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5 cose che ho pensato dopo aver rivisto la prima puntata di Attack on Titan a distanza di anni

Il mio primo approccio ad Attack on Titan non è stato dei più semplici. Questo perché, a parte quegli anime storici con i quali quasi tutta la mia generazione è cresciuta da piccola, in tempi più recenti non mi sono mai davvero approcciata al genere. L’ho sempre guardato da lontano pur ammirandolo e rispettandolo. Di conseguenza, iniziare Attack on Titan è stato un po’ traumatico e difficile, soprattutto durante la prima stagione. Va da sé che quel piccolo scoglio è stato ben presto superato e, anzi, il mio amore per l’anime è diventato così forte da avermi spinta a fare un rewatch, in vista dell’episodio finale in arrivo in autunno (si spera). Rivedendo il primo episodio, dopo diversi anni, mi sono resa conto di come molte situazioni mi abbiano colpita in maniera nuova e diversa, alla luce della strada percorsa fino ad ora.

ATTENZIONE! L’articolo potrebbe contenere spoiler su Attack on Titan, non rovinatevi la visione di questo splendido anime se non l’avete ancora recuperato.

1) Cosa è la libertà?

Attack on Titan (640×360)

Una costante che lega insieme l’intera e complessa storia di Attack on Titan è, sopra ogni altra cosa, quel desiderio vorace di libertà. Di questo sentimento se ne fa promotore, in primis, Eren che, fin da bambino, ha chiaro in mente quale sia il suo obiettivo nella vita. Cresciuto all’interno delle mura, il piccolo Eren non ha mai visto il mondo esterno e pur non conoscendolo affatto ne è profondamente attirato. In lui il desiderio di esplorazione è pulsante ed è il movente che spinge la maggior parte delle sue azioni. Più della vendetta. Più dell’odio nei confronti del “nemico”. Questo impulso, ben diverso dalla curiosità innocente e scientifica di Armin, si coniuga con una fame di libertà che porta Eren a prendere determinate decisioni nell’arco delle stagioni.

E se il nostro protagonista diventa, fin dall’inizio, il simbolo di una ricerca più viscerale della libertà, gli altri personaggi affrontano lo stesso tema secondo chiavi di lettura diverse. Armin, Levi, Erwin, Sasha, tutti i personaggi rappresentano facce diverse dello stesso ideale: che si tratti della conquista di un pezzo di pane o di sopravvivere nei sobborghi più malfamati della capitale. Cosa è allora la libertà? È la possibilità di vivere senza catene, siano queste mentali o fisiche. È l’occasione di vedere il mondo e le sue meraviglie. È la facoltà di camminare, respirare e amare senza vincoli.

Un messaggio che Attack on Titan ci regala fin da quel terribile primo episodio.

2) Sono sempre stati lì

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Attack on Titan (640×360)

Quel giorno riaffiorarono alla mente dell’umanità

Con queste parole si apre la storia di Attack on Titan, mentre una mano e un volto umanoide di dimensioni gargantuesche si mostrano agli abitanti di Shinganshina. Il nemico dell’umanità fa la sua comparsa già in quei primi, terrificanti minuti lasciando noi spettatori con un milione di domande. E ancora era solo l’inizio. Mentre l’episodio procede e assistiamo alla devastazione più totale, alla morte della madre di Eren e al cammino che il nostro protagonista decide di intraprendere, non possiamo non soffermarci su un’ineluttabile verità: era già tutto davanti ai nostri occhi.

Il segreto delle mura, nascosto in bella vista e che verrà rivelato solo diverse stagioni più avanti. Non solo. Anche l’identià del gigante colossale e del gigante corazzato verrà fuori solo tempo dopo, ma riguardare il primo episodio con il senno di poi, consapevoli di tutte queste verità fa un certo effetto. Mi ha fatto riflettere su come ogni singola decisione di ogni singolo personaggio si intrecci l’una all’altra in un effetto domino di proporzioni bibliche. Mentre Eren osserva terrorizzato le mura del suo distretto che vengono abbattute, non ci si può non soffermare su come lui stesso farà cadere quelle mura un giorno. I giganti che daranno il via al boato della terra sono lì dall’inizio.

