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Ci voleva Andor per tornare a far brillare l’universo di Star Wars. C’è poco da dire di fronte a un finale che rasenta la perfezione. Culmine di una stagione fantastica. In queste settimane abbiamo più volte ribadito l’eccezionalità di ciò a cui stavamo assistendo (vi proponiamo anche i collegamenti alle scorse recensioni: dal trittico d’esordio al secondo appuntamento, fino alle meravigliose tre puntate della scorsa settimana), adesso abbiamo la definitiva conferma dell’immenso valore di Andor. La serie tv di Disney+ ci regala un finale imponente, ultimo tassello di un’atipica trilogia che s’impone come la migliore dell’intero franchise.
Queste puntate finale di Andor collegano definitivamente la serie tv a quel gioiello di Rogue One. A conti fatti abbiamo una nuova trilogia di Star Wars. La migliore, globalmente, come dicevamo. Già il film del 2016 rappresentava un’eccellenza nell’universo ideato da George Lucas. Queste due stagioni di Disney+ aggiungono però profondità all’intera narrazione, conferendo una maturità mai vista prima in nessun passaggio del franchise. Col passare delle settimane Andor è salita di tono, arrivando a ricongiungersi a Rogue One nel modo miglior possibile. In questa recensione ci concentreremo su questi tre episodi finali, ma ogni plauso che vi troverete è da estendere all’intero corpo narrativo, impeccabile dall’inizio alla fine.

Il sacrificio di Luthen
Tutta la prima puntata di questo ultimo appuntamento con Andor è dedicata a Luthen Rael. Personaggio sin da subito controverso, viene finalmente approfondito in questo episodio. Scopriamo al verità sul suo passato e sul suo incontro con Kleya. La sua trafila tra le forze imperiali come Sergente Lear. La diserzione e l’adesione alla causa ribelle. Il racconto del passato di Luthen viene sapientemente alternato con l’epilogo del suo presente. L’uomo viene scoperto da Dedra – la scena del confronto tra i due viene costruita con la solita maestria – e decide di sacrificarsi per non cadere in mano alle forze imperiali.
Al sacrificio di Luthen fa da cassa di risonanza la difficile scelta di Kleya, che si trova a dover uccidere il suo mentore tenuto in vita dall’Impero. C’è un’armonia narrativa impressionante che ci porta a questo momento. Durante le scene del passato ci vengono mostrati sprazzi della vita da fuggitivi dei due e proprio questi lampi costituiscono una sorta di filo rosso che ci porta alla scelta di Kleya. Sin da bambina ha dovuto imparare a convivere col peso di determinate decisioni. E la Ribellione, in fondo, è proprio questo: fare la scelta giusta anche quando è estremamente complicato.
Così si chiude l’arco narrativo di Luthen. Per Kleya, invece, c’è una nuova vita. Nel cuore del movimento ribelle. È un compimento praticamente perfetto per entrambi e siamo estremamente grati alla serie di averci mostrato le dinamiche del loro rapporto. Di notevole impatto sono anche le parole che Cassian pronuncia in favore di Luthen su Yavin. Estrema testimonianza del retaggio di un uomo difficile, ma capace di resistere e di ribellarsi con ogni briciolo di forza fino all’ultimo dei suoi giorni.
Il destino di Dedra e la strada verso Rogue One
Particolarmente beffardo è il destino di Dedra. La donna finisce per essere la causa della fuga di notizie sulla Morte Nera e viene incolpata e imprigionata. A colpirla maggiormente è però l’accusa che le viene rivolta di essere una spia dei ribelli. Lei che ha dedicato praticamente tutta la sua esistenza a combattere la Ribellione. Una figlia pura dell’Impero. Plasmata e forgiata dalla sua ideologia. Proprio lei viene accostata alla Ribellione. A tutto ciò che l’ha sempre disgustata. Un epilogo tragico, dotato però di un certo contrappasso perché quel cinismo che Dedra ha sempre difeso è finito per costarle tutto quanto.
Nelle ultimissime battute della 2×12 di Andor si annodano gli ultimi legami che portano direttamente a Rogue One. Cassian parte per Kafrene alla ricerca di Tivik. Saw si trova sempre più in difficoltà a Jedha. Da qui si arriva a tutto ciò che accade nel film di Tony Gilroy, che ci auguriamo vivamente abbiate visto prima di intraprendere la visione di Andor. Se però non l’avete fatto, rimediate immediatamente su Disney+: era una delle migliori pellicole del franchise già prima, adesso viene ulteriormente consacrata da questa splendida serie tv.
L’ultimissima immagine di Andor è però tremendamente amara. Vediamo Bix, infatti, tenere tale braccia suo figlio. Un bambino di cui Cassian non sa nulla e di cui probabilmente non verrà mai a conoscenza. La guerra ha un costo. Lo abbiamo tragicamente appreso in queste settimane e la serie di Disney+ non perde occasione di ricordarcelo.

Da Andor a Rogue One: genesi di una trilogia perfetta
Dopo aver ripercorso i punti salienti di queste ultime tre puntate della seconda stagione di Andor possiamo abbandonarci all’estasi per tutto ciò a cui abbiamo assistito. Se la prima stagione era stata una clamorosa sorpresa, questo nuovo capitolo arrivava con molte aspettative e soprattutto col compito di risollevare un franchise in netta difficoltà. L’obiettivo non è stato semplicemente raggiunto, ma abbondantemente superato. Andor 2 ci regala il compimento di una trilogia perfetta. Non avevamo mai visto questi livelli di analisi e approfondimento in Star Wars, e da oggi l’intera saga assume tutto un altro volto.
Il lavoro che la serie compie nel caratterizzare ideologicamente tanto la Ribellione, quanto l’Impero è incredibile. Da sempre Star Wars si è imperniato sulla metafora dei regimi totalitari (sono abbondanti i paralleli tra l’Impero e il Terzo Reich), ma mai ci si era spinti in terreni così concettualmente densi. E sensibilmente realistici. Il format seriale favorisce l’approfondimento, certo, ma qui bisogna sottolineare un lavoro semplicemente impressionante. Sono tanti i momenti simbolo che testimoniano questo lavoro: il genocidio di Ghorman è solo l’ultimo, ma ricordiamo anche il monologo di Maarva e soprattutto lo spettacolare manifesto di Nemik, che riecheggia anche in questo finale come requiem per Partagaz.
Ci sono poi tutta una serie di dettagli. Di passaggi minori che testimoniano il peso di questa guerra. Pensiamo alle fucilazioni a cui assistiamo proprio in queste ultime puntate. Alla prigione della prima stagione che richiama apertamente i campi di lavoro. Pensiamo anche a tutte le scelte difficili che hanno dovuto prendere i protagonisti. Cassian che lascia andare Bix e non conoscerà mai suo figlio. Mon che abbandona tutta la propria vita. Pensiamo a tutti coloro che sono morti per continuare a coltivare quel sogno di libertà. Maarva. Brasso. Cinta. Nemik.
Tutto questo perché la “libertà è un’idea pura”. Si afferma naturalmente ed è di conseguenza naturale combattere per essa. Andor è stato un viaggio incredibile dentro la resistenza. Non quella dei grandi gesti e delle gloriose imprese. Ma la resistenza di ognuno. La lotta personale che ogni individuo porta avanti per affermare la propria libertà. Questo finale conclude una serie bellissima, vicina alla perfezione. C’è davvero poco altro da aggiungere.