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James Patrick March: il fascino della pazzia e l’eleganza del male

James Patrick March: il lato più oscuro e spaventoso della psiche umana, quell’angolo sepolto della nostra mente che ci costringe ad una lotta, lunga una vita, mirata ad impedire che esso prenda il sopravvento.

In American Horror Story di personaggi a metà tra bene e male ne troviamo a dozzine. Lo spaventoso mondo ideato da Murphy è il terreno più fertile per la proliferazione di tali personaggi, in continuo conflitto interiore tra la luce e l’oscurità. Ragion per cui siamo molto abituati a vederli a sprofondare nei loro più reconditi istinti, pentendosi poi di aver ceduto. Perché la brutalità più spaventosa è quella che compi in quell’attimo in cui l’oscurità prende totalmente il sopravvento prima di dileguarsi, lasciandoti da solo a vivere con le conseguenze.

Immaginate l’esatto contrario di quanto detto finora. Un uomo che semplicemente non ha mai lottato contro la sua natura diabolica e che naviga splendidamente in questo oceano di puro male e pazzia. Colui che non uccide per vendetta, amore, famiglia o in seguito a un trauma. Pensate ad un individuo che uccide perché considera l’assassinio la più sublime tra le arti. Un essere talmente diabolico da spendere una fortuna per creare la più contorta, crudele e sanguinolenta trappola che l’uomo abbia mai concepito prima: l’Hotel Cortez.

Parliamo di James Patrick March: l’essere più diabolico, spaventoso e malefico di American Horror Story.

James

L’orrore più profondo che si cela sotto fattezze angeliche ed eleganti; il più grande degli inganni per un uomo convinto che “assassino” sia sinonimo di “artista”. E che l’uccisione sia la più nobile opera d’arte in cui “l’artista” possa cimentarsi, che richiede inventiva e la più assoluta assenza di banalità. Niente pistole o blande impiccagioni, James March ha un modus operandi molto chiaro e specifico. Ogni vittima richiede una diversa uccisione in base a ciò che essa ispira nell’artista. Lui ama parlare con le sue vittime prima del colpo di grazia perché non le sta solamente uccidendo, ma le sta includendo in un raffinato disegno di morte, insignendole di un divino privilegio.

La morte agli occhi di March è il coronamento dell’esistenza che sublima tutta la vita dell’individuo. Persino la sua assume un significato duplice: morire per non essere preso e morire per per ricominciare. Un nuovo inizio da prigioniero di un limbo infinito nella sua stessa trappola, che continua a spaventare e a mietere vittime anche senza il suo Re. La sua dipartita non è l’epilogo del suo gioco malato, anzi rappresenta una vigorosa rinascita, caratterizzata da pesanti limiti territoriali ma non temporali. Poter agire all’infinito contando sempre sul proprio vigore giovanile crea in March una sete ancor più grande e un desiderio sconfinato di evasione. L’artista non è mai stato così ispirato, e sceglie il degno erede per completare la sua opera più grande, quella che placherà per un solo secondo la sua eterna sete di sangue.

James

Cosa trasforma un uomo nel mostro? Cosa spinge una persona a provare un sentimento così profondo per la morte? Cosa genera questa sete di sangue inestinguibile? Cosa rende così affascinante l’ultimo respiro di un altro individuo?

Domande a cui non troveremo mai un’adeguata riposta ma che potremmo provare a risolvere scavando nella nostra più profonda indole sepolta.

JAMES PATRICK MARCH È UN MOSTRO, O È SOLTANTO UN UOMO SENZA LA SUA TIPICA MASCHERA DI IPOCRISIA?

Perchè quello che fa con il suo ignaro discepolo è emblematico riguardo al fatto che in realtà il Killer è sepolto in noi, in attesa del segnale per uscire. Un paio di messaggi subliminali, qualche parola e sensazione innescata nel cervello ed ecco che l’uomo rivela la sua vera essenza. Si denuda dal mantello fuorviante del suo vero “Io” interiore, quel mostro sepolto in noi che ci costringe per tutta l’esistenza a combatterci contro.

Costui è il male in persona, capace di risvegliare i demoni dormienti anche nel più innocente degli individui. 

JamesL’apoteosi della malavagità viene raggiunta durante “La Notte del Diavolo” che è la più crudele ricorrenza, e al tempo stesso il più lieto degli eventi nel cuore di March. Qui l’uccisione diventa “esibizione” e le ignare vittime diventano “regali” per i prestigiosi ospiti. Una tavola rotonda dei più spietati e sanguinolenti serial Killer della storia, che per una notte tornano a seminare il terrore.

Il Trionfo della pazzia e al tempo stesso il culmine dell’eleganza.

Nonostante la mostruosità e l’oscurità di tale anima, l’amore vige sempre come bisogno universale. Amore che causa la morte e continua a dispetto di quest’ultima. Il tradimento non solo carnale ma anche nella fiducia che si trasforma in eterna vendetta e desiderio di affermare il proprio sentimento. James Patrick March è un calcolatore maledetto che sa aspettare, è un serial Killer senza smania di uccidere; un’algoritmo di puro male e brutalità.

James

L’anima più nera, profonda, corrotta dal sangue e spaventosa di questo macabro mondo. Fulcro generatore degli orrori e delle malsane dinamiche dell’Hotel Cortez: trappola per i vivi e per i morti.

James Patrick March è Fascino, Pazzia, Eleganza, Compostezza, Raffinatezza, Brutalità e Violenza. IL COCKTAIL DEL MALE.

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