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La quinta sinfonia di The Walking Dead: viaggio nella Season Five

LA STORIA

Nel finale della quarta stagione, con l’abbandono forzato della prigione, la morte di Hershel e la caduta del Governatore, i sopravvissuti di The Walking Dead si trovano per strada, senza casa e senza meta. Comincia così il lungo viaggio che nella quinta stagione prosegue fino all’approdo in una nuova ed insperata casa nella comunità di Alexandria. IL CUORE Nel mezzo il lungo viaggio della speranza da ritrovare o mantenere nella lotta per la sopravvivenza nell’apocalisse zombi. Vagando a stretto contatto con il pericolo fianco a fianco con la morte sono loro stessi, i sopravvissuti, il ‘The Walking Dead‘,come dice Rick nella penombra del fienile dove si riparano nella 5×10 ‘We are The Walking Dead’ Noi siamo i morti che camminano’: è questo il cuore della quinta stagione appena conclusasi. Detto, inciso e certificato dal protagonista Re di questo show televisivo, che ‘legge’ il nocciolo, il karma, l’epicentro di tutto. Nella sequenza in dissolvenza incrociata con i vaganti alle spalle durante il cammino sfinito sotto il sole arido, c’è la cover che fotografa alla perfezione l’antitesi globale di questo capitolo se non di tutta la serie stessa. Nel suo concetto di fondo, su cui gioca tutto questo dramma horror c’è la simbiosi con la morte ‘per poi accorgersi di essere vivi‘ , le tenebre che diventano luce, la quiete dopo la tempesta. La forza di non arrendersi. Sì perchè Rick e gli altri,’LORO’, si trovano a viandare sotto attacco continuo degli zombie ed anche e soprattuto da tutte le trappole create dagli uomini (o quel che rimane loro di veramente umano) che come ricordiamo sempre sono più pericolosi ancora dei mostri stessi.

RICK LEADER

Le strade che si erano divise per i protagonisti e si rincrociano, concentrano tutto il pathos sul finale della quarta stagione in quel container che li tiene prigionieri lì dove inizia appunto la quinta. E’ lì (e lo dice nell’ultima puntata a Michonne -Sono rimasto in quel vagone- ) dove si carica tutto il furore di Rick che tocca l’apice del suo stato mentale oltre il limite di ogni sopportazione. Rick quindi non guarda più in faccia nessuno, passa da PREDA A CACCIATORE(1) e diventa così il feroce e freddo giustiziere in nome della protezione della sua famiglia. Ricordiamoci che Rick esce sconfitto dalla quarta stagione, dove perde la casa-prigione ed è ridotto in fin di vita dal Governatore ucciso poi da Michonne. Quindi nell’ultima stagione c’è in definitiva un riscatto di questo personaggio, che con la sua forza d’animo (e della disperazione) attraverso una concatenazione assurda di eventi riesce a trascinare il suo ‘popolo’ ,con la barba lunga stile Mosè, alla ‘terra promessa’ di un posto più sicuro. La sua evoluzione diventa definitiva proprio in chiusura di stagione diventando anche il più forte di Alexandria, imponendosi col suo temperamento e la sua esperienza da ‘predestinato apocalittico’, dopo esser stato messo in discussione per ‘essere andato troppo oltre’ proprio per essersi ormai trasformato in quel ‘super uomo dell’apocalisse’ che si afferma in tutta la sua totalità come capobranco, capofamiglia, capogruppo, insomma fate voi, capo e basta. E con i suoi metodi estremi questa volta è ancora più inesorabilmente spietato. Lo vediamo giustiziare Gareth davanti all’altare nella chiesa, come un ‘Dio dell’apocalisse’ uccide l’uomo che mangia l’uomo ,la peggiore perversione possibile. Non accetta di esser tradito, soprattutto se da qualcuno come lui rappresentava l’ordine (anche se non c’è più) giustiziando senza pietà il poliziotto Bob che era scappato con l’inganno durante le trattative per LO SCAMBIO(7) con i sopravvissuti del Grady. Giustizia infine Pete nell’ultima puntata per CONQUISTARE(16) Alexandria. Le trasformazioni (come nella scena della sua catarsi estetica nel taglio della barba) istrioniche e tecnicamente perfette di Andrew Lincoln sono una conferma che lo esalta ancora maggiormente come attore protagonista assoluto, abbinando doti espressive di alto livello artistico, davvero superiore (complimenti Andy!) vero traino di The Walking Dead. E accanto al leader, fedeli seguaci della ‘Ricktatorship’, a dare vero senso alla sua guida c’è la forza del gruppo, la famiglia. La forza dell’unione che colpisce la signora Monroe nel loro arrivo alla comunità. Tutti uniti nel fienile, tutti insieme nell’appartamento perfetto di Alexandria. Si salvano a vicenda la vita a più riprese, Carol da espulsa salva tutti nella prima puntata, tutti vanno a salvare Beth quando viene rapita (5×3), ed anche le discussioni o i fraintendimenti vengono chiariti e a volte diventano ‘manoscritti’ importanti, come la mappa di Abraham con quella frase ‘il nuovo mondo ha bisogno di Rick Grimes’. La speranza che tiene unite le persone, la scena madre è sempre nella 5×10 quando tutti uniti tengono il portone reggendo alla tempesta. Sopportando la stanchezza che li ha CONSUMATI(6) e cambiati nel profondo, LA DISTANZA(11) da quello che erano prima, le difficoltà nel DIMENTICARE(13), PROVARE(15) a dimenticare quello che forse non si puo’, in quel concetto di disumanizzazione che è IL PREZZO DELLA SALVEZZA(4)

GLI SCENARI

Gli scenari, in questa quinta stagione sono stati suggestivi più che mai: da Atlanta distrutta, l’arrivo nella notte di Carol e Daryl nella 5×6 con lo sfondo notturno della città abbandonata infestata di zombi (contraltare a quello della prima stagione nella visione di giorno) , le vedute urbane dall’alto del Grady Memorial Hospital, con gli edifici bruciati 5×4. Le rotaie nella strada verso Terminus con Carol, Tyreese e la bambina rimasti fortunatamente indietro. La strada per Washington, dopo il SABOTAGGIO(5) con la mandria oceanica che si trovano davanti Abraham Eugene Rosita Tara Glenn Maggie, la 23 esima di notte intasata di zombi dove Glenn al volante fa strike di vaganti 5×11. Gli immancabili boschi, spesso pieni di orrende sorprese (la bionda col ventre squarciato 5×14). Passando per il villaggio di Noah, fino ad arrivare ad Alexandria e le sue case perfette.

I NEMICI

Anche nella quinta stagione non sono mancati soprattutto i nemici, gli incontri pericolosi. L’uomo e la società trasformati dagli effetti dell’apocalisse: dai cannibali di Gareth nel finto santuario in una rappresentazione metaforica di una civiltà decaduta che regredisce