ciurma si era disgregata ed era andava avanti tra spot pubblicitari e contenuti per i social.

Carolina Crescentini

C’era un clima indecifrabile. L’era d’oro delle soap opera era tramontata mentre le nuove produzioni, quelle di qualità, venivano affidate “a sti fi**etti che de roba tanto ar chilo non ne vogliono sape’.” E per fortuna. René era contento, certo. Ma per lui, in giro, non c’erano troppe occasioni. Aveva provato a fare qualcosa di suo. Una docufiction su un noto attivista italiano, ma era scomparsa nell’archivio della Rete, ad ammuffire insieme alle repliche de Gli Occhi del Cuore. Per lo più René era finito a girare ed editare i video della maledetta. Corinna Negri, infatti, non girava qualcosa da tempo. Con i suoi 2 milioni di follower su TikTok non ne ha avuto più bisogno. La sua beauty routine tra le verdeggianti colline di Sette Bagni è arrivata perfino in Brasile. Il grande Stanis La Rochelle, invece, è sparito dai radar dei rotocalchi gossip oramai da un po’. Non fa notizia. È merce avariata per la Gen Z. Sopravvive con qualche ospitata nei talkshow e con i diritti de Gli Occhi del Cuore, che nel Sudest asiatico hanno iniziato a spopolare nel 2015, dove l’attore è venerato come una divinità.

Alla chiamata di Lopez, René Ferretti si è riacceso della stessa luce che aveva negli occhi il giorno che gli affidarono Machiavelli, prima dell’inganno.

René Ferretti

Un’occasione come quella, un drama di sei puntate in prima serata, non se la sognava nemmeno più. Chissà perché Lopez aveva chiamato proprio lui. Ma che importa. Dai, dai, dai. Così, il regista ha richiamato tutti. Pure Arianna. Weiiii, le aveva detto. Proprio a lei che ormai aveva chiuso con quel mondo là. Ma in onore dei vecchi tempi siamo disposti a tutto. Perfino Duccio Patanè è salito a bordo. Ma non come direttore. Ormai lavora nell’equipe di Lorenzo. Che gliene importa di dirigere. Fa il minimo indispensabile, non si sbatte per niente e per nessuno. Un po’ è contento che la luce smarmellata non la vuole più nessuno. Anche Alessandro lavora con Lorenzo, per lo più nella pubblicità. Ma per il caro René Ferretti, che anni prima gli ha pagato perfino un corso di regia, è disposto a portare ancora qualche altro caffè. Tutto in onore di quel maledetto ricatto del “fallo per i vecchi tempi”. Dai, dai, dai. Non vi chiedo molto, no? Un piccolo regalo al vostro Ferretti!? Sono passati più di dieci anni e quel lupacchiotto spelacchiato mantiene ancora intatta la sua linguaccia persuasiva.

Augusto Biascica: «René, ma che stamo a fa’?! So tre ore che aspettamo. Eddaje, però. Co’ ‘sti vecchi tempi c’hai ‘ncastrato a tutti, elimortangolieri

Arianna: «Non rispondono, René» sussurra preoccupata all’orecchio del regista, alludendo ai tre disgraziati desaparecidos.

Il regista si alza e raduna tutti:

René Ferretti: «C’è solo un piccolo imprevisto, signori. Niente di grave. Ma non sentite ‘sto odore? Dopo anni di ricatti, tensioni, ritardi, imprevisti e brutti scherzi della Rete, siamo ancora qui. Sullo stesso set. Insieme. Come ai vecchi tempi, caro Biascica. E stiamo per fare ancora qualcosa di unico. Di epico. Di grande! Dai, dai, d…»

Stanis La Rochelle: «A tal proposito, Renato. Ma che stiamo facendo? Io non ho ricevuto niente. Sono venuto qui, solo per te, Renatino caro. Sai quanti follower asiatici c’ho io? Non lo sai. Non lo sai perché sai cosa sei? Sei bạn là người rất Ý, come direbbe il mio amico Ngai.»

