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La mistica e straniante sensazione provata nel guardare Boris 4 in inglese

Dopo dodici anni dalla fine della sua terza stagione, ecco che siamo pronti e su di giri per ritornare a casa, tra attori megalomani, problemi sul set e tanta, tanta irriverenza. Accediamo a Disney Plus e clicchiamo sulla tanto agognata prima puntata di Boris 4, pregustandoci già quel sapore di casa e le tante risate che da tanto attendevamo. Eccolo, è lui: René Ferretti passeggia per strada. Una signora mormora qualcosa di indistinguibile al che l’uomo risponde con un: “Pardon, I didn’t hear you” e la donna lo insulta in malo modo. “You’re right, I know“, risponde lui. C’è qualcosa che non quadra, lo sappiamo bene. Poi il nostro cervellino finalmente rielabora l’informazione ricevuta.

Inglese. Hanno doppiato Boris 4 in inglese. Ma che, davvero?

Boris 4, solo su Disney Plus

Ovviamente reimpostiamo la lingua italiana e proseguiamo la nostra visione nella sua versione originale e autentica per goderci al meglio le interpretazioni dei nostri amati attori, i giochi di parole, i dialetti (tra cui trionfa il romanaccio di Biascica), i riferimenti all’Italia… Ma nella nostra testa ci prefissiamo di portare in seguito avanti un interessante esperimento: analizzare la versione di Boris 4 doppiata e adattata in inglese, per capire cosa si saranno mai inventati gli americani per adattare e, soprattutto capire, l’italianissima Boris. Quel che abbiamo provato è una sensazione che fatichiamo anche solo a descrivere: da un lato un completo senso di straniamento misto a incredulità, da un lato un mistico e peculiare fascino, di quelle che gli scienziati possono provare di fronte ai risultati di un esperimento che crea comunque effetti interessanti al di là di tutto. Ma andiamo con ordine.

Allerta spoiler per alcune tra le gag di Boris 4.

boris 4
Boris 4 (640×360)

Cosa possiamo dire dell’adattamento in inglese? I più navigati tra voi forse sapevano già che le prime tre stagioni di Boris su Disney Plus possono vantare già da qualche tempo i sottotitoli in parecchie lingue diverse dall’italiano. Tuttavia, l’aggiunta del doppiaggio in lingua anglofona è destinata solo a Boris 4: a che scopo direte voi?

Perché il pubblico straniero dovrebbe approcciarsi alla visione di una serie italiana doppiata solo a partire dalla quarta stagione? Ce lo chiediamo anche noi, ma forse, e ripetiamo, forse, Disney Plus vuole capire se il pubblico internazionale è interessato al prodotto. Ma al di là di questo, Boris è davvero adatta a un pubblico di tipo internazionale? Di prima battuta, diremmo proprio di no. A informarci al riguardo è proprio la serie stessa, quando parla dello standard per realizzare una serie vendibile in tutto il mondo, ossia l’high concept, il criterio secondo cui solo storie universali, comprensibili da tatti e globalmente possano ricevere il bollino verde: in questo Boris è una grande eccezione, non la regola.

René Ferretti, Lopez e Arianna in Boris 4 (640×360)

Parlando coi suoi particolari stilemi, dei problemi che solo una persona italiana può comprendere fino in fondo, dei tanti riferimenti a politici, attori, e contesti del Bel Paese è inevitabile che la storia di Boris 4 non rispetti affatto il criterio di internazionalizzazione necessario: stupisce pertanto il desiderio da parte di Disney Plus di provare a rilanciare il brand della serie anche fuori dall’Italia.

Ma quali sono i risultati? I primi dieci minuti di visione sono risultati davvero molto difficoltosi, un po’ per qualche ostacolo tecnico, un po’ per quel senso di straniamento provato nel vedere associate agli attori voci diverse dalle originali (salvo qualche rimarchevole eccezione come la voce di Lopez, davvero simile a quella di Antonio Catania) che risultano in genere meno efficaci: il doppiatore di René Ferretti pare infatti, per esempio molto più “tranquillo” di Francesco Pannofino e non riesce minimamente a restituire il carisma dell’attore, soprattutto nelle scene più concitate e in cui il personaggio perde le staffe.

Un po’ per le strambe pronunce dei nomi propri italiani con accento anglofono: una vera e propria esperienza mistica che in più di un’occasione ci ha lasciato esterrefatti, o forse dovremmo dire, basiti. Ma se già il doppiaggio ci aveva perplesso, e non poco, è andando avanti di episodio in episodio che le cose si fanno davvero assurde e, a loro modo, divertenti e interessanti.

Stanis La Rochelle (640×360)

Proviamo a metterci però nei panni dei poveri adattatori stranieri della serie, che sicuramente hanno fatto del loro meglio per fare giustizia alla controparte italica, ma che si sono trovati davanti tantissimi fattori che remavano loro contro. Il fatto che, per esempio, molto spesso i personaggi della serie si ritrovino a cambiare lingua dall’italiano passando a un inglese maccheronico e dal forte accento e il fatto che spesso i dialoghi con il personaggio di Allison durano a lungo, con inserti nella nostra lingua, sono stati elementi di impossibile resa nelle versioni UK e US.

Ma non finisce di certo qui: perché, per forze di cose, tantissimi tra i giochi di parole raccontati dalla serie non riescono minimamente a essere resi in inglese: la battuta che vede, per esempio, la traduzione da parte di Stanis di “fegatelli” in “little livers” non ha alcun corrispettivo in inglese. Perfino la componente dialettale viene meno e perde di qualsiasi fascino, per cui il tanto citato “o’dimo” di Boris 4 viene tradotto con un semplice e anonimo “we’ll tell it“, che toglie qualsiasi colore, così come, per ovvi motivi data la mancanza di differenti desinenze tra maschile e femminile la professoressa tiene una lezione sull’uso del pronome inclusivo they/them.

Gli sceneggiatori in Boris 4(640×360)

Così le comparse calabresi del Cugino Michele si fanno di colpo sicule per venire incontro alla limitata conoscenza che all’estero si ha delle nostre regioni. E quando nella versione originale René Ferretti dice ad Allison “Dai, dai, dai” (che in inglese viene percepito come “Die, die, die“, ossia “Muori, muori, muori“), nella versione anglofona si è stati costretti ad aggiungere “As we say in italian” (come diciamo in Italia), cosa che rende macchinosa la gag.

D’altra parte, è comunque interessante per noi analizzare le alternative a quelle che sono, per gli amanti della serie, citazioni quasi sacre come a “ca**o di cane“, “cagna maledetta” o “F4 basito“, rispettivamente tradotte con “half assed“, “freaking ham actress” e “astonished“. Ma non finisce qui: perché, con tutto il bene del mondo, per un non italiano sarà davvero difficile cogliere fino in fondo le complesse ma divertenti dinamiche presenti in Boris 4, tra parodie nei confronti del proprio paese, difficoltà nell’inclusione di minoranze, problemi con associazioni mafiose e citazioni a partiti e politici, ad attori e a vip italiani. Per un non nativo italiano, infatti, tanti dei suddetti elementi rischiano di non venire assolutamente compresi e di restare solo elementi di contorno, incapaci di arricchire davvero la narrazione.

Boris 4
Boris 4 (640×360)

Nonostante il nostro inevitabile sgomento, c’è però da dire che questo esperimento ci ha dato tanto da ragionare e ha finito con lo spingerci un po’ di più a immedesimarci con chi, giorno dopo giorno nel nostro paese svolge il difficile compito di adattare serie estere. Chissà quali sfide si ritrovano ad affrontare quotidianamente queste persone! E chissà quante sfumature tipiche dei prodotti originali noi non siamo in grado di cogliere appieno, dato il nostro differente contesto culturale, sia che guardiamo i prodotti doppiati sia che li visioniamo in versione sottotitolata!

Insomma, se siete avventurosi e avete voglia di imbarcarvi in questa strana e a tratti surreale esperienza, in cui, per una volta tanto, sono gli stranieri a dover trovare solide alternative alle sfide proposte dalla nostra lingua, vi consigliamo di provare, almeno per qualche minuto, a switchare lingua. Sarà molto strano, ma allo stesso tempo anche davvero interessante. Ve lo garantiamo.

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