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White Christmas è l’anima più pura (e inquietante) di Black Mirror

Quando è la storia a ripetersi si fa fatica a credere di poter fuggire dai ricordi. Ci si dimentica del tempo che passa e quasi diventa un peso insostenibile quando fortunatamente ci accorgiamo che invece sta passando. Le memorie più brutte stanno pian piano scivolando nel vortice di istanti lontani, sempre di più. Come se fosse una vita passata, un’altra vita, quella che abbiamo vissuto aggrappandoci alla sofferenza come unica via di consapevolezza. White Christmas di Black Mirror è una puntata che non si chiude mai, un cerchio infinito di ricordi che non ha fine.

Eppure non si va via, non si riesce a fuggire da qualcosa che ti insegue. Non basta tenerlo per sé, bisogna nasconderlo, renderlo irreale. Un momento che non è mai accaduto, rimane ancora visibile, ma sotto forma di tempo ovattato, confuso, inventato. E se condividerlo poteva davvero essere la via di fuga, il giusto modo per essere consapevoli di un immenso disastro non conta più. Si riesce a riconoscere la verità solo quando ormai si è già caduti troppe volte e troppo a fondo per essere salvati. Esattamente quello che accade a Joe.

Ma questa è solo la fine di una storia fitta e intensa. Quando si scopre ciò per cui tutto è iniziato.

Serie Tv black mirror
C’è tanto, tantissimo da notare in una sola puntata. Forse più di ogni altra, a paragone solo con il finale della quarta stagione. Ogni piccola parte durante l’episodio nasconde più di quello che si riesce a raccontare. D’altronde è questa la grande forza di Black Mirror, riuscire a dire tanto in poco spazio di narrazione. Tornano i cookie e fanno il loro ingresso gli Zed Eyes. Quello che però sembra essere l’argomento celato su cui si basa l’intera puntata è la consapevolezza.

Joe viene condannato da se stesso, conserva nella memoria un triste ricordo che non avrebbe mai raccontato alla polizia, ma non importa. Ci pensa il suo cookie che subisce forse la pena più grande. Rivivere in eterno la continua sconfitta della sua umanità. E così anche il cookie di Greta, per quanto sia fatto di codici, è la perfezione di una copia. Non una simulazione, né un’imitazione, è esattamente ciò che di più grande e inimmaginabile può fare la tecnologia.

A differenza di molte altre puntate, in questa la colpevolezza è imputabile in maniera oggettiva. Si potrebbe invece discutere a lungo su come viene messa in pratica la giustizia, evidentemente troppo arbitraria e relativa. Possiamo davvero trovare una soluzione alla puntata di Black Mirror? Come sempre la risposta è nei ricordi. È nel tempo passato, ma già per noi definibile futuro, che si deve tornare.


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Ma è davvero così? Il fine giustifica i mezzi? Il problema, che poi fortunatamente diventa anche soluzione, è che siamo diversi, la risposta è soggettiva e nella maggior parte dei casi a quel limite non ci si arriverebbe. Black Mirror è lo specchio che si incontra alla fine. Quando non puoi cambiare le cose ed è già tutto così come deve essere in una società alquanto distopica. Quel riflesso è il limite, il momento in cui non ha più senso chiedersi se ne sia valsa la pena, se è davvero giusto ciò che pensiamo, ciò che abbiamo fatto e se mai i sensi di colpa possano salvarci.

In fondo se non potessimo soffrire non saremmo neanche in grado di essere giudicati. E invece sentiamo, e sentiamo tanto. Sentiamo fino a far implodere ogni volta il mondo che abbiamo dentro così che possa ogni volta rivoluzionarsi e farci cambiare direzione.

È accaduto a Joe, a Matt e a tutti i personaggi che hanno fatto da sfondo a White Christmas. Si viene tagliati fuori come punizione massima all’errore. Ed è l’uomo a punire. L’essere umano che non blocca una persona solo virtualmente, ma in tutto ciò che era prima la sua vita. Basta poco per diventare un’interferenza nella storia di qualcun altro. I due protagonisti sono inesorabilmente legati da questo. Non possono più fuggire e non ci sarà più una possibilità, neanche minima, di poter rinascere come esseri umani. Sono solo storie cancellate, che vivono di ricordi nitidi che non possono più mettere da parte, perché è l’unica cosa che gli è rimasta.

Da protagonisti diventano interferenze nella vita di chi incontrano. Non c’è più quindi l’obiettivo della giustizia di rieducare e di cambiare l’uomo per poterlo immettere nella società come persona migliore. Ma come abbiamo già detto, Black Mirror è fortunatamente solo lo specchio finale e non potersi guardare riflessi nel pieno della propria storia è davvero la punizione più difficile da accettare.

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