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We Are Lady Parts: la comedy contro ogni pregiudizio

A volte, sopraffatti come siamo dall’abbondanza che regna sovrana nel mondo delle serie tv (a cui fa da contraltare la nostra perenne mancanza di tempo da dedicarvici), succede che ci si lasci scappare produzioni di rara bellezza e originalità, prodotti di canali di nicchia penalizzati da una inadeguata distribuzione internazionale e dalla concorrenza spietata delle serie di tv portate in scena dai grandi colossi dell’intrattenimento. È questo il destino che è toccato a We Are Lady Parts, una commedia anarchica passata fin troppo inosservata che si è guadagnata il plauso unanime della critica e il rinnovo per una seconda stagione ancora inedita, ma rimane per lo più sconosciuta al di fuori del Regno Unito, dov’è andata in onda su Channel 4.

We Are Lady Parts è una produzione rara: coraggiosa, ironica, moderna. In soli sei episodi è stata capace di sovvertire decenni di stereotipi, mostrando la realtà di essere una donna musulmana in Occidente con una leggerezza da non confondere con la superficialità. Presentando un punto di vista autentico e completamente nuovo, questa comedy ingiustamente ancora semi-sconosciuta ha saputo portare in televisione delle voci che non sentiamo spesso, e l’ha fatto splendidamente.

Perché a volte non c’è bisogno di molto per andare contro il sistema e le protagoniste di We Are Lady Parts hanno tutte le carte in regola per dimostrarlo.

We Are Lady Parts
We Are Lady Parts (640×360)

We Are Lady Parts è composta finora da sei episodi brevissimi, della durata di appena venti minuti l’uno, eppure questi sono stati sufficienti a raccontare una storia fresca, necessaria e inaspettatamente sovversiva. Creata da Nida Manzoor per Channel 4 in collaborazione con Peacock, questa comedy britannica è incentrata intorno alle vicende delle Lady Parts, una band punk emergente composta interamente da donne musulmane, alle quali si unisce all’inizio della prima stagione l’insicura e sperduta Amina, una dottoranda che nel diventare parte del gruppo inizia un percorso di esplorazione della sua identità personale spesso in conflitto con alcuni aspetti della sua cultura d’origine.

Il centro focale della serie prodotta da Channel 4 e Peacock è dunque il ribaltamento dell’idea precostituita che gli Occidentali hanno della cultura musulmana, mostrando quanto i pregiudizi radicati nella nostra società abbiano implicazioni profonde, ma siano in realtà costruiti sopra l’ignoranza e la paura di tutto ciò che si propone come diverso. L’associazione di donne musulmane, che la narrativa dominante in Occidente vuole presentare come sottomesse e silenziose, a una band punk, ossia quanto di più sovversivo esista nell’immaginario che riguarda la musica, è allora il punto di partenza di We Are Lady Parts, che racconta di come un gruppo di donne possa sfidare ogni preconcetto (anche proprio) per affermare la propria voce.

Amina, Saira, Ayesha, Bisma (640×360)

Simbolo di questo percorso di esplorazione e costruzione della propria identità personale è la protagonista assoluta Amina (Anjana Vasan), che viene trascinata a far parte delle Lady Parts nonostante i suoi iniziali timori, desiderosa di esprimersi e far parte di quel meraviglioso gruppo di donne forti e determinate, ma spaventata dalle possibili conseguenze che questa sua decisione potrebbe comportare nella sua vita tutto sommato tranquilla, se non esattamente piena o felice. Amina è un personaggio profondamente umano e realistico nelle sua insicurezze e nella sua volontà di superarle, volerle bene è istintivo e naturale e vederla acquisire una voce propria un’esperienza quasi catartica.

Ad affiancarla troviamo le altre componenti della band protagonista di We Are Lady Parts, dalla creativa e originale Bisma (Faith Omole) alla spigliata leader Saira (Sarah Kameela ), passando per la manager Momtaz (Lucie Shorthouse) e la magnetica Ayesha (Juliette Motamed), tutte figure forti, sicure di sé, pronte a prendersi tutto ciò che il mondo sembra voler togliere loro solo per il fatto di essere donne e musulmane in un mondo che non le vede mai per come sono davvero.

We Are Lady Parts
We Are Lady Parts (640×360)

La bellezza e tutta la forza sovversiva della serie di Peacok e Channel 4, un canale al quale dobbiamo alcune delle migliori comedy degli ultimi anni tra cui la meravigliosamente irlandese Derry Girls, è tutta racchiusa nei testi delle canzoni delle Lady Parts, tremendamente punk e a sorpresa moderni in tutto e per tutto. Ci vuole del genio e soprattutto ci vuole tanto coraggio per scrivere testi provocanti come quello di “Voldemort Under My Headscarf“, che recita tra le altre cose “Cosa vi sto nascondendo? Voldemort è vivo e si trova sotto la mia sciarpa” (brillante riferimento a Harry Potter e la Pietra Filosofale che gioca sul pregiudizio secondo cui l’hijab servirebbe a nascondere qualcosa e come tale va percepito come minaccia alla pubblica sicurezza), o ancora quello di Ain’t No One Gonna Honour Kill My Sister But Me, che con un’ironia feroce ribalta gli stereotipi riguardanti il delitto d’onore nel mondo musulmano.

I testi e la musica delle protagoniste della serie sono rivoluzionari non soltanto per il pubblico, ma ovviamente anche all’interno dell’Inghilterra ritratta in We Are Lady Parts, un luogo in cui le diverse culture si incontrano e si scontrano e il precario equilibrio raggiunto verte sul presupposto che soltanto restando al proprio posto tutto potrà proseguire per il meglio. Un presupposto a cui Amina, Momtaz, Saira, Ayesha e Bisma non credono nemmeno per un istante e che faranno di tutto per fare crollare.

Momtaz, Saira, Ayesha, Bisma (640×360)

Quella di questa comedy (per ora) brevissima di Channel 4 e Peacock è una piccola rivoluzione, che trova la sua forza nel dare voce ai pensieri inespressi di chi nella storia e nelle rappresentazioni televisive è spesso messo a tacere, oppure ridotto a parlare attraverso parole che non sono autentiche. Invece We Are Lady Parts è punk nella sua essenza, è anarchica nel sovvertire le regole non scritte, nel permettere alle sue protagoniste di esprimersi, crescere, essere contraddittorie, compiere sbagli.

Andando contro tutto quel filone della serialità televisiva che per anni ha incatenato i personaggi musulmani a stereotipi spesso poco lusinghieri e li ha relegati ai margini della storia, Nida Manzoor ha proseguito un percorso del quale ha fatto parte anche l’universo di Skam e che vuole rimettere al centro la complessità dell’esperienza umana della sua diversità, mostrando l’intersezione di cultura, identità, vita. E lo fa non soltanto in un modo brillante e accurato, ma anche tremendamente divertente, ironico, sena fare sconti a nessuno dei suoi personaggi.

We Are Lady Parts è una comedy di cui non sapevamo di avere bisogno, ma che è andata a colmare un vuoto che solo dopo averla vista ci accorgiamo essere stato lì per decenni. In attesa del coraggio e dell’atteggiamento punk di Amina, Momtaz, Saira, Ayesha e Bisma, artiste stanche di non poter suonare la propria musica.