René fa finta di non avere sentito.

René Ferretti

Vorrebbe rispondergli, ma cosa? Nemmeno lui sa cosa diamine sta per girare. Quegli screanzati degli sceneggiatori, il solito trio a delinquere, sono in ritardo con la consegna. Lopez non ha tempo di intercedere. Tutto deve essere pronto in tre settimane e René non vuole ammettere che, anche questa volta, non ha il controllo della situazione. Poi, all’improvviso, arriva una notifica: la sceneggiatura della prima puntata è arrivata. E le altre? Chissenefrega. René, fingendo una chiamata importante con Lopez, lascia il set e si chiude in macchina a leggere il frutto marcio di quelle tre menti bacate.

René Ferretti: «Ma che è ‘sta roba?!» esclama tra sé e sé perplesso, mentre in lontananza vede arrivare Sergio: «Sergio, ma che è sta roba? Tu l’hai letta!»

Sergio: «Fa tanto schifo?!»

Il regista alza le spalle. Non fa schifo… non ha senso. È perfino stupito dalla qualità dei dialoghi. Ma di cosa si tratta? Problemi di droga? Questi sono morti? Drammi familiari? Il povero Ferretti scende dall’auto. Rassegnato. S’incammina verso il set a testa bassa. Entra, si siede alla sua sedia e si china in avanti, amareggiato, per trovare una risposta nell’infinita saggezza di Boris XXIII.

René: «Come dici, caro Boris? La casa sulla collina di fronte è un horror?» storce la bocca. Poi chiama il suo fedele braccio destro: «Arianna, ti dice qualcosa ‘sta roba?»

Arianna dà un’occhiata alla sceneggiatura della prima puntata.

boris

Arianna: «C’è Stefano, Olivia, Luca, Teodora, Cinzia, Donatella. Sono la famiglia Cranini. Dopo un’estate trascorsa nella casa sopra la collina, la famiglia viene stravolta da una tragedia. Quasi quindici anni dopo, bla, bla, bla. I cinque fratelli… il lutto» legge, poi guarda René ed esclama: «Beh, sì. A occhio e croce mi sembra la trama di The Haunting of Hill House. Quella di Mike Flanagan. Tutta la puntata è ambientato in salotto o in cucina e, almeno da qui, manca ogni elemento horror»

René: «Arianna, ma che significa? Ora mi sentono!» furente di rabbia, chiama Lopez: «Diego, ma ancora così stiamo? Ancora che copiano, ‘sti disgraziati!?»

Lopez: «René, quanto sei antico. Non è una copia, è un remake. Te l’ho spiegato. È il rifacimento di una serie americana molto nota. C’è la famiglia, c’è il trauma, c’è la connessione emozionale. È molto bella, vedila!»

René: «Ma Arianna dice che è un horror?!»

Lopez: «Ma quale horror, René: è un family drama! Sì, quella originale contiene robe di morti ammazzati, fantasmi. Ma abbiamo pulito tutto, non possiamo mica andare con l’horror in prima serata, René. »

Le energie di René non saranno più quelle di una volta, è vero. Ma cosa ha da perdere?

boris

Un tempo René avrebbe eseguito le direttive di Lopez senza chiedere spiegazioni. Ma non oggi. Non nell’era della quality tv. La televisione è cambiata, l’idea originaria è ottima. Perché non rischiare!?

René: «Come dici, Boris? Andiamo con l’horror? Altrimenti sarebbe l’ennesimo polpettone sulla famiglia?» sussurra al pesce. Poi si alza, raduna la ciurma e sciorina uno dei suoi discorsoni: «Signori, un momento di attenzione prego. Ebbene, dopo tanta attesa, è con mio grande onore che vi annuncio che stiamo per realizzare il primo horror della Rete!»

Stanis: «Oddio Renato, davvero? Stiamo girando il sequel di Ammalati e Morti, quello ambientato a Sulmona?»

