5- Il parto di June. The Handmaid’s Tale

In The Handmaid’s Tale le scene tesissime e apparentemente senza fine sono davvero davvero molto ricorrenti. Ma noi qui ne abbiamo scelta una che ci ha riempiti d’ansia sin dal principio: il parto di June. Chiaramente era scontato che sola, con la neve che potesse impedirle di chiedere aiuto, in una casa isolata, avrebbe partorito Holly. Ma non avremmo mai immaginato di assistere a delle sequenze così tensive ed emozionanti. Il pathos ci attanaglia dall’inizio: June è letteralmente bloccata senza via d’uscita nella tenuta di campagna della famiglia che ha la sua bambina, Hannah. L’ancella cerca disperatamente di fuggire: trova una macchina, le chiavi e mette in moto. Ma prima di partire decide che ha bisogno di provviste, così rientra in casa. Conscia del fatto che interamente vestita di rosso darebbe nell’occhio, decide anche di cercare una giacca da uomo per coprirsi prima di mettersi in viaggio. Nel frattempo arriva una macchina nel cortile: sono il comandante Waterford e sua moglie Serena sulle tracce di Fred e della bambina. June è costretta a nascondersi in soffitta nella speranza che non la trovino. Soffitta dove trova un fucile che tiene puntato sulla coppia. Poi, presa da compassione per la confessione che Serena fa al marito, decide non premere il grilletto. Torniamo a respirare quando i Waterford, convinti che l’ancella non ci sia, lasciano la tenuta. Ma il nostro cuore riprende un ritmo regolare solo per poco: June non riesce a uscire dal garage senza spalare la neve. Non solo perde altro tempo ma cade e le si rompono le acque. Sta per partorire ed è sola. Non sappiamo onestamente se riuscirà a sopravvivere. Nemmeno lei ne è così convinta. Si fa forza ripensando al primo parto, quello di Hannah, in cui era circondata dal marito, dalle amiche e da sua madre Holly. Assistiamo a un monologo di June, in preda a doglie e dolori lancinanti, che immagina di rivolgersi direttamente a sua madre, mentre si accascia. Sola e nuda, si sveglia in una pozza di sangue di fronte al fuoco, ma la bambina non è ancora nata. L’ancella decide di uscire, anche se non riesce a scambiare i passi, per sparare un colpo di fucile che richiami l’attenzione. Poi, ricordandosi degli insegnamenti di Zia Lydia, partorisce da sola. È stremata e, onestamente, lo siamo anche noi. Ma, proprio quando sembra che la tensione possa allentarsi, ecco arrivare una macchina in cortile.