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I 7 peggiori papà nella storia degli anime

Tra i personaggi degli anime, i papà non sempre ricoprono un ruolo rilevante nella storia. Eppure ci sono casi in cui questi sanno come farsi ricordare, lasciando un pessimo ricordo di sé e in alcuni casi turbandoci anche profondamente. Ci sono casi limite, come possono essere Grisha di Attack on Titan o Gambino di Berserk, ma anche casi di sofferenze più quotidiane e altri in cui, nonostante i terribili errori di partenza, riusciamo a vedere una luce in emergere nelle tenebre.

Ecco quali sono i peggiori padri della storia degli anime, quelli che di padri non hanno assolutamente nulla.

1) Rasa – Naruto

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Personaggi degli anime (640×360)

La storia di Naruto e Gaara è molto più simile di quanto all’inizio della storia si potesse intuire. Eppure, come è stato per il protagonista, Gaara diviene un contenitore: Shukaku venne imprigionato dentro il piccolo per ordine del quatro Kazekage Rasa della Sabbia, causando la morte della moglie e la nascita prematura di suo figlio. Tuttavia, non appena Gaara cresce e i suoi poteri iniziano a manifestarsi, Rasa inizia a vedere il piccolo come un esperimento, una minaccia da cui doversi difendere. Instilla odio verso di lui e tutto il villaggio inizia a guardarlo con paura e sospetto, culminando poi in sei tentativi da parte del padre di ucciderlo ed eliminare così l’abominio dalla sua vista. Ma anche quando finalmente Gaara dimostra di riuscire a controllare Shukaku, Rasa non si redime, ma inizia invece a vedere suo figlio come l’arma utile che sperava diventasse.

Invece di aiutare a controllare lo spirito imprigionato, di aiutarlo e di sostenerlo, dopo averlo lui stesso condannato, Rasa non smette di pensare al proprio tornaconto e ai propri interesse. Incapace di provare affetto verso suo figlio, lo porta a diventare un assassino spietato.

2) Grisha Jeager – Attack on Titan

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Tra i personaggi degli anime, Grisha Jeager è uno dei padri più celebri. Soprattutto dopo l’episodio 20 della quarta stagione abbiamo scoperto un nuovo lato del suo carattere e soprattutto una nuova versione della storia. Attack on Titan mostra come non esista una sola verità, non c’è solo il bianco o il nero: una vasta gamma di sfumature nel mezzo rende la verità labile, difficile da trovare e il senso stesso di giusto e sbagliato si perdono nelle pieghe della storia.

Come accade per tutti i personaggi di Attack on Titan, anche Grisha rivela una personalità a tutto tondo. Ha commesso degli errori, ma ha anche imparato da essi. Anche egli vittima del passato e delle conseguenze future. Non possiamo giustificarlo per aver portato via l’infanzia a Zeke, né per aver tentato di rendere suo figlio strumento di un piano superiore, vedendo in lui null’altro che un progetto e un bambino, da amare e accudire. Ma, sebbene resti un padre orribile, possiamo in qualche modo comprendere la sua storia. E provare quel senso di pietà per chi è vittima di un mondo che gira sempre nello stesso modo.

3) Gambino – Berserk

Personaggi degli anime (640×382)

In Berserk il male assume molteplici forme e sfaccettature. Una di esse è certamente Gambino, padre adottivo di Gatsu e uno dei peggiori personaggi degli anime, nonché profondamente disturbante. Gambino trova Gatsu, protagonista dell’anime, appena nato: il piccolo era venuto al mondo mentre sua madre veniva impiccata e d’allora si convince che il piccolo porti sfortuna. Capo di una banda di Mercenari, Gambino lo alleva tra le armi e lo istruisce all’arte della guerra. Una sera Gatsu – appena quattordicenne – viene rapito e Donovan, un energumeno violento, abusa di lui. Questo trauma che inevitabilmente lo segnerà per tutta la vita era stato in realtà inflitto al protagonista dal suo stesso padre. Anni dopo, in uno scontro tra i due, Gambino rivelerà a Gatsu di averlo venduto a Donovan per un misero soldo.

Gambino non è mai stato un padre per Gatsu, ma ha visto in lui un mero mezzo per raggiungere i propri obiettivi. Eppure, il protagonista aveva visto in lui una figura genitoriale di cui aveva disperatamente bisogno.

