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I 10 momenti in cui Bojack Horseman mi ha spezzata in due

1) Tornare liberi

Il finale della terza stagione di Bojack Horseman rappresenta la cima di un climax ascendente nato già episodi prima. L’ennesima delusione di Bojack, bramoso di dimostrare a sé stesso e al mondo un valore che forse non possiede. La reazione di pancia, le settimane di autodistruzione con Sarah-Lynn, complice perfetta. Il suo (in)evitabile destino: l’overdose, poi la morte. E così il ritorno di Bojack sulla Terra. Il senso di colpa, la depressione, poi la fuga. Lo sguardo vuoto tra le strade silenziose del deserto californiano e il piede sull’acceleratore, alla ricerca di un tremito che lo faccia sentire ancora vivo. Poi lo stop. E d’un tratto, una visione: una mandria di cavalli correre allo stato brado in quelle terre. Liberi. Con la voce calda di Nina Simone e le struggenti note di Stars in sottofondo.

Mi sono sempre chiesta il vero significato di quella scena. Che monito lo sceneggiatore volesse darci. Mi piace pensare a un invito a riappropriarsi del proprio primordiale istinto di libertà. Quello che ti spoglia dei vestiti e della maschera indossata nella società per tornare a essere te stesso. Uscire dalla gabbia dell’Io Sociale per riprendersi il diritto di essere felici. Una sfida ardua tanto per Bojack Horseman quanto per tutti noi.

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