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La seconda stagione di The Witcher si può considerare un successo?

ATTENZIONE: il seguente articolo contiene SPOILER sulla serie The Witcher

Il brand di The Witcher, creato dallo scrittore polacco Andrzey Sapkowsky negli anni ’90, continua negli anni a essere uno dei più famosi tra le nuove generazioni: grazie alla collana di libri che hanno spopolato nel mercato e il grande lavoro svolto dalla software house, anch’essa polacca, CD Projekt RED nel portare le avventure di Geralt di Rivia nelle console di tutti gli appassionati è stato possibile adattare queste bellissime storie in una Serie Tv che, fin’ora, ha avuto due stagioni molto diverse tra di loro e si appresta ad annunciarne una terza nel prossimo futuro.
Il lancio nella piattaforma “rossa” ha dato la spinta decisiva al prodotto: il mondo letterario e videoludico erano stati mezzi importanti per la diffusione mediatica ma soltanto l’interessamento da parte di Netflix ha fatto spopolare e reso mainstream il mondo di The Witcher.
Lo stesso merchandise ha sfruttato l’avvento della Serie Tv segnalandolo in maniera chiara nella copertina dei libri e, di fatto, reso Geralt e la sua compagnia un fenomeno mondiale in poco tempo.

La stagione d’esordio dello show, disponibile dalla fine del 2019, è stata controversa e strutturata in maniera particolare e poco canonica rispetto a un mondo fantasy ben delineato.
L’idea di rendere ogni puntata come se fosse un racconto a se stante, riprendendo le “mini storie” presentate nei primi libri è stata una chicca confusionaria per i più e colta soltanto dai conoscitori del franchise: l’ultimo episodio, con l’unione di tutti gli avvenimenti in una singola storyline, ha restituito senso allo show e convinto un pubblico fino a quel momento dubbioso.


La seconda stagione prometteva di ripartire dal magico incontro tra Geralt e Ciri e di mantenere una linearità assente all’inizio, tornando a uno stile classico con un nuovo viaggio: sarà stata all’altezza delle aspettative?


Per essere onesti e giusti nei confronti di voi che leggete è necessario fare una divisione tra il pubblico: bisogna prima analizzare il prodotto dagli occhi di un neofita dello show che non ha mai avuto un contatto con il brand oltre la prima stagione e fare poi la stessa cosa dal punto di vista opposto, quello di un fan del lavoro di Sapkowski che ha letto tutti e 8 i libri e fidatevi, ce ne sono più di quanto voi possiate immaginarne.

Dagli occhi di un fruitore di Serie Tv ignaro di ciò che lo aspetta, l’adattamento dei libri da parte di Lauren Hissrich è un interessante proseguimento del cammino. Ripartiamo finalmente dal duo formato da Geralt e Ciri che incominciano il proprio viaggio insieme e veniamo sommersi sin da subito dalla sensazione che i due siano davvero destinati a stare insieme, dando conferma alle continue chiacchiere sul destino sentite in precedenza.
Le strade dei protagonisti iniziano finalmente a incrociarsi e ci rivelano le loro emozioni: dalla voglia di Ciri, figlia del destino, di diventare essa stessa una Witcher per poter vendicarsi della distruzione della propria casa e famiglia, fino alla ricerca disperata di Yennefer di un modo per riottenere l’unica cosa a lei cara, il suo potere perso con quella scena spettacolare nella battaglia di Sodden.

Il tono si eleva, la seconda stagione di The Witcher riduce il carattere introduttivo e si impegna a tracciare una linea da seguire: la storia va avanti, lo show riprende delle pieghe già viste su schermo grazie a Game of Thrones e questo piace al pubblico e alla critica: intrighi di corte, piani segreti, tradimenti. Gli ingredienti per un bel botto ci sono tutti e la miccia è stata accesa alla fine dell’ultimo episodio. The Witcher ci saluta con una dissolvenza in nero, dandoci appuntamento alla terza stagione, con svariati cliffhanger che hanno in comune la figura di Ciri: lei sarà la chiave che rivoluzionerà il mondo e sta a Geralt e Yennefer, finalmente riappacificati, proteggerla ad ogni costo.

