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10 motivi per amare Zeke, il Gigante Bestia di Attack on Titan

Attenzione! Il seguente articolo su Zeke contiene spoiler dell’anime Attack on Titan – L’attacco dei Giganti. Se non ne avete ultimato la visione, non proseguite nella lettura.

C’è una ripugnante bestialità nell’uomo, ma quando è allo stato puro la vedi dall’alto della tua vita spirituale e la disprezzi, e sia che tu cada o resista, rimani quello di prima; ma quando questa stessa animalità si dissimula sotto una copertura pseudo-estetica, poetica, e prende considerazione, allora, divinizzando l’animalità, ti perdi in essa, e non distingui più il bene dal male. Allora è terribile.

Così scriveva Lev Tolstoj in uno dei suoi più noti lavori, Resurrezione. Ma perché proprio Tolstoj, direte voi. D’altra parte questo è e resta un articolo su Zeke, il Gigante Bestia di Attack on Titan, l’anime tratto dal manga omonimo di Hajime Isayama. La motivazione è presto detta: L’Attacco dei Giganti affronta con particolare maestria temi enormemente complessi – la difficoltà di saper riconoscere il bene e il male, la libertà degli uomini, l’odio tra gli stessi – e riteniamo che Zeke Jeager, il Gigante Bestia dalle fattezze scimmiesche – bestiali, appunto – rappresenti magistralmente questo punto di non ritorno.

Zeke è a tutti gli effetti la rappresentazione visiva dell’uomo che si è fatto bestia, e che si è perso nel processo che lo ha reso tale, impedendogli di distinguere il bene dal male.

Anzi, vogliamo spingerci oltre: nonostante sia evidente come Zeke rappresenti il villain della storia, ci sono senza dubbio delle ragioni di fondo che hanno spinto migliaia e migliaia di fan in tutto il mondo ad apprezzarne il personaggio, il suo passato, la sua filosofia, la sua lotta interiore.

Dopo una premessa simile, è probabile che alcuni dei punti che toccheremo in questa lista vi appaiano banali o superficiali: questo perché Isayama ha avuto il merito di saper conciliare con astuzia e intelligenza gli elementi propri dello shonen manga – il combattimento, l’esaltazione dei valori positivi, il trionfo del bene sul male – con temi dalla grande tradizione filosofica quali la moralità, l’etica, la giustizia.

Andremo a vedere quali sono le ragioni che hanno spinto così tanti fan di Attack on Titan ad amare un personaggio tanto controverso, profondo ed enigmatico come Zeke Jeager (oltre ai personaggi “buoni”, per così dire), e inevitabilmente queste ragioni non potranno che attraversare entrambi i mondi: quello del genere shonen da un lato, e quello della morale e della storia di Zeke dall’altro. Inizieremo dal primo, per poi spostarci verso il secondo.

1. La prima apparizione del Gigante Bestia

Siamo al primo episodio della seconda stagione, e gli interrogativi a cui Isayama deve ancora rispondere sono innumerevoli. La prima stagione ci ha introdotto al mondo dei giganti, presentandone la struttura fisica, le dimensioni, la quasi totale assenza di capacità intellettive – di fatto, fatta eccezione per i giganti “anomali” visti fino ad ora come il Gigante Colossale, il Gigante d’Attacco, il Gigante Femmina e il Gigante Corazzato, tutti gli altri sono mossi dalla sola insaziabile pulsione famelica -.

Zeke - il Gigante Bestia
Zeke – il Gigante Bestia, Episodio 2×01 (640×360)

È Mike, inviato dal capitano del Corpo di Ricerca Erwin Smith, a individuare per primo il Gigante Bestia: “Quel gigante anomalo mi preoccupa. È diverso dagli altri. Sarà alto più di 17 metri. È enorme“. In una scena che lascia attoniti e sbigottiti sia Mike che noi spettatori, assistiamo al momento in cui il misterioso gigante anomalo afferra il cavallo che avrebbe dovuto portare in salvo Mike per poi scagliarlo contro di lui con violenza inaudita. È però ciò a cui assistiamo negli istanti subito successivi a sconvolgerci definitivamente: il Gigante Bestia è infatti non solo in grado di fermare gli altri giganti, ma anche di esprimersi e comunicare verbalmente. Come se non bastasse, nonostante l’aspetto scimmiesco, le sue espressioni facciali si dimostrano essere profondamente umane e sembra essere dotato di perspicacia e intelligenza fuori dal comune.

