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C’è chi la sta paragonando a Friends, e forse ha ragione. Chi punta su How I Met Your Mother, e ci sta, soprattutto nelle ultime puntate. La “nuova Girls”, e potremmo essere vicini a un confronto più immediato. Un po’ come per chi punta invece su New Girl, con un’eredità ancora più marcata. Ma sa essere pure cringe, a tratti. Mette a disagio, alla faccia delle comfort series con cui siamo cresciuti e che sono ancora presenti nei nostri piani di rewatch. E allora… It’s Always Sunny in Philadelphia, giusto per chiudere il cerchio. Ok, c’è però un appunto da fare: tutti hanno ragione… e torto. Adults è tutto ciò e niente di tutto questo: è altro.
È la tradizione di un genere in crisi che sta finalmente trovando un’opzione credibile per tramandarsi negli anni Venti del Duemila, ma anche nuovo punto d’incontro. Un ritratto generazionale, scritto però da chi ha qualche anno in più.
Al di là dei paragoni, spesso pericolosi perché cercano di etichettare qualunque cosa e convertirla in codici familiari per il grande pubblico col rischio di scadere nel pretesto, è chiaro: Adults, comedy disponibile da alcune settimane su Disney+ e realizzata da un alfiere della qualità televisiva, FX, funziona. Funziona da dio. Funziona persino quando la limitazione è insita nei nuovi modelli di produzione e di distribuzione delle serie tv contemporanee: otto puntate, d’altronde, sono insufficienti per una comedy con questo respiro.
Adults: la forza del formato, il limite della durata

L’ha sottolineato Vulture nella sua recensione e lo ribadiamo pure noi: la prima stagione di Adults corre, corre troppo. Chiude l’arco d’esordio della comedy con sviluppi oltremisura repentini, a tratti brutali: potremmo parlare in tal senso dello switch improvviso del professore interpretato da Charlie Cox, ma dovremmo avventurarci in spoiler che vi evitiamo volentieri. L’intento, d’altronde, è quello di convincervi a darle un’opportunità, visto che gran parte di voi non l’ha ancora guardata.
Al di là delle storture della frenetica tv contemporanea che genera, fagocita e rigetta rapidamente i suoi prodotti più fragili – anche quando avrebbero tutto per funzionare sul lungo periodo – Adults trova così un compromesso per rappresentare una delle migliori novità del 2025 televisivo. Una comedy vera, solida. Con un altissimo potenziale, in prospettiva. Ben consapevole dei propri mezzi, ma anche multiforme, malleabile. Da qui i paragoni con comedy del passato profondamente distanti tra loro, ma anche una nuova voce nel panorama contemporaneo.
L’auspicio è che le prossime stagioni di Adults – sì, ci crediamo tanto – possano ampliarsi esponenzialmente e trovare nel vecchio formato da venti puntate una chiave per esprimersi al meglio.
Una voce comica autentica, cruda, senza ibridazioni.
Incarna al meglio i disagi di una generazione in transizione dagli anni del college a quelli della vita, per l’appunto, adulta. Una generazione disillusa, eppure vogliosa di vivere fino in fondo alle proprie condizioni, senza simulazioni. Arresa sì alle tossicità di un’epoca dominata dall’instabilità sociale e culturale, ma non per questo statica. Una lettura caustica, eppure non pessimistica. Cruda, ma non drammatica. Con una vocazione primaria che le comedy attuali troppo spesso dimenticano: fa ridere, eccome.
Adults è una comedy vera. Una comedy che cerca la risata e la trova, con ritmo, tempi da manuale e segmenti facilmente memabili, brevi e stringati. Si apre ai linguaggi dominanti – TikTok, in primis – senza forzature. Non spinge le punchline, non costruisce situazioni artificiali: lascia che il contesto produca ironia, che il disagio diventi comico per accumulo. L’ironia non è un filtro, ma un’arma di difesa: funziona per questo, e lascia tanto senza aver mai bisogno di ricorrere a spiegoni o strumenti didascalici.
Adults tra gli echi del passato e una nuova grammatica