I numeri non sempre dicono la verità ma sono indizi molto utili per capire il successo della serie: The Witcher demolisce i record e si inserisce come una delle più viste al lancio.
Un enorme passo in avanti rispetto al passato, un salto di qualità notevole che è stato notato e apprezzato, specialmente nel lato tecnico: i mostri sono sempre più realistici, i dettagli sono impressionanti e, se siete alla ricerca di uno show crudo con creature insolite, demoniache e ben realizzate, The Witcher è ciò che fa per voi. CGI ed effetti speciali confermano la tesi rilanciata in precedenza: il sequel è un netto miglioramento e setta degli standard sempre più alti per il genere.

The Witcher Geralt, Yennefer & Ciri 640x359

È arrivato il momento, quindi, di cambiare prospettiva e guardare The Witcher dagli occhi di un appassionato e cercare di comprendere la sua delusione.
Già, perché se non ne foste a conoscenza, la seconda stagione di The Witcher ha ricevuto un review bombing gigantesco e tutt’ora, nelle community più famose, riceve continue lamentele riguardo gli episodi rilasciati lo scorso dicembre.
Dopo aver apprezzato una divisione in mini racconti della prima stagione, proprio come i primi libri introduttivi scritti da Sapkowski e assistito a un finale disastroso per i loro occhi, la seconda stagione aveva promesso di restare più ancorati al materiale letterario senza voli pindarici difficili da giustificare. Con l’attenuante dovuta alla difficoltà nell’adattare un’opera scritta in uno show, le promesse fatte non sono state mantenute e, se possibile, peggiorano ulteriormente una situazione non ideale. Non era richiesta fedeltà assoluta: molte volte questi progetti possono essere usati per migliorare dei punti morti o portare qualche piccola modifica per tessere una trama più spedita e meno faticosa da capire (nessun’opera è perfetta) ma era necessario mantenere lo scheletro che ha reso il macellaio di Blaviken uno dei personaggi letterari favoriti per una ragione.

In particolare, con la gestione di Yennefer, si sono mostrati tutti i limiti di una serie che cerca di rispettare dei canoni imposti da Netflix e vira verso un pubblico generalista. Dalla fiera, bellissima, dignitosa e geniale Yennefer da noi letta ci ritroviamo una donna impotente, ingannevole ed egoista: due poli opposti, tutt’ora non spiegati e che non hanno contribuito nel darle profondità ma hanno soltanto aumentato la percezione che lei stessa sia un villain della serie quando la realtà dei fatti è opposta. Tanto che la stessa maga inizia a vedere Ciri come figlia che non potrà mai avere in uno dei momenti più personali ed emozionanti della collana di libri. Le continue incongruenze con il materiale originale e le scelte autoriali prese (la morte di Eskel è un altro esempio calzante) hanno creato una frattura evidente tra il pubblico ed è perciò impossibile stabilire quanto la seconda stagione di The Witcher sia effettivamente un successo.

Un prodotto ottimo, dalla qualità altissima ma che non sarà mai una fedele rappresentazione delle avventure di Geralt: interpretato un’altra volta dal sublime Henry Cavill, fan sfegatato dei videogiochi e dei libri. In quella che è stata soltanto una transizione verso la fase decisiva della storia, non si può negare la bellezza di ciò che ci si presenta davanti e di come sia, per i più, appassionante e coinvolgente dal primo minuto.
D’altro canto non è possibile neanche chiudere gli occhi e accettare di vedere una delle rappresentazioni a schermo più attese distorta e infedele in alcuni aspetti chiavi.
Da qui la realizzazione che, per come è indirizzato lo show nel prossimo futuro, non ci sia una risposta certa alla domanda posta dal titolo di questo articolo ma che sarà sempre e solo a discrezione del singolo, in occasioni che spesso si ripetono quando si tratta di opere adattate su schermo.

Detto ciò, la consiglieremmo? Certamente, Netflix difficilmente sbaglia il colpo in questi casi e le “annunciate” 7 stagioni raccontano di una fiducia che va ben oltre le critiche ricevute, ricordando che il potenziale per elevarsi ulteriormente c’è ancora.

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