2. Lo stile di combattimento del Gigante Bestia

Più vediamo combattere Zeke e più ci rendiamo conto di quanto il suo stile di combattimento sia ispirato al baseball – la tecnica di lancio dei massi è in tutto e per tutto la stessa di un lanciatore che si appresta a scagliare la palla, e perfino i termini utilizzati sono molto spesso gli stessi -.

Zeke - il Gigante Bestia
Zeke – il Gigante Bestia, Episodio 3×04 (640×360)

Le ragioni che ci hanno portato ad inserire lo stile di combattimento all’interno della nostra personalissima lista sono principalmente due: da un lato, è noto come il baseball sia uno sport particolarmente amato dal pubblico giapponese – elemento, questo, che ha garantito a Zeke l’apprezzamento di parte del pubblico -. Dall’altro, questa tecnica di combattimento rappresenta un elemento importante del passato di Zeke; anzi, è la prova tangibile dell’unico vero legame che lui sia mai stato in grado di costruire, alimentare e preservare. Stiamo parlando del legame tra lui e il suo mentore Tom Xaver, precedente possessore del Gigante Bestia e in cui il giovane Zeke ha ritrovato ciò che di più simile potesse esserci in una figura paterna, essendo stato tradito e soggiogato dalla sua stessa famiglia.

Tali spiegazioni sono poi legate l’una all’altra da una ragione strettamente culturale: sia che si guardi alla cultura americana, sia che si guardi a quella giapponese, insegnare a giocare a baseball è sempre stato concepito come un importante elemento di passaggio nella costruzione del legame tra padre e figlio.

3. L’incredibile rivalità tra Zeke e Levi

È cosa risaputa: Levi Ackerman è senza ombra di dubbio il personaggio più amato dai fan de L’Attacco dei Giganti. Il suo fare disinteressato, la sua freddezza ma soprattutto il suo innato talento nel combattere lo hanno reso il rivale perfetto per il più ingombrante dei villain, il Gigante Bestia. Senza nulla togliere ai tanti combattimenti cui assistiamo nel corso dell’anime, gli scontri che vedono protagonisti Zeke e Levi sono senza dubbio tra i più avvincenti e appassionanti dell’intera storia. Anzi sono forse quelli che, più di qualunque altro, permettono al lavoro di animazione di risplendere: dinamiche e dal ritmo serrato, le battaglie tra Zeke e Levi acquistano particolare rilevanza anche e soprattutto per il carico emotivo che portano con sé.

Attack on Titan
Zeke vs Levi, Episodio 3×05 (640×360)

Il primo scontro avviene subito dopo il sacrificio di Erwin e della quasi totalità del Corpo di Ricerca: in questo caso è Levi ad avere la meglio, con una sequenza di attacchi con precisione chirurgica che costringono Zeke ad una frettolosa ritirata. Il secondo scontro, quello finale, è senza dubbio tra gli scontri più crudi e violenti dell’intero anime: Zeke ha appena trasformato in giganti tutti coloro che hanno bevuto il suo liquido spinale, costringendo Levi a uccidere i suoi stessi compagni e commilitoni. Anche in questo caso, grazie all’ausilio dei proiettili perforanti, Levi riesce ad avere la meglio sul Gigante Bestia.

