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Vikings 6×12: il volto della rabbia e l’ombra dei complotti

La seconda mid-season di Vikings 6 è indubbiamente partita col botto. E per botto intendiamo un episodio pieno di emozioni, di pathòs, di ansia, strutturata su un ritmo narrativo davvero eccezionale. La stessa cosa non si può dire tuttavia del secondo episodio, ovvero della 6×12, che rallenta la corsa dell’ultima premiére della serie raffreddando animi e discorsi. Anche se non tutti gli animi appaiono esattamente calmi o in preparazione di eventi più movimentati.

Per quanto quest’episodio di Viking 6 infatti proceda lento, torna a farci visita l’ansia conturbante provocata dal principe Oleg e dalle sue imprevedibili azioni.

Vikings 6

Come abbiamo ampiamente visto nella scorsa mid-season di Vikings 6 infatti il principe russo è un uomo piuttosto pericoloso da contrariare o deludere. Le sconfitte non gli piacciono, men che meno l’idea di esser stato (o di poter essere) tradito. Dunque viviamo quasi per l’intera durata dell’episodio l’ansia di sapere cosa farà per punire i responsabili della sua sconfitta. Finché non assistiamo al massacro dei primi ufficiali del suo esercito, colpevoli a suo dire di esser scappati dinanzi a un Bjorn redivivo.

Memori degli orrori commessi dal Profeta durante Vikings 6 – parte A, la scena non sembra granché cruda, ma neanche ci risparmia la disturbante violenza compiuta ai danni del giovane Igor. Ancora poco più che un bambino, al netto di titoli e oneri. Ed è proprio usando questi ultimi come scusa che Oleg costringe il futuro re dei russi a uccidere uno degli ufficiali con le stesse sue mani. Ma non prima di aver distrutto il suo rifugio con violenza gratuita.

Oleg dice di voler uccidere la sua innocenza per il suo stesso bene e per quello del suo regno. Ma tutto ciò che viene fuori è la furia di un uomo bisognoso di sfogare la rabbia di una sconfitta inaspettata. Nonché quella ancor più pericolosa di spezzare l’animo del principino. Sempre più vicino ad Ivar, sempre più lontano da Oleg.

Vikings 6

È proprio con Ivar infatti che il giovane principe che si ritrova a incontrare di nuovo il principe Dir, riuscito a infiltrarsi alla corte di Oleg per avvisare i suoi alleati circa la prossima mossa della loro congiura. Un incontro che giunge nel momento peggiore di Vikings 6 per quanto concerne la capacità di giudizio di Ivar. Da quel che vediamo almeno, il Senz’Ossa non sembra più essere in grado di resistere a Katya, nella sua immaginazione ormai perfettamente uguale alla defunta Fredys.

E l’abbandonarsi di quest’ultima alla passione di Ivar come dimostrazione della sua fedeltà a quest’ultimo potrebbe essere il primo grave passo falso del Senz’Ossa, che infatti le rivela dell’incontro col principe Dir e del piano di fuga di Igor, rendendosi di fatto vulnerabile. Una vulnerabilità esacerbata dall’abilità del Profeta di sfruttare le debolezze di Hvitserk per renderlo innocuo (se non inutile) e allontanarlo dal fratello.

Dall’esterno appare dunque chiaro come quest’episodio di Vikings 6 abbia voluto disegnare un cerchio attorno alla figura di Ivar, rendendolo automaticamente il mirino di un’enorme valanga in procinto di riversarsi su di lui. Senza che lui lo sappia. O che sia sufficientemente preparato a proteggersi.

Ma Ivar non è il solo a rivelarsi mirino di questa valanga di doppigiochi e pericoli. Dall’altro capo del mondo succede lo stesso a Gunnhild, rimasta ormai sola a Kattegat. Ancora ferita dalla perdita di Bjorn e del proprio bambino, ovvero di tutto ciò che ancora la legava alla Corazza. Sola, seppur sopravvissuta alla grande battaglia, Gunnhild si ritrova a gesire la necessità di indire nuove elezioni per il re di Kattegat. Accanto a lei, l’ormai ex bandito Erik, fedele sostenitore di Bjorn, sembra essere l’unico in grado di aiutarla e consigliarla.

