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Vikings, la nostalgia di un ritorno

Scivolare nuovamente in quei ritmi cupi, gutturali, tambureggianti e primitivi di quella superba sigla, vibrante ed evocatrice, è un dono che tutti gli amanti del capolavoro Vikings hanno meritato con l’infame prezzo di un’attesa oltremodo lacerante. La smaniosa ansia febbrile e la gioia estatica di un culto pagano si sono incontrate nel nuovo debutto di Vikings, e lo spettatore ha goduto della visione di un episodio riflessivo e struggente.

L’estetica del capolavoro in questione, è stavolta plasmata dalla costruzione emotiva dei dialoghi, dai sentimenti nobili e dai ricordi lentamente oscillanti tra piacere e nostalgia. L’episodio è scandito dalla purezza dei sentimenti piuttosto che da promesse di vendette sanguinarie o conquiste epocali che scrivono la storia.
Il nuovo esordio di Vikings (4×11), è il classico tributo alla nostalgia e all’amarcord.

La tipica espressione spiritata ed avida di curiosità di Ragnar, sfida lo sguardo fiero ed osteggiante dei suoi stessi figli, diventati ormai giovani uomini durante la sua lunghissima assenza. Ragnar nella fredda Kattegat ha sperperato frammenti di cuore in ogni angolo, ma il suo popolo lo vede ormai come un vecchio leader ed il tramonto del suo regno è purtroppo già iniziato da molto tempo.

L’uomo nel bosco nordico, parla del ritorno in Wessex ai suoi figli, ma Bjorn e fratelli sono ormai impegnati con Floki per un futuro viaggio nelle ricche acque del Mar Mediterraneo. L’uomo vaga per le strade della sua vecchia Kattegat, vie in cui ha gioito e pianto con i suoi fratelli, vie che hanno propiziato l’incontro con la donna della sua vita, vie che hanno temprato la forza vichinga ed il suo spirito libero. Kattegat è l’emblema del rapporto materno con la terra del proprio popolo, la gente per cui ha versato sudore e sangue, i fratelli che ha visto crescere e cadere, il popolo che voleva rendere co-protagonista della sua profetica visione idealistica e della sua proverbiale ambizione.

Ma la gloria e l’ambizione sono prezzi esosi che la popolazione di Kattegat non riesce più a sostenere, l’assedio a Parigi è finito con una sanguinaria ritirata ed il piccolo insediamento nel Wessex è terminato con uno sterminio pianificato da Re Ecbert.

Ragnar sarà pure amato da tutti, ma ora è seguito da nessuno.

vikings-4x11Ivar ‘the Boneless’ (‘senz’ossa’) ha lo stesso sguardo assetato di conoscenza di Ragnar, mentre i fratelli Ubbe, Sigurd, Hvitsark discutono con pessimismo e negatività l’arrivo paterno, Bjorn ha ormai il loro consenso per la missione nel Mediterraneo. Lo strisciante ed indecifrabile Ivar, li ammonisce con decisione: “Voi non meritate un padre come Ragnar“. L’episodio si conclude con Ivar che promette a Ragnar di seguirlo nel Wessex. Bjorn conosce molto bene suo padre, è uno dei pochi a sapere chi egli sia veramente, un Odisseo vichingo che non placa mai la sua voglia di scoperta e gloria, un guerriero esaltato dal sudore e sangue della conquista, un uomo che spesso non calcola i rischi, una figura schiava della sua stessa smisurata ambizione.

Ragnar in questo ritorno deve soppesare i sentimenti, l’amore mai svanito per la Lagertha, la fedele e valorosa prima moglie che ha tradito, l’orgoglio per Bjorn e la sua ambizione e i suoi figli ormai diventani adulti, l’amicizia ed ammirazione pura per il vecchio nemico-amico Floki. L‘incontro tra Ragnar e Floki e Ragnar-Lagertha racchiude la migliore parte dell’intero episodio.

Lagertha bacia Ragnar, poco dopo avergli detto che non lo seguirà nel Wessex, la promessa di non aver rimpianti è rifiutata con amore e nostalgia dalla bionda guerriera. Lagertha rimpiange tutto, la vita con l’amato Ragnar ed il loro figlio Bjorn, il vivere inseparabilmente accanto all’uomo della sua vita. Lacrime sincere che precedono un bacio. Lo spettatore plasmato da un nefasto presentimento, avverte nella psicosfera una sensazione nostalgica e triste, una scena dalle peculiarità di un ultimo addio. L’uomo si allontana dal villaggio di Lagertha e decide di suicidarsi, il volere del caso, di Odino o di un qualche altro Dio, fanno sì che la corda usata per impiccarsi si spezzi. Il ritorno di Ragnar ridesta e fa esplodere sentimenti contrastanti in chiunque, egli stesso compreso, questo episodio è decisamente un turbinio ed un incrocio di emozioni, nostalgia e psicologia.

floki-vikingsIl saluto con il caro-odiato Floki, accantona per sempre l’ira accecante, l’amore violato dall’intromissione del cristianesimo e la brutalità omicida commessa del costruttore di navi verso il frate Athelstan. Il folle, inquieto e visionario Ragnar che si esaltava in febbrili ed adrenalinici pensieri di nuove scoperte e selvagge conquiste e lo sregolato, estremista ed orgoglioso Floki, colui che con la paziente arte della costruzione, dava concretezza alla materia evanescente dei sognanti progetti dell’amico.

Athelstan, l’assalto a Parigi, il culto divino ed i vecchi rancori sono ormai dissolti, pensieri opposti e ideologie antitetiche evaporate al calore del loro sentimento fraterno. La speranza è riposta nella credenza del culto pagano. Se non in questa vita, Floki promette a Ragnar di rivederlo nel Valhalla. Odi et amo, fa capire che i sentimenti più forti e sinceri viaggiano sulla stessa retta.

I love you Floki“…”I love you too, Ragnar
Capiamo solo ora che queste lacrime vichinghe, pesano immensamente di più.

 

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