René: «Meglio, caro il mio Stanis, molto meglio. Allora, trenta minuti e si parte con la prima scena. Alfredo, Lorenzo, Arianna: ce la facciamo in trenta?»

Alessandro: «René, perdonami, ma sulla sceneggiatura non c’è rimasto niente di horror. Non ci sono i ragazzini, non c’è la casa infestata, non c’è niente!»

René: «Che importa. Meglio! Facciamo tutto scuro, soffuso, grigio ed eliminiamo i maledetti ragazzini. Tanto quelli frignano solo. Fidati di me. Fidati di Boris XXIII: ha mai sbagliato?»

Alessandro: «Ma tu l’hai visto l’originale, René?»

René: «Ma no, ma che ho visto. Ma chi ce l’ha il tempo per vedere le serie americane. Quelle sono diventate cervellotiche, intricate. Corinna mi fa lavorare come uno schiavo. Metti il filtro, leva il filtro… io glielo brucerei ‘sto filtro. Il pubblico vuole le cose difficili? E noi gliele daremo. Novità, mio caro Alessandro. Innovazione, suspense. Dai, dai, dai!»

Alessandro lo guarda perplesso. Poi alza le spalle, noncurante, e corre da Arianna, con la quale ormai non parla da anni. Lo sanno tutti che è venuto solo per lei. E sì, forse anche per ‘sti maledetti vecchi tempi.

La prima scena di La casa sulla collina di fronte non ha dialoghi. Fermi tutti: non ha dialoghi?

René: «Stanis è Stefano, Corinna è Teodora. Piangono abbracciati in cucina. Ragazzi, ce l’abbiamo la cucina?»

Alfredo: «Affermativo: 10 minuti e c’abbiamo pure i fornelli!»

Lorenzo: «Maestro, chiudo tutto?»

René Ferretti: «Chiudi, Lorenzo, chiudi tutto!»

Arianna: «René, sei sicuro? La Rete è stata chiara. Questa scena non fa paura. Stefano e Teodora piangono, non succede altro.»

René: «E noi ci mettiamo qualche fantasma! Che problema c’è. Alessandro, rimedia qualche comparsa emaciata. Un po’ di trucco e lo spettro è servito. Non ti preoccupare: i ragazzi in post produzione faranno il resto. Qualche urletto e un po’ di vento. La musica tetra, Arianna: la musica è tutto negli horror

Arianna: «René, guarda che oggi queste cose sono passate di moda, non convinci più nessuno. Sarà… come vuoi te» continua rassegnata.

Il set de La casa sulla collina di fronte è in fermento.

René Ferretti Stanis

Stanis: «René, ascolta. Pensavo: lo faccio il sangue dalla bocca? Vuoi la schiuma? Come lo vuoi Stefano Cranini? Tenebroso? Guarda che io ti faccio fare il botto in Vietnam. Facciamo il botto con ‘sta roba, Renato!»

René: «Bravo Stanis. Però non esagerare. Qui sei distrutto. Contrito. Afflitto. Mi raccomando.»

Stanis: «René, ce l’ho tutte. Mi sono preparato, adesso di faccette ce ne ho altre 30! Te le faccio tutte, sai, tutte.»

Corinna: «René, perché io sto sempre di spalle in questa scena?»

René: «Perché poi ti giriamo il collo. Poi giriamo, non ti preoccupare»

Corinna: «Come faccio a girare il collo? No, René, non mi fa bene alla pelle. Pronto? Noi ci lavoriamo con questa pelle qui, ricordi?» si tocca le guance, delicatamente.

René: «Non ti preoccupare Corinna, lo facciamo in post produzione, come sempre, passo tutto ai miei tre stagisti. Vedrai!» poi sussurra tra sé e sé, soddisfatto: «vedrai…come te lo girano ‘sto bel collo!»

Allora! Siamo pronti?

René Ferretti

René Ferretti: «Motori e… AZIONE! Stefano e Teodora si guardaaaaaano. Si studianooooo» muove le mani a forbice «in lontananza entra il ragazzo emaciaaaaaaato. Bene cosìììììììì» si gira verso Arianna «vedi, Arianna, qui mettiamo un po’ di grida, qualche sviolinata cupa. Tan, tan, tan e ti faccio l’horror.»