3) Grisha, padre dell’anno?

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Attack on Titan (640×360)

Tra i molti personaggi secondari che si susseguono in Attack on Titan ce n’è uno in particolare che solo molto tempo dopo rispetto al primo episodio acquisisce un senso del tutto nuovo. Stiamo parlando di Grisha Jaeger, padre di Eren e di Zeke, ospite del gigante d’attacco e membro del gruppo di restaurazionisti di Eldia. Grisha è un uomo che assume tridimensionalità nella storia attraverso la memoria sua o di altre figure con cui è entrato in contatto. Il Grisha che ci viene presentato nel primo episodio sembra un uomo normalissimo, un medico rispettato dalla propria comunità e un padre e marito amato.

La verità emerge solo durante la terza stagione, quando Eren e gli altri membri del gruppo di ricerca riescono finalmente a entrare nella cantina gettando una luce sulla vera storia dell’umanità. Anche in questo caso, riguardando il primo episodio fa uno strano effetto pensare a quanto la figura di Grisha sia catartica per il futuro di Paradis e non solo. Un uomo che, con le sue azioni, ha influenzato in maniera diversa e più o meno impattante i percorsi di vita dei propri figli: da un lato Zeke e il piano per l’eutanasia, dall’altro Eren e il suo animo combattivo.

4) Storia corale

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Attack on Titan (640×360)

In Attack on Titan tutte le nostre iniziali convinzioni finiscono, prima o poi, per crollare su se stesse come un castello di carte.

Dopo tutta la strada percorsa, è difficile riuscire a rivedere il primo episodio senza sentire una stretta al cuore. Non solo per i personaggi che abbiamo amato e ai quali abbiamo dovuto dire addio ma per la consapevolezza crescente, nel corso dell’anime, che non esistono solo bianco e nero. Quando Attack on Titan ha inizio, con la distruzione del distretto di Shingashina, riusciamo a empatizzare subito con il proposito di vendetta di Eren. I giganti sono il nemico e vanno sterminati, a qualunque costo. Poi i diari di Grisha e il tradimento di Reiner e Berthold rivelano che il nemico ha un altro volto. Poco importa, esiste comunque qualcuno a cui dare la colpa, qualcuno che deve pagare. Una convinzione che ci accompagna fino alla quarta stagione, quando poi le cose si fanno complicate.

La dicotomia bianco-nero, giganti-esseri umani presente all’inizio dell’anime perde forza, con il passare delle stagioni. Attack on Titan ci insegna che esistono, in realtà, diverse gradazioni di grigio e che nessuno è solo cattivo o solo buono. Gli esseri umani, in quanto tali, vivono di egoismi e contraddizioni ma anche di un attaccamento viscerale nei confronti della vita. Così alla luce di ciò che ormai sappiamo, le azioni di Reiner e Berthold nel primo episodio acquisiscono un nuovo significato.

5) La sigla

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Attack on Titan (640×400)

Dopo quattro stagioni, la sigla della prima parte della prima stagione di Attack on Titan rimane ancora una delle migliori. Insieme, va da sé, a quella Shinzo wo Sasageyo!, opening della seconda stagione. Seppur siano passati molti anni, Guren no Yumiya riesce ancora a trascinare lo spettatore e a farlo sentire partecipe degli eventi che sta guardando.

Un testo che parla di lotta, di cacciatori e prede, del desiderio di strapparsi di dosso le catene ed essere finalmente liberi. L’idea di libertà, punto con il quale abbiamo deciso di aprire questa lista, è già presente nel ritmo incalzante e nelle parole feroci della canzone. Un inno disperato che coinvolge tutti i personaggi, non solo coloro che impariamo a conoscere e apprezzare nei primi episodi ma anche coloro che verranno molto tempo dopo.