4) Kazuma Sohma – Fruits Basket

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In Fruits Basket la maggior parte dei protagonisti ha un rapporto difficile con i propri genitori. Non è un caso, ma ci viene anche spiegato: sono molto rari a casi di genitori che sopportano l’idea che il propri figlio sia uno dei 12 membri dello zodiaco e che, quando meno lo desidera, si trasforma in animale. Ma il caso di Kyo è diverso: lui è il gatto, colpito da una maledizione, viene allontano e bistrattato perfino dagli altri 12 segni. Per anni, il padre lo ha incolpato del suicidio della madre e per anni Kyo ha convissuto con il senso di colpa e la repulsione verso se stesso instillatagli dal papà e dalla famiglia Sohma in generale.

Il lungo percorso di crescita e accettazione di Kyo lo porta anche a rendersi conto che quell’uomo che chiama papà, un padre non lo era mai stato. Un papà che augurava al figlio di essere incatenato e soffrire per tutta la vita e che non ha saputo riconoscere che sua moglie fuggiva non dalla maledizione di Kyo, ma dalla rabbia del marito.

5) Shou Tucker – Fullmetal Alchemist: Brotherhood

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Personaggi degli anime (640×360)

Tra i peggiori padri degli anime non poteva mancare Shou Tucker. Lo scienziato viene visto dai fratelli Elric come un genio: è stato il solo alchimista in grado di creare una Chimera, fusione di più esseri viventi, capace di parlare. Anche se la sola parola che dice è: “uccidetemi”. Gentile e amichevole, Shou Tucker si rivela non solo un pessimo papà e marito, ma anche uno dei personaggi degli anime più raccapriccianti. In gravi difficoltà finanziarie, lo stato sta per revocargli il titolo di Alchimista di Stato e i fondi, dato che le sue ricerche non stavano facendo alcun progresso. Così l’alchimista decide di creare una nuova chimera: unisce in modo irreversibile sua figlia Nina con il cane Alexandre. Come aveva già fatto con sua moglie, diversi anni prima.

Shou Tucker è un uomo che vede gli altri essere umani come null’altro che corpi su cui fare esperimenti, convinto che qualsiasi altro scienziato avrebbe fatto lo stesso nella sua situazione. Neanche l’affetto per la sua stessa figlia gli ha impedito di condannarla a una morte atroce, costretta in una forma bestiale.

6) Endeavor – My Hero Academia

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Personaggi degli anime (640×320)

Enji Todoroki, meglio noto come Endeavor, si sta pian piano redimendo. Ma prima che iniziasse questo percorso di crescita e che con sacrificio mettesse da parte la sua sete di potere, continuava la sua scalata verso il successo a discapito dalla famiglia. I presupposti sono raccapriccianti: quest’uomo ha messo al mondo quattro ragazzi solo perché sperava di creare un eroe imbattibile, metà ghiaccio e metà fuoco. E quando finalmente è riuscito nel suo intento con Shoto, gli ha sottratto l’infanzia. L’ha tenuto lontano dai suoi fratelli, ormai inutili per il raggiungimento del proprio obiettivo, e la portato allo stremo delle sue forze fisiche e psicologiche. E, come se non bastasse, ha piegato al punto la sanità mentale di sua moglie da farle commettere un gesto inconsulto di violenza nei confronti di Shoto stesso. Endeavor ha costruito con la forza e l’intransigenza un clima di terrore a casa, che ha portato allo sfascio la propria famiglia.

È assistendo alla rabbia di Shoto – repulso dal padre e dal suo potere – e alla gentilezza e al sogno di Midoriya e AllMight che Endeavor finalmente sta iniziando a comportarsi come un eroe, ma soprattutto come un padre.

7) Rikurou Aisaka – Toradora

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Tra i personaggi degli anime citati, Rikrou Aisaka forse sarà il meno noto. La storia di Taiga colpisce nella sua semplicità. A differenza di casi limite come quello di Gambino in Berserk o di Rasa in Naruto, Rikurou Aisaka non è altro che un buono a nulla, come lo chiama sua figlia. Dopo il divorzio, ha comprato un appartamento alla figlia e l’ha lasciata sola, sparendo dalla sua vita. È un uomo che non era pronto a essere padre – ma probabilmente non lo sarà mai – e che con la sua immaturità e la sua assenza ha finito per ferire Taiga innumerevoli volte.

Troppo spesso i problemi irrisolti dei genitori si riversano sui figli e troppo spesso questi si trovano a pagarne lo scotto: problemi di rabbia, insicurezza, incapacità di aprirsi con il prossimo e soprattutto di processare le proprie emozioni nel modo giusto. La fortuna di Taiga è stata quella di aver trovato una famiglia che l’abbia accolta e le abbia dato quell’affetto di cui era stata manchevole da tutta la vita.

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