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Winning Time – Non ci sarà mai un altro Larry Bird

Winning Time, narrando l’ascesa dei Los Angeles Lakers, durante la prima stagione ha concentrato l’attenzione sui giocatori gialloviola, scolpendo la grandezza di Kareem e mostrando l’arrivo nella Lega di Magic. Accanto ad altre stelle, come Julius Erving, è stato dedicato un certo spazio anche a Larry Bird, il grande rivale di Magic durante gli anni universitari e, inevitabilmente, nel futuro NBA. Larry viene introdotto come una persona tutt’altro che affabile, decisamente rude e scostante. Al termine della stagione da rookie, la rivalità non viene ulteriormente approfondita, in quanto i Celtics non giungono alle Finals. Lo sguardo di Larry che, impotente, guarda la televisione mentre il rivale vince il titolo, era il chiaro segnale che la rivalità era soltanto all’inizio.

Nella seconda stagione, Winning Time sembra seguire la medesima strada. Il modo in cui Larry “accoglie” Magic, al ritorno a bordocampo dopo l’infortunio, sembra confermare che tra loro i rapporti continueranno a essere tesi. Non solo: appare certo che Larry Bird sia una persona decisamente rude, discutibile e con la quale è impossibile empatizzare. In un momento del genere, il terzo episodio della seconda stagione arriva al momento opportuno, andando a raccontare il difficile passato di uno dei più grandi giocatori della storia della pallacanestro. D’altronde, non crediamo di fare spoiler affermandolo, la rivalità tra Magic Johnson e Larry Joe Bird è solo all’inizio, e ne vedremo ancora eccome in futuro. Occorre tenere a mente che questi sono i giocatori che hanno segnato (e risollevato) la pallacanestro americana negli anni ’80. Dedichiamo quindi questo articolo alla narrazione del passato di Bird, lasciando spazio in futuro all’analisi cestistica quando la serie tv racconterà le future battaglie tra Lakers e Celtics. Ricordando che, per quanto quella narrata sia una storia di sport, vengono sempre toccati molti altri argomenti che la circondano.

Come si può odiare un ragazzo che, sentendosi smarrito nella grandezza del campus universitario, preferisce lasciare gli studi e andare a guidare un camion dei rifiuti?

Magic su Bird (640×360)

“I really don’t like that mo********er”

Sembra impossibile, eppure Larry Bird decise davvero, per un breve periodo, che il suo futuro lavorativo sarebbe stato quello di guidare un camioncino dei rifiuti. Il talento del giocatore era evidente, e già al liceo si era distinto eccome. Per questa ragione aveva deciso di iscriversi all’Indiana University. Un ragazzo abituato a vivere in una cittadina con meno di 2000 abitanti, non poteva sentirsi a suo agio in una grande città come Indiana. Ecco perché, ancor prima di debuttare, preferisce tornare a casa. Nonostante il grande talento, si sente più a suo agio sui campi di strada e tra le campagne, trascorrendo talvolta le sue giornate con il padre, un uomo molto affezionato al figlio ma con problemi legati all’alcool e alla violenza. Gli osservatori di Indiana non lo mollano, rimangono allibiti di fronte al talento del ragazzo, al suo tiro dalla distanza, al tiro in stepback, alle finte e all’uso della virata. Movimenti di grande eleganza applicati a un giocatori di 2 metri e 10. Qualcosa che raramente si era visto prima.

Winning Time continua a dipingere un ritratto del ragazzo sottolineando il suo isolamento volontario, frutto dunque di smarrimento di fronte alla confusione e alla caoticità del mondo, e non di semplice arroganza. In questo momento il suicidio del padre colpisce come un fulmine a ciel sereno il giovane, che in quel momento aveva appena 18 anni. Il padre aveva dichiarato apertamente che la famiglia sarebbe stata meglio senza lui. Un evento che avrebbe affossato chiunque ma non Larry Bird, che continua a giocare a basket e torna a Indiana. Il “provino” giocato con i jeans indosso è esaltante, un autentico dominio della partita in condizioni tutt’altro che favorevoli. Da questo momento continua la storia di una leggenda che, pur vincendo tantissimi premi individuali, non riesce a vincere il titolo NCAA contro Michigan e il futuro rivale Magic Johnson, una macchia che continuerà a infastidirlo.

Winning Time pone in risalto il ruolo svolto da Red Auerbach nel convincere Larry Bird a diventare una stella dei Celtics

Larry e Joe Bird (640×360)

I Boston Celtics avevano scelto Bird al draft già nel 1978. Decise però di rimandare il debutto per vincere il titolo NCAA. Al termine della stagione seguente sembrava comunque ben poco propenso a vestire la maglia biancoverde e solo Red Auerbach, fine calcolatore e abile motivatore, poteva convincere il ragazzo ad approdare in Massachusetts. Red ferisce prima nell’orgoglio, ricordando la mancata vittoria del titolo universitario e portando alla luce il desiderio di vendetta su Magic, e poi descrive i tifosi che popolano il Boston Garden. Larry non vuole andare a Boston perché è una grande città, e il suo odio nei confronti del caos e della confusione riemerge. Eppure ha un particolare pensiero per i più poveri, per i deboli. La madre aveva svolto tanti lavori contemporaneamente, pur di mantenere la famiglia, poiché Larry aveva altri due fratelli. Il padre non era mai riuscito a riprendersi del tutto dalla guerra in Corea, non riuscendo mai a tornare a una vita normale. Quando Auerbach sottolinea che avrebbe lottato per loro, non per le stelle di Hollywood che si trovano a Los Angeles, qualcosa cambia radicalmente nella mente di Larry Bird. Ed ecco il momento in cui decide che sarebbe diventato una leggenda dei biancoverdi.

Red Auerbach (640×360)

Nelle prossime stagioni, Larry Bird diventerà sempre più coprotagonista degli eventi narrati. Sarà interessante vedere tutte le battaglia contro i Los Angeles Lakers. Indubbiamente continuerà a essere un personaggio antipatico. Il suo amore nei confronti del trash-talking è evidente, e continuerà a farne abbondante uso per tutta la carriera. Non va dimenticato però che si tratta di un mezzo per influenzare psicologicamente l’avversario, un’arma che sapeva sfruttare perfettamente, e che non va scambiata per la lettura completa della persona. Guardando al suo animo, viene forse da domandarsi se l’atteggiamento spavaldo nel campo da gioco, non fosse un modo per sfuggire a un lato sentimentale più sensibile di quanto si credesse. Una persona che si mostrava indubbiamente schiva, amante della campagna dell’Indiana, delle piccole cittadine e di luoghi tranquilli, nei quali si è ritirato volentieri dopo la breve carriera da allenatore. Un uomo in controtendenza con il mondo dei Lakers, sempre in primo piano e nel quale lo show e il mondo del cinema avevano fatto irruzione come mai prima. Un uomo che, nonostante questo, è comunque riuscito a essere l’uomo copertina degli anni ’80 assieme all’eterno rivale.

Aspettiamo i prossimi episodi di Winning Time per ritornare sul giocatore parlando del lato sportivo, delle sue enormi prestazioni sul campo. Ci limitiamo a riportare le parole che Magic Johnson riservò al grande rivale “Larry, non ci sarà mai, mai, mai e poi mai un altro Larry Bird”.