Friends, si diceva. Al centro della trama, d’altronde, c’è un gruppo di amici – veri – che vivono insieme in una casa nel macrocosmo newyorkese. Mettete da parte, però, le suggestioni di chi bazzica nei dintorni del maestoso Central Park: questo è il Queens, e i protagonisti vivono con standard economici molto più credibili rispetto ai personaggi della storica sit-com. Sembrano dettagli, ma non lo sono: Adults, ideata da Ben Kronengold e Rebecca Shaw, crea una famiglia alternativa coesa anche se alcune dinamiche latenti, esplose in parte nel finale di stagione, dovrebbero minarne la stabilità.
Il realismo del racconto, però, è più crudo, proiettato con maggiore disincanto verso il futuro: avere 25 anni negli anni Novanta, d’altronde, era molto diverso rispetto a oggi. Ciò impedisce loro di coltivare chissà quale sogno di stabilità: il loro obiettivo primario è evitare di cadere in un burrone, rimbalzati tra lavori più o meno solidi e con costanti delusioni che li costringono ad affrontare lo step successivo con esitazioni che si confondono nel caos comico di vite al limite della sostenibilità economica ed emotiva.
I confronti col passato si esprimono così in un processo armonico: come si diceva in apertura, Adults trae sfumature dalle serie citate, ma lo fa con un’identità autonoma.
Parla d’amore senza ricorrere agli stilemi romantici di How I Met Your Mother, senza essere meno credibile e potenzialmente efficace (in prospettiva, almeno). Prende da New Girl le dinamiche più fresche del gruppo di amici, ma le converte nel linguaggio, le abitudini e le peculiarità della Generazione Z. Ha il disincanto di Girls, ma anche in questo caso percorre una strada tutta sua fin dall’inizio. E poi c’è It’s Always Sunny in Philadelphia, soprattutto nelle prime puntate: scommette all’inizio su una comicità che mette a disagio, pur poggiandosi su personaggi che generano maggiore empatia e cercano un inserimento concreto in una società che tende al rigetto, mettendo da parte i conflitti alienanti della storica sit-com. L’umorismo nero, il disagio spinto e le micro-crisi relazionali sono Sunny-style, ma declinate con un realismo urbano e sociale.
Il microcosmo fluido, generazionale e urgente di Adults

È piuttosto evidente, anche se otto puntate sono più che insufficienti per tracciare i percorsi con la chiarezza necessaria. Il solo personaggio di Billie si è fin qui espresso con una stratificazione più marcata, anche se le vorticose evoluzioni del suo percorso cadono vittima del poco minutaggio a disposizione. Ciò non rovina niente, affatto. A patto che FX investa con la massima decisione sul prodotto e le dia la possibilità di spiccare il volo.
Parallelamente, Adults è lo spaccato ideale di una società preda di contraddizioni che oscillano tra le estremizzazioni del politically correct e le tossiche derive reazionarie delle controparti, con una naturalezza che offre una boccata d’aria fresca: affronta i conflitti senza rifugiarsi in categorizzazioni che sono ormai parte delle generazioni precedenti. Il suo è un microcosmo ben bilanciato, fluido e al passo coi tempi, senza necessità di cadere in costruzioni stereotipate né di abbracciare il multiculturalismo con l’algoritmica inserzione dei fattori.
È attuale e urgente senza aver bisogno di evidenziarlo: lo è implicitamente. Il disagio psicologico, la sessualità fluida, la confusione affettiva non sono temi, sono sfondo costante. Era ora di vedere qualcosa del genere all’interno di una comedy che agisce per essere una comedy pura, senza le ibridazioni che caratterizzano con decisione questa epoca televisiva.
Una piacevole novità
In un anno televisivo che si sta contraddistinguendo per più di una buona novità nel genere comedy, Adults è una delle sorprese più gradite. FX dimostra ancora una volta di saper fare le cose per bene e ha tra le mani una potenziale gemma televisiva. Una comedy dei nostri tempi che parla del nostro mondo senza retorica, senza affrontare i temi con una prospettiva esterna ma vivendoli dall’interno, sottilmente. Una comedy intelligente e ben fatta, dalla comicità trascinante e con personaggi ricchi di personalità che si auspica potranno crescere nel corso delle prossime stagioni.
Lo scenario è rassicurante: spesso e volentieri, le grandi comedy del passato non si erano presentate al grande pubblico con una grande prima stagione, ma Adults è riuscita nell’impresa pur senza essere nelle migliori condizioni per farlo. Tornerà sicuramente con un secondo ciclo di puntate, ma speriamo sia solo la prima di tante: ha tutto per diventare un vero cult del piccolo schermo. Per diventare adulta, sul serio. Ed essere, un domani, fonte di paragoni per le serie che verranno. Vogliamo crederci: non possiamo sempre ricorrere ai soliti rewatch, d’altronde.
Antonio Casu