4. Il legame tra Zeke ed Eren

Il legame di sangue tra Eren e Zeke è indubbiamente uno degli elementi cardine dell’intera narrazione portata avanti da Isayama. Entrambi figli di Grisha Jeager, le loro storie sembrano essere tristemente simili, oltre che intimamente connesse l’una all’altra. Ma per poter comprendere il legame tra i due, è indispensabile prima parlare di Grisha Jeager. L’uomo ha infatti vissuto due vite: la prima, da eldiano cresciuto nel campo di Liberio, lo ha portato a prendere parte alla ribellione contro i marleyani, complice anche l’assassinio di sua sorella Faye. Durante la sua prima vita ebbe un figlio con Dina Fritz, ultima discendente della famiglia reale dei Fritz e militante nel movimento per la Restaurazione di Eldia. Quel figlio era Zeke, a cui i genitori imposero – sin dalla prima età – il ruolo di infiltrato tra le linee nemiche. E fu proprio Zeke a denunciare il movimento rivoluzionario all’esercito di Marley, condannando la madre alla peggiore delle sentenze: essere trasformata in gigante. È proprio lei, infatti, il gigante sorridente dalle sembianze femminili che nell’episodio pilota di Attack on Titan divora Carla Jeager, seconda moglie di Grisha e madre di Eren.

Grisha, in seguito alla soffiata di Zeke, fu costretto all’esilio nell’isola di Paradis, dove cercò di costruirsi una seconda famiglia proprio con Carla, dal cui matrimonio nacque proprio Eren.

Nonostante il loro primo incontro, durante la battaglia per la liberazione del distretto di Shiganshina, li abbia visti combattere l’uno contro l’altro, le cose cambiano quando entrambi vengono a sapere del loro legame di sangue. Sia Zeke che Eren sono mossi dalla stessa necessità, dallo stesso sogno. Il mezzo, però, è diverso. Ed entrambi hanno vissuto sotto il peso di un padre che non ha mai smesso di soggiogarli per il proprio fine.

Eren e Zeke - L'Attacco dei Giganti
Eren e Zeke (640×320)

Insomma, il rapporto tra Eren e Zeke è un rapporto profondo, che affonda le sue radici non solo nella solitudine e nella condivisione di un obiettivo comune, ma anche e soprattutto nella sofferenza che entrambi hanno dovuto sopportare. Zeke aveva visto in Eren il legame di sangue che aveva sempre desiderato avere, una figura a lui affine che condividesse le sue stesse idee, oltre che i suoi geni. Eren aveva visto in Zeke solamente un mezzo per raggiungere un fine – e questo è forse il tradimento più devastante che Zeke abbia mai dovuto affrontare.

5. Il passato di Zeke

Lo abbiamo già accennato nel punto precedente: se vogliamo comprendere le azioni di Zeke, cercare quei segnali in grado di spiegare le origini della sua malvagità e della sua totale mancanza di pietà ed empatia, è al suo passato che dobbiamo guardare. Quello di Zeke è un passato drammatico, tormentato, traumatico. Sin dalla nascita il suo ruolo era già scritto: obbligato dal padre Grisha e dalla madre Dina, sarebbe stato l’infiltrato del movimento per la restaurazione di Eldia, il cui ultimo fine era il crollo dell’impero di Marley. Troppo giovane per saper discernere tra giusto e sbagliato, il piccolo Zeke decide di rivelare il suo ruolo a Tom Xaver, precedente possessore del Gigante Bestia e ciò che di più simile a un padre Zeke abbia mai avuto, arrivando così a tradire la sua stessa famiglia, condannando entrambi all’esilio. Ed è sempre Xaver a tramandare a Zeke il piano per la sterilizzazione totale del popolo di Eldia come unica via per porre fine allo scontro secolare tra eldiani e marleyani. Affinché la guerra abbia fine e la pace possa tornare su questo mondo, l’unica soluzione è che gli eldiani si estinguano.

Zeke e Xaver - L'Attacco dei Giganti
Zeke e Xaver (640×360)

Il suo passato rende Zeke un personaggio profondamente complesso, un villain tormentato, mosso solo dalla sua incrollabile morale. È indubbio che un personaggio così ben costruito si guadagni l’interesse del pubblico, fino a diventare perfino uno dei più amati e apprezzati in assoluto all’interno dell’universo di Attack on Titan.

