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L’episodio più inquietante della prima stagione di Modern Love

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul sesto episodio della prima stagione di Modern Love

Non ci vuole un gran coraggio per classificare Modern Love tra le migliori serie tv dell’anno. Non è necessario, perché l’ultima scommessa di Amazon Prime Video, capace negli ultimi anni di non sbagliare un colpo ed essere degnissimo competitor del gigante Netflix, è una delle sorprese più piacevoli del panorama seriale del 2019. Una scommessa ardita, se si pensa al mastodontico budget investito per la produzione della prima stagione, ma molto lucida e ben ragionata in ogni singolo dettaglio.

La trasposizione televisiva in otto atti di una delle rubriche più note del New York Times è un’opera straordinaria per la capacità di mettere al centro della narrazione l’amore nella sua essenza più pura, declinata nelle infinite sfumature di un sentimento che sa essere allo stesso tempo basico e profondamente complesso. Il successo di Modern Love è quindi più che giustificato, e la recente ufficializzazione della seconda stagione non può che renderci felici.

In un mondo seriale alla ricerca disperata di un racconto organico, onesto e “moderno” dell’amore degno della How I Met Your Mother dei giorni migliori, l’opera diretta da John Carney ha coperto una falla che va ampliandosi da diversi anni. Un’opera definibile in svariati modi, e non ci vuole un gran coraggio per farlo: Modern Love è sincera, elegante, sovversiva, intima e romantica. Ma è anche insolitamente inquietante, e qui invece il coraggio serve.

Modern Love è inquietante e, aggiungiamo, disturbante. Grazie al sesto episodio, diretto sontuosamente da Emmy Rossum (l’indimenticata Fiona Gallagher di Shameless) e portato sugli schermi dai meravigliosi Julia Garner e Shea Whigham, protagonisti di una storia spiazzante. So He Looked Like Dad. It Was Just Dinner, Right? (E così sembrava papà, ma era solo una cena, giusto? ) lascia il segno fin dai primissimi minuti facendo altrettanto fino alla fine, e non può essere altrimenti.

La trama è presto riassunta: Maddy, una ragazza di 21 anni orfana da dieci del padre scomparso, trova in Peter, un ingegnere dell’azienda per la quale lavora più grande di trent’anni, la figura paterna che ha ricercato disperatamente per anni. Questo la porta ad avvicinarsi insistentemente a lui fino a ottenere un appuntamento a cena. Un appuntamento particolare, intimo e senza filtri. Nel quale emerge silenziosamente allo stesso tempo l’incomunicabilità tra due mondi che cercano un abbraccio.

Se da una parte Maddy è innocente nell’approccio e distingue seccamente il calore di un momento condiviso a letto dalla totale assenza di tensione sessuale, Peter ritrova l’entusiasmo degli anni perduti nel sorriso ammaliante della giovane ragazza. La coppia dialoga, dialoga tantissimo. E si apre da subito con innata sensibilità. Ma un paradossale muro insormontabile si sta erigendo tra loro, incapaci di essere chiari negli intenti in una sequenza distorta da una fatale incomprensione.

Il muro, tuttavia, è invisibile, e al primo incontro segue uno stallo. Maddy sente di chiedere troppo a se stessa almeno quanto sente di chiedere troppo a Peter, e Peter fa altrettanto. Gli incroci fugaci in ufficio sono carichi di imbarazzo e assordanti silenzi: dopo qualche settimana, però, complice un piccolo incidente stradale, i due si ritrovano. E da lì il rapporto si evolve, plasmandosi delicatamente. Maddy trova in Peter il padre che sognava da una vita, Peter trova in Maddy l’amore che pensava di non poter più vivere.

La barriera diventa più grande di giorno in giorno. Di passeggiata in passeggiata, mentre la coppia si culla nelle idilliache atmosfere newyorkesi di alleniana memoria. Le fiamme, purtroppo, covano sotto la cenere, e si palesano improvvisamente nell’imbarazzo provato da Peter nell’incontro con sua figlia e il piccolo nipotino, ma soprattutto nel momento in cui l’uomo regala alla giovane ragazza uno splendido cappotto rosso ricco di un disturbante simbolismo.

Maddy si ritrova inconsapevolmente a vestire l’abito ideale dell’innocenza, dai contorni fiabeschi. Sempre più estraniata in un mondo distante da quello reale, accoglie l’impavido bacio romantico di Peter, ormai convinto di poter condividere con lei senza remore il momento tanto atteso in una cornice perfetta, con improvvida violenza. Un trauma dirompente, dai tratti che travalicano quasi l’incesto. Maddy, vittima di se stessa, vede in Peter il carnefice. Ma Peter, accecato dall’amore, è sua volta una vittima.

Prigionieri di un sentimento impossibile macchiato nel quale ci si sente soli anche dentro un abbraccio, Maddy e Peter si smarriscono, senza qualsivoglia fragilità emersa in superficie. Vittime e carnefici senza soluzione di continuità, distanti come non mai. Il senso di inquietudine insostenibile ci pervade frame dopo frame, mentre i due si perdono nell’oblio dell’incomunicabilità. Colpevoli nella stessa misura, colpiti al cuore con la medesima forza.

Pronti a un inevitabile addio, tuttavia, troviamo sollievo negli ultimi minuti dell’episodio: Maddy e Peter abbattono finalmente il muro e crescono insieme. Il supereroe inscalfibile mostra ogni debolezza nello scorrere delle lacrime, mentre la giovane ragazza trova la forza per capire e per sostenerlo. Maddy e Peter riescono ad abbracciarsi, riescono a essere se stessi. Senza avere più un’età, né un ruolo. Insieme nello stesso mondo a prescindere dal finale che decideranno di darsi.

Un racconto straordinario e bellissimo, a discapito delle polemiche che ha creato soprattutto negli Stati Uniti. La manifestazione più importante di un amore moderno che non conosce più schemi predefiniti al di fuori del sentimento stesso. Un racconto incompreso dai critici più avventati, ma proprio per questo importante e necessario. Come Modern Love sa essere: un’opera che ci riconcilia con le emozioni che non sappiamo di poter provare. Nascoste dentro di noi, sotto le maschere delle nostre paure.

Antonio Casu

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