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Un, due, tre, stella! Sono sicuramente le prime quattro parole che vengono in mente ad un vero fan di Squid Game. Giochi, sfide, sopravvivenza sono sicuramente termini intorno ai quali gira la serie. Ma, se vi dicessimo che c’è anche un’altra interessantissima serie tv che si basa su queste tre parole? Oggi parliamo di Alice in Borderland.
Partiamo dalle basi e facciamo le dovute presentazioni. Alice in Borderland è una serie televisiva giapponese, diretta da Shinsuke Sato di genere fantascientifico, thriller e drammatico. La storia è basata sull’omonimo manga scritto e disegnato da Haro Asō. La serie è stata prodotta da Netflix e ha visto la sua prima uscita il 20 dicembre 2020. Al momento, conta due stagioni, rinnovate per una terza che arriverà sulla piattaforma il 25 settembre 2025.

Alice in Borderland segue le vicende di Arisu Ryohei, un giovane disilluso e appassionato di videogiochi. Un giorno, si ritrova misteriosamente catapultato, insieme ai suoi amici, in una Tokyo deserta e distorta, dove per sopravvivere è costretto a partecipare a giochi mortali. Ogni gioco è classificato per difficoltà e tipo (mentale, fisico, di squadra), e in palio c’è la vita stessa. Nel corso delle stagioni, Arisu e altri sopravvissuti, cercano di capire chi o cosa ci sia dietro questo mondo parallelo, mentre cercano una via per tornare nel mondo reale.
La serie live-action, ha adattato buona parte della trama originale del manga, ma ci sono differenze significative tra le due versioni. La prima riguarda la profondità psicologica e la caratterizzazione dei personaggi: nel manga vi è più introspezione psicologica e i personaggi sono esplorati in maniera più profonda, concentrandosi su traumi, motivazioni e conflitti interiori; la serie, pur offrendo momenti drammatici, si concentra di più sull’azione e sull’estetica. Per quanto riguarda i giochi, nel manga hanno un ordine diverso e alcuni sono completamente assenti; la serie ha riorganizzato i giochi, omettendo alcuni del manga e inserendone di nuovi per motivi narrativi o cinematografici.
Le due versioni si differenziano anche per tono e stile: il manga è più crudo e violento, l’atmosfera è spesso cupa, accompagnata da riflessioni esistenziali molto profonde e nichiliste; la serie, pur con toni dark, cerca di essere più leggera, mantenendo un equilibrio tra azione, mistero e dramma emotivo. Anche le risposte ai mille interrogativi sono date in maniera diversa: il manga fornisce una spiegazione più chiara del mondo di Borderland e del perché i protagonisti siano lì; mentre nella serie, la seconda stagione si avvicina al finale del manga, ma alcune rivelazioni sono semplificate o trattate in modo diverso. Stesso discorso vale per il finale: il manga ne ha uno più filosofico e diretto, con rivelazioni chiare sull’origine di Borderland; il finale della serie (seconda stagione) lascia più spazio all’interpretazione.
Siamo sicuri che molti aspetti della serie vi abbiano riportato alla mente dettagli legati a Squid Game. Allora, ci sarà utile fare un’analisi dei punti in comune e delle differenze tra le due. Squid Game (serie sudcoreana, uscita nel 2021) e Alice in Borderland si basano su dei survival games mortali, ossia, ruotano attorno a giochi letali in cui i partecipanti rischiano la vita per vincere o sopravvivere. Dolori, sangue e tensione emotiva sono i loro componenti centrali. I loro protagonisti sono uomini disperati: Seong Gi-hun è un uomo indebitato e senza prospettive; Arisu è un giovane disoccupato e apatico. Entrambi vengono coinvolti in situazioni estreme, che mettono alla prova la loro moralità e determinazione.
Entrambe hanno un forte impatto emozionale e una trama coinvolgente, affrontando importanti tematiche sociali e morali. Squid Game è una potente allegoria sulle disuguaglianze economiche, sul capitalismo e sul classismo moderno, Alice in Borderland esplora la natura umana, l’isolamento sociale e il rapporto tra individuo e sistemi oppressivi.