Ma se la nostra sensazione nei suoi confronti all’inizio è positiva – memori dell’amicizia offerta a Bjorn nella scorsa parte di Vikings 6 – d’un tratto il mood cambia. La nostra fiducia nei confronti di Erik si incrina quando appare chiaro il doppiogioco messo in atto dall’uomo nel gestire le confidenze fatte a Gunnhild e quelle offerte a Ingrid. Il suo intento appare ancora poco chiaro, e per quanto la conquista della bellissima regina appaia già un plausibile obiettivo, il dubbio che le sue ambizioni siano altre viene subito. Ma non è certo l’unico a destare perplessità in tal senso.

Anche l’ambiguo sentimento nei confronti del potere da parte delle due vedove di Bjorn ci lascia in dubbio in merito alle loro reali intenzioni. Gunnhild sembra non voler essere regina, salvo accarezzarne l’idea nel giro di poco dopo qualche adulazione di Erik. Ingrid sembra riaversi dall’opprimente dolore dello stupro al pensiero di quel trono vacante e potenzialmente suo.

D’un tratto le due donne, esempio di complicità e solidarietà femminile nello scorso episodio di Viking 6 non sembrano più tanto unite. La prospettiva di uno scontro per il potere sembra vicina e resta da capire quale ruolo giocheranno loro e quale sarà invece il ruolo di Erik.

E per quanto la dinamica risulti lenta e a tratti pesante non può non riportarci indietro nel tempo. Alle parole di Ragnar, allo storico discorso sul potere che fece il leggendario vichingo nella visione di Bjorn dopo la conquista di Kattegat. “Il potere attira i peggiori e corrompe i migliori”. Un concetto espresso a parole da Ragnar ma portato sempre al centro della narrazione dalla serie di Michael Hirst.

Lo ricordiamo noi, e lo ricorda Ubbe, forse il più simile a Ragnar dei figli avuti da quest’ultimo. Non lo nasconde lui stesso, in Islanda, durante i preparativi del prossimo viaggio, che mostrano il terzo doppiogioco di quest’episodio di Vikings 6 incentrato sui “cambiamenti”. Ma se i doppigiochi mostrati in Russia e Scandinavia puzzano di bruciato, questo ha le sembianze di una sorta di giustizia che si avvicina. Quella che Ubbe sembra voler garantire alla terra corrotta dalle menzogne di Kettil e degli altri coloni.

Consapevole delle loro menzogne infatti, Ubbe sembra deciso a lasciare che si svelino da sole giocando alle loro spalle trucchi che a questo punto non riusciamo ancora a inquadrare del tutto. Sappiamo però con certezza che Ubbe è risoluto a portare ordine in una colonia partita chiaramente col piede sbagliato.

Lui che di tutti i figli di Ragnar resta l’unico a ricordarne e onorarne con la pratica il vero grande sogno: una nuova terra per la propria gente. Una terra da vivere e coltivare nella semplicità e nell’onestà.

Vikings 6

Come Ragnar tentò in Ighilterra. Come tentò in Francia. E come Floki tentò dopo in Islanda. Nessuno di questi tentativi riuscì davvero a funzionare. Ci riuscirà Ubbe con le sue capacità? Con l’abilità di intuzione e il rifiuto del potere che da sempre lo contraddistinguono? Forse. O forse, proprio come Ragnar ai suoi tempi, commetterà qualche errore. Che si tratti di sacrificare un uomo alla sincera ricerca di oblio e redenzione, o di lasciare che altri facciano il lavoro da sé. Salvandosi o meno. Non ci resta che scoprirlo nel prossimo episodio di Viking 6.

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