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Forse stavolta Netflix ha ragione: BoJack Horseman sta finendo nel momento migliore

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Quando un paio di mesi fa abbiamo saputo della data d’uscita della sesta stagione di BoJack Horseman abbiamo pianto e riso al tempo stesso. La gioia di reimmergerci presto in quell’oceano di depressione che è la serie è stata infatti accompagnata dalla conferma che si sarebbe trattata dell’ultima volta. Un colpo duro per i fan, e probabilmente anche per i protagonisti stessi. Aaron Paul è stato il primo a parlarne. Alcune settimane dopo anche il creatore della serie ha voluto sottolineare come la decisione non sia stata sua ma della direzione di Netflix.

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Sembra dunque chiaro che BoJack Horseman non sia giunta alla sua conclusione per una scelta puramente narrativa. E, nonostante le frecciatine degli autori, Netflix resta sulla sua posizione in merito. Considerando il gran numero di polemiche cui il colosso americano è andato incontro ultimamente – tra cancellazioni indesiderate e rincaro dell’abbonamento mensile – per molti fan questa potrebbe essere solo lo goccia che fa traboccare il vaso. Eppure, nel caso specifico di BoJack Horseman, le cose potrebbero essere un tantino diverse.

Se infatti Netflix avesse ragione? Se concludere BoJack Horseman con la sesta stagione fosse la scelta più sensata?

In fondo BoJack Horseman è una serie che percorre una strada molto delicata sin dal suo inizio. Non sappiamo quali siano state le ragioni di Netflix dietro questa scelta. Aaron Paul ha detto semplicemente che per il colosso americano era ora di calare il sipario. Bob-Waksberg ha dichiarato che è così che va lo show business, e che se fosse dipeso da lui non avrebbe avuto problemi a far andare avanti per un altro paio d’anni almeno. Tuttavia un’altra sua dichiarazione risulta fondamentale in questa situazione.

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Lo sceneggiatore ha infatti ammesso di essere grato alla direzione di Netflix per avergli comunicato la decisione con largo anticipo. In tempo per scrivere una stagione che risultasse qualitativamente rilevante e coerente. Che insomma desse a BoJack Horseman un finale più che dignitoso. Quest’affermazione conferma come la volontà di Netflix di chiudere la serie fosse frutto di una scelta ragionata e decisa a tavolino da chi di show business probabilmente ne sa molto più di noi.

Nonostante ciò, dal punto di vista di molti Netflix potrebbe aver toppato in molte occasioni ultimamente. Ma di una cosa siamo certi: non questa volta.

BoJack Horseman è stata più volte definita come il prodotto originale Netflix più amato. Il che è sorprendente per una serie partita nel 2014 con aspettative bassissime – a detta del creatore stesso. E infatti fu presentata all’epoca come una serie animata tendenzialmente comica che però non disdegnava di affrontare temi più profondi. Eppure la serie è cresciuta di stagione in stagione in modo sorprendente. È maturata nel corso del tempo migliorandosi anno dopo anno fino a diventare quel capolavoro che è oggi.

Lo scorso 25 ottobre abbiamo visto la prima parte della stagione finale di una serie che ha raggiunto la sua piena maturità. Che dopo aver sperimentato diverse impronte tematiche – senza mai perdere il proprio stile – ha trovato la formula per bilanciare perfettamente comicità, satira e introspezione. Ed è perfettamente coerente che al culmine di tutto ciò cali quel sipario annunciato tristemente da Aaron Paul.

BoJack Horseman è nel pieno del suo splendore proprio perché ha saputo vivere il suo percorso con intelligenza e creatività senza mai cadere nel banale.

Poche serie tv hanno saputo operare un’analisi psicologica di tutti i propri personaggi tanto raffinata e originale. Le mille sfaccettature della loro personalità che abbiamo imparato a conoscere dalle loro scelte, dal loro passato, dai pensieri più profondi e dai sogni per il futuro non li hanno solo delineati con un mirabile approfondimento ma li hanno resi umani, in una serie serie tv che di umano ha ben poco. Li hanno resi vicini a noi. Ci hanno fatto sentire colti in fallo più di una volta, come se qualcuno stesse parlando della nostra vita attraverso la storia di uno di loro.

BoJack stesso appartiene molto probabilmente a quella ristretta sfera di personaggi tra i meglio approfonditi dell’epoca d’oro delle serie tv. Un’era in cui, tra le migliaia di titoli sfornati ogni anno, la caratterizzazione dei protagonisti fa davvero la differenza.

E la lista di pregi della serie di Bob-Waksberg potrebbe andare avanti per molto.

Potremmo citare quella comicità unica che risiede nelle assurde dinamiche di un mondo che vede convivere animali ed esseri umani allo stesso modo. I dettagli che fanno la differenza nelle locandine che ornano studi e uffici della serie. Le citazioni ricercate (nella quinta stagione BoJack cita addirittura L’Essere e il Nulla di Sartre, tanto per fare un esempio). La capacità di prendere in giro con eleganza stereotipi sociali e stelle del cinema. E allo stesso modo di fare una satira tanto schietta quanto delicata sugli argomenti più disparati. Dal sessismo all’aborto, dal tritacarne di Hollywood alla società americana.

Ma questo non è un articolo sulla bellezza di BoJack Horseman. E neanche una lancia spezzata a favore di Netflix. È la nostra idea raccolta in parole della necessità di separarci da quella bellezza proprio per non rischiare di sfregiarla. Le cose belle a maggior ragione meritano una fine degna del loro spessore. E una fine che si possa definire tale, molto spesso va posta nel momento migliore di un prodotto. Questo è il caso di BoJack Horseman.

Nel corso degli anni abbiamo assistito al lento e doloroso declino di tante, troppe serie tv di tutto rispetto. Serie vittime di eventi trascinati rovinosamente oltre la fine di ciò che di nuovo avevano da raccontare.

Immaginare un destino simile anche per BoJack Horseman è doloroso quanto ripensare alle ultime due stagioni di Dexter. È vero che Raphael Bob-Wasberg avrebbe potuto andare avanti con la storia ancora per un bel po’ a detta sua, e forse lo avrebbe saputo fare egregiamente. Ma tra il pericolo concreto di una storia che rischiava seriamente di ripetersi solo per compiacere i fan con nuove stagioni, e la certezza di una conclusione degna, preferiamo la seconda.

Certo non abbiamo ancora visto la seconda mid-season di questa sesta stagione (in uscita il 31 gennaio 2020) quindi non possiamo ancora dare un verdetto conclusivo. Ma la prima conferma di avere tutte le carte in regola per un finale che non dimenticheremo facilmente. Come non dimenticheremo mai BoJack Horseman e la sua straordinaria, unica abilità di posizionarsi a un livello di qualità pari a poche serie tv.

Bojack Horseman

Non sappiamo quali siano state le ragioni di Netflix dietro la conclusione della serie. Ma di qualunque cosa si tratti, questa volta il suo tempismo potrebbe esser stato ineccepibile. Perché BoJack Horseman si prepara a uscire di scena da campione, al meglio di sé. E per quanto triste sarà accettare l’idea di un dopo che non c’è, la possibilità di ricordarla sempre come un capolavoro intatto, dall’inizio alla fine, è una consapevolezza che vale il distacco.

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