Tra le due serie vi sono anche delle differenze. Una riguarda il libero arbitrio: in Squid Game, i giocatori scelgono volontariamente di partecipare nella speranza di vincere il montepremi, alcuni possono anche ritirarsi mediante votazione collettiva; in Alice in Borderland, i protagonisti sono catapultati in una Tokyo distopica senza scelta né memoria, e rifiutare di giocare significa morte immediata. Un’altra differenza riguarda i giochi: Squid Game propone versioni estreme di giochi infantili coreani (come biglie, tiro alla fune), con una forte componente fisica e di fortuna; Alice in Borderland combina giochi che richiedono cooperazione, strategia, resistenza fisica e enigmi mentali complessi.
Anche lo spirito con cui si affrontano i giochi è diverso, poiché in Squid Game a vincere è un solo sopravvissuto, perciò predominano tradimento e competizione individualista; in Alice in Borderland, invece, è possibile che sopravvivano più persone e la cooperazione è spesso incentivata per portare a termine sfide collettive. Per quanto riguarda i personaggi: Squid Game concentra l’attenzione su Gi-hun e pochi altri personaggi chiave, gli altri compaiono spesso marginalmente o in flashback; Alice in Borderland sviluppa più personaggi, esplorando diverse scelte morali ed evoluzioni individuali, spesso con archi narrativi più dettagliati. Squid Game è più realistico e riflette la vita vera, Alice in Borderland è più filosofico e permette riflessioni esistenziali profonde.
OK, Squid Game è carino. Ma, perché vedere anche Alice in Borderland? Intanto, perché ha un concept originale e coinvolgente. La serie parte da una premessa intrigante: tre ragazzi si ritrovano catapultati in un mondo parallelo, dove per sopravvivere devono partecipare a giochi letali. Questo mix tra distopia, fantascienza e survival game non è del tutto inedito, ma Alice in Borderland lo sviluppa con un ritmo serrato, sorprese continue e un forte elemento di mistero, che tiene lo spettatore incollato. I giochi sono intelligenti e ben costruiti, ognuno di essi è una vera e propria sfida mentale, fisica o psicologica. Ogni episodio presenta una nuova sfida diversa e sempre più complessa. I giochi non sono solo azione, ma spingono i protagonisti a riflessioni morali, come “chi merita di vivere?”.

I personaggi sono profondi e realistici e subiscono importanti evoluzioni. Il protagonista, Arisu, è un ragazzo passivo e scoraggiato, ma attraverso il dolore, la perdita e le prove si trasforma in un leader. Al suo fianco, Usagi, una scalatrice solitaria, incarna forza, resilienza e fiducia. Anche i personaggi secondari hanno retroscena complessi e sfaccettati. Nessuno è buono o cattivo in modo assoluto, tutti si muovono per la propria sopravvivenza o guidati dalla propria visione del mondo. Sotto la superficie di giochi e tensione, Alice in Borderland parla di vita, morte e significato dell’esistenza. Questi temi si intrecciano con il dolore della perdita, la ricerca di senso e il bisogno umano di connessione.
Per ultimo, ma non per importanza, Alice in Borderland può contare su un’ottima qualità visiva e registica. Le scene d’azione sono chiare e intense, e gli effetti visivi sono di alto livello. Il tutto è accompagnato da una potente e distintiva colonna sonora. La narrazione migliora di stagione in stagione e, anche se molti paragonano Alice in Borderland a Squid Game, possiamo affermare che la prima è un’ottima alternativa alla seconda. Poiché: è meno spettacolare, ma più riflessiva; i personaggi sono meno stereotipati e l’approccio è più intimo e psicologico.
In sintesi, perché vale la pena vedere Alice in Borderland? È coinvolgente fin dall’inizio. Offre una trama ricca di colpi di scena, i personaggi sono complessi e umani, ha una costruzione narrativa e visiva molto curata.
Speriamo di avervi convinti a dare una chance a questo gioiellino giapponese disponibile su Netflix. E vi consigliamo di farlo il più presto possibile, l’arrivo della terza stagione è dietro l’angolo! Se siete degli appassionati, ecco 10 serie tv giapponesi che meritano di essere viste.