Arianna: «Se lo dici te» sbotta spazientita.

René Ferretti: «Stefano e Teodora guardano il ragazzo emaciato. Si abbracciano, terrorizzatiiiiiiii. Corinna, e no! Non ti devi girare. Ti giriamo dopo, Corinnaaaaaa. STOOOOOOP»

Corinna: «René, no. Non la giro così. Non posso girare il collo. Apetta, ti faccio la faccia da posseduta!»

Corinna fa la faccia da posseduta.

Corinna Negri

René Ferretti: «Va bene, Corinna. Bravissima come sempre. Mi hai convinto» poi sussurra ad Arianna «la fa bene la posseduta, hai visto. Te lo avevo detto che era migliorata»

Arianna: «Va beh. Se lo dici tu!»

René Ferretti: «Non ti fidi? Arianna, vai su TikTok. Scrivi: @corinnayourbeautyqueen. Guarda che lavoro favoloso! Io giro, poi passo tutto a ‘sti tre ragazzini, dei geni, che editano tutto. Guarda qua, hanno messo un asino con il cappellino sullo sfondo. Guarda che carino! GENI!»

Sergio: «Alessandro, vie m’po’ qua. Da quand’è che ‘sti due vanno così d’accordo?»

Duccio: «Da quando Corinna gli paga il mutuo con i follouers» s’intromette con tono invidioso.

René: «Dai, dai, dai ragazzi. Oggi portiamo a casa tutta la prima puntata. Ora ci giriamo i primi piani spaventati e domani arrivano pure i ragazzini lamentosi. Daje tutti!»

Alessandro: «Scusa René, ma non ce la facciamo. Non è credibile. Non abbiamo nemmeno le scenografie!»

René: «E a che ci servono? Adesso arriva il green screen! Le serie si fanno in post produzione oggigiorno. Non servono nemmeno gli attori bravi. Conosco un altro amico mio, un tiktoker, che fa la voci. Gli attori non servono nemmeno più. Qualche monologo di sottofondo struggente, una musichina inquietante, due luci tetre e Mike Flanagan scansati!»

Stanis: «Che poi, Renato, lasciami dire: questo Mike Flanagan è molto italiano.»

René: «Bravo. E dai, dai, dai.»

Mentre René, Corinna e Stains, per la prima volta, inventano, propongono e creano, Alessandro e Arianna vivono con terrore ogni istante. Questo sì che sarebbe materiale perfetto per un horror. Stanis sembra impazzito. Sta usando tutto il suo repertorio. Si contorce a terra. Sbava. Insulta. Grida.

Poi, d’improvviso, arriva Mariano Giusti.

Corrado Guzzanti

Mariano: «Per caso avevate intenzione di girare un horror senza il sottoscritto? René, sono molto deluso» esclama con voce profonda e amareggiata.

René non sta più nella pelle. Eccitato e quasi commosso, fa accomodare Mariano al trucco. Finalmente ha anche il suo esorcista. Ed è perfetto! Arianna e Alessandro non ce la fanno. Non se la sentono di assecondare la follia di René: devono riuscire a farlo ragionare.

René: «Alessandro, Arianna: fidatevi. Ho sempre sognato di firmare un horror. In post produzione aggiustiamo tutto. Ora abbiamo anche Mariano. Non serve nemmeno il copione, quello è matto di suo. Vedrete sarà grandioso!»

Alessandro e Arianna si guardano, con sguardo preoccupato, ma complice e affettuoso.

Aranna: «Sarà grandioso? Secondo me sarà…»

Alessandro: «Sarà una m***a!» prosegue lui «lo vedi Arianna, non è cambiato nulla: ancora finiamo le frasi l’uno dell’altra.»

Aranna: «Ma stai zitto!»

E fu così che la René Ferretti realizzò il suo primo, orribile, horror.