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Violetta non è stata solo una Serie Tv: è stata, soprattutto, un fenomeno di costume

Sono passati ormai dieci anni da quando su Disney Channel è apparsa quella serie tv – o meglio, una sitcom travestita da telenovela – che ha avuto un successo così dirompente da superare persino colei che l’ha preceduta e, forse, ha dato il via a questo fortunato filone: Il Mondo di Patty. E non di poco, perché basta una ricerca veloce sul web per leggere gli strabilianti numeri di Violetta nell’audience, nei concerti, nelle sale cinematografiche o nelle vendite dell’ampio merchandising. Persino le sue fan hanno un nome ben specifico, ovvero le V-Lovers. E la casa di Topolino, lo scorso 8 dicembre, le ha pure dedicato uno speciale per celebrarne l’anniversario. La domanda, dunque, sorge spontanea: a che cosa si deve il suo enorme successo? Perché Violetta è ben più di uno show di Disney Channel; è diventata un’icona seguita e imitata dalle ragazzine di tutto il mondo.

Violetta, infatti, rappresenta il modello ideale per le adolescenti e le loro ambizioni che, spesso, non vengono valorizzate.

In lei si condensano le emozioni, i contrasti, i sentimenti, le speranze e le paure delle sue coetanee. Per queste ultime è come se il personaggio di Martina Stoessel Muzlera fosse una persona reale, la considerano una sorta di gemella televisiva che potrebbe materializzarsi accanto a loro, nella vita reale, da un momento all’altro. Nell’osservare la sua quotidianità scandita da studio, musica, scoperta dell’amicizia vera e del primo amore, ma anche da bugie e incomprensioni, si vede che lei affronta tutte queste cose con la stessa modalità e gli stessi comportamenti di una teenager comune. Le giovanissime, poi, si immedesimano nella ragazzina anche grazie al suo atteggiamento nello Studio 21; lì vuole sempre dare il meglio di sé, ma arriva ad avere dei blocchi o delle ansie prima di un debutto o un esame, che possono minacciarne l’esito. Con le seguenti parole l’aveva spiegato lo psicologo Alessandro Bartoletti:

“È un tratto comune a molte bambine tra i 12 e i 15 anni, che rivedono nel personaggio loro stesse: in classe, dove magari sono le più brave, si bloccano per troppa ansia di controllo o per un eccesso di perfezionismo ma, come Violetta, sono anche le prime a rendersene conto. Sono più introspettive, sanno auto-analizzarsi meglio e sanno chiedere aiuto per superare gli ostacoli. I ragazzi? Si arrendono più facilmente di fronte alle difficoltà e sono spesso meno motivati”.

Violetta

Seppur con tutte le semplificazioni date da una serie tv di Disney Channel, il mondo di Vilu è piuttosto variegato e accende i riflettori sul suo essere una giovane donna, intenta a realizzarsi artisticamente e sentimentalmente, e al tempo stesso una figlia alle prese con i contrasti che solitamente gli adolescenti hanno con i genitori. Se è nella famiglia che viene inserita la componente più caricaturale, meno stilizzati sono gli amici e i professori del personaggio di Martina Stoessel Muzlera. Certo, mantengono una certa stereotipicità, ma è anche quell’elemento che permette ai più piccoli di rivedere in Francesca, Maxi, Camilla, Angie, Pablo, Gregorio e via dicendo i loro amici o maestri e nelle avventure di questi ultimi le loro sfide, speranze e problematiche.

E fondamentale è, per una serie tv del genere, proprio lo spazio dato alla musica.

Basti pensare alle parole di Martina Stoessel Muzlera, che, durante un’intervista nel Bel Paese in occasione del tour musicale e promozionale della serie di cui era protagonista, disse:

“In Italia i fan cantavano le canzoni in spagnolo. Ci sono tante ragazzine che oggi vogliono studiare la mia lingua ispirate da Violetta. Questo è il segnale che la cosa è andata al di là di ogni aspettativa”.

Di conseguenza, si può parlare di fenomeno pedagogico, anche grazie al fatto che questi intermezzi musicali sono inseriti all’interno dello spettacolo in maniera equilibrata, senza essere né eccessivi né scarsi, e dunque non danno fastidio. È un format vincente, con il giusto mix di trama, canzoni e danza, consolidato nel tempo da Disney Channel con serie tv come, ad esempio, la già citata Il mondo di Patty; Hannah Montana, che mostra parecchi punti di contatto con Violetta, seppur in certi casi declinati in maniera diversa (musica, doppia vita, perdita di un genitore, ecc…); oppure con film come la trilogia di High School Musical. E se qualcuno, poi, ci ha visto un che della spagnola Paso Adelante in versione Disney Channel, beh non è il solo.

Soprattutto, in Italia ha avuto un così grande appeal non solo perché nel cast figurano due attori nostrani (parliamo di Lodovica Comello e Ruggiero Pasquarelli, ovvero Francesca e Federico), ma anche perché la scuola, in cui Violetta trova degli insegnanti che credono fortemente in lei, ricalca in parte quella dei popolarissimi talent musicali. È proprio il meccanismo di questi show a essere la base della telenovela, con la ragazzina che potrebbe benissimo essere la nuova vincitrice di Amici o di X Factor e con quella combinazione di musica, canzoni, ballo, prove e debutti tipici di quei programmi televisivi. Richiamare la realtà è sempre la carta vincente perché, seppur la realizzazione dei sogni del personaggio di Martina Stoessel Muzlera sembra irrealistica e troppo favolistica, c’è l’esempio concreto che è possibile uscire dall’anonimato grazie ai talent.

In più, Violetta regala alle giovanissime – e non solo – un grande insegnamento: per ottenere il successo, bisogna impegnarsi ogni giorno con costanza. Senza però pretenderlo a tutti i costi o si rischia di fare terra bruciata attorno a noi, rimanendo delusi e soli. Infatti, a trionfare non sono le macchinazioni di Ludmilla, ma la dedizione della Vilu di Martina Stoessel Muzlera che, comportandosi correttamente e in maniera solidale, riesce a raggiungere i suoi sogni.

Dunque, nonostante tutte le critiche che sono state mosse allo spettacolo, Violetta ha tutti gli elementi per attirare il pubblico più giovane: come già spiegato, ci sono la musica, i primi amori con il famigerato triangolo (prima Thomas-Leon-Violetta, poi al primo verrà sostituito Diego), l’amicizia con i suoi alti e bassi, le accese rivalità e gli equivoci che poi si risolveranno in un lieto fine per tutti; infine, i conflitti generazionali, l’indipendenza dei ragazzi, il concentrarsi tanto sul mondo adolescenziale quanto su quello degli adulti con le vicende di German, sia in abito amoroso che lavorativo, e dei professori della scuola alle prese con problemi finanziari, professionali, di cuore e nei rapporti tra di loro. Non stupisce, dunque, che, grazie alle sue tematiche trans-generazioni, abbia catturato anche i più grandi, che magari guardavano la serie tv assieme alle loro figlie o nipoti.

Perché ogni tanto c’è bisogno di riprendersi dalle botte della vita e per farlo non c’è niente di meglio di una serie tv come Violetta: leggera, che distrae dallo stress quotidiano, che ci riporta alla nostra adolescenza e che prospetta un futuro così roseo, quando tutto era ancora da scoprire.