6. L’urlo del Gigante Bestia

Cosa si è disposti a fare per il proprio scopo? Quanto male si è disposti a sopportare, a infliggere? Nonostante avessimo già la certezza che Zeke non fosse in grado di provare pietà per le sue vittime o rimorso per le sue azioni, la sua decisione di mischiare il proprio liquido spinale al vino donato agli abitanti di Paradis si è dimostrata tra le cose più atroci che egli abbia mai commesso. A dimostrare, ancora una volta, come fosse disposto a tutto pur di portare a compimento il suo piano di sterilizzazione dell’intero popolo di Eldia.

Zeke - Attack on Titan
Zeke – il Gigante Bestia (640×360)

Il suo urlo ha gettato Paradis nella disperazione e nel caos più totali, seminando macerie e morte come eco del suo stesso grido. Migliaia furono infatti le persone – chi più, chi meno innocente – che in seguito al suo urlo vennero trasformate in giganti, perdendo così ogni briciolo di umanità. Assistiamo attoniti alla trasformazione di personaggi come Falco e il Comandante del Corpo di Guarnigione Pixis e così facendo non possiamo fare a meno di confermare come Zeke sia il villain per eccellenza, il capro espiatorio su cui riversare tutto il proprio odio. È esattamente questa la forza del personaggio ideato da Isayama: Zeke è un perfetto capro espiatorio, un personaggio profondamente tormentato, mosso dal solo desiderio di porre fine all’esistenza del suo stesso popolo affinché una pace duratura possa essere garantita, una figura che si faccia carico di tutti i mali del mondo. Insomma, si può essere d’accordo o meno sul fine e sui mezzi per ottenere quel fine, ma è impossibile non riconoscere la grandezza e la profondità di un villain costruito con tale attenzione e consapevolezza.

7. Zeke si fa carico del male, per il bene

Avrete sicuramente sentito parlare del problema etico del carrello ferroviario formulato da Philippa Foot: un carrello ferroviario sta sfrecciando incontrollato sui binari, senza possibilità di frenare la sua corsa. Lungo la traiettoria del carrello vi sono cinque persone completamente ignare del pericolo. Voi vi trovate nella possibilità di far deviare il carrello su un’altra rotaia azionando una leva, determinando però la morte di un’altra persona sulla seconda traiettoria. Il dilemma è se sia lecito azionare la leva e uccidere la singola persona per salvarne cinque, oppure no.

Insomma, l’uomo è posto davanti a una scelta paralizzante: non agire e lasciare che il carrello ferroviario faccia il suo corso uccidendo le cinque persone, o assumersi la responsabilità delle proprie azioni e azionare lo scambio di rotaia, determinando però la morte di una persona?

Zeke - Attack on Titan
Zeke in catene (640×360)

Zeke è quell’uomo. Può decidere di non agire, di lasciare che la spirale d’odio tra Eldia e Marley faccia il suo corso continuando a mietere vittime, distruggendo sogni e speranze di intere generazioni. Oppure può azionare la leva, cambiare traiettoria. Per quanto radicale sia la sua decisione, è innegabile come lui si faccia carico del male, per il bene. Sterilizzare l’intero popolo di Eldia – macchiarsi del delitto di quel singolo uomo sui binari – e determinarne l’estinzione nel corso di cento anni, per garantire un futuro libero dall’odio e dalla disperazione alle generazioni future.

8. Eren non sarebbe ciò che è senza Zeke

Non esiste bene senza male, e non esiste male senza bene. E dove il bene prospera è necessario che lì alberghi il male. Analogamente, dove il male pervade ogni cosa e spegne ogni luce, è da lì che origina la scintilla. Ecco perché Eren non sarebbe ciò che è senza Zeke, senza il tradimento, senza il conflitto. Senza Zeke, Eren non avrebbe mai ottenuto il potere del gigante fondatore, e non sarebbe mai entrato in contatto con Ymir. Senza Zeke, nulla di tutto ciò che abbiamo visto sarebbe stato possibile. Per questa ragione è un personaggio chiave, per questa ragione è molto più che un semplice villain – il cattivo -.

Zeke - Attack on Titan
Zeke e Eren (640×316)

La bellezza de L’Attacco dei Giganti risiede proprio in questa consapevolezza: che nel mondo non esiste giusto o sbagliato, bianco o nero. Che orribili cose possono essere fatte in nome del bene, e che giudicare le azioni del singolo (che sia Eren o Zeke) non dovrebbe avvenire sulla base di una visione binaria. La scelta di Zeke ha creato le condizioni affinché Eren diventasse ciò che è, così come le scelte di Grisha hanno fatto in modo che Zeke diventasse il possessore del Gigante Bestia.

9. La fermezza delle sue convinzioni

A più riprese assistiamo alle lotte interne di Zeke. Lo vediamo soffrire e tormentarsi davanti alla più difficile delle scelte: seguire le sue convinzioni, restare fedele alla sua morale, proseguire nelle orme del suo mentore – e di conseguenza determinare l’estinzione del suo stesso popolo – o non agire, restare inerme davanti ad un odio che non avrà mai fine.

Zeke - Attack on Titan
Zeke (640×360)

Sotto questo punto di vista Zeke è ben diverso da Eren. Zeke ha il coraggio di scegliere, di accettare il peso della sua scelta e di portare questo enorme fardello per l’eternità. Zeke è, a differenza di Eren, coerente. Inamovibile nelle sue convinzioni, e disposto a morire pur di realizzarle. E forse è proprio questa la ragione per cui è e resta uno dei personaggi più amati dell’intera storia: perché siamo testimoni della sua presa di coscienza, e soprattutto perché Isayama ci ha permesso di osservarne l’intero processo di consapevolezza, ne siamo stati testimoni. Empatizziamo con il personaggio perché ne riconosciamo la forza d’animo, la grandezza morale e il coraggio.

10. Il più bestiale degli uomini, e il più umano dei giganti

Tutti i punti che abbiamo passato in rassegna servivano esattamente a questo scopo, ovvero a condurci alla consapevolezza di come Zeke sia allo stesso tempo il più bestiale degli uomini e il più umano dei giganti. Non è un caso, dunque, che Isayama abbia individuato in Zeke il perfetto possessore del Gigante Bestia.

Zeke - Attack on Titan
Zeke – Il Gigante Bestia (640×360)

Quella di Zeke è una scelta mostruosa. Annullare l’esistenza di un intero popolo non può essere la soluzione, e chiunque sia convinto del contrario dovrà inevitabilmente offrire in sacrificio ogni briciolo di umanità che ancora possiede. Convivere con una simile scelta è semplicemente impossibile, a meno che non si sia disposti a perdere ciò che ci rende umani – l’empatia, il perdono, la comprensione -. Per questo Zeke è il più bestiale degli uomini: perché ha sacrificato la sua stessa umanità per la sua causa, per la sua idea di libertà. Ma, allo stesso tempo, è il più umano dei giganti: non solo è il più intelligente tra loro, ma le sue sembianze scimmiesche lo rendono ciò che di più prossimo possa esserci all’uomo (evolutivamente parlando). Il Gigante Bestia non è mosso dalla sola insaziabile fame che accomuna tutti i giganti, anzi: la sua è una ferocia calcolata, strategica, rivolta ad un fine.

Ecco cosa rende unico Zeke Jeager, il Gigante Bestia di Attack on Titan; ecco perché è impossibile non amarlo: Zeke è il personaggio che più di chiunque altro incarna la bestialità dell’uomo, l’abbandono di ogni morale. Ma incarna anche la resilienza dell’uomo – e di ciò che lo rende tale – in un mondo ferino, aggrappandosi con forza alla speranza di un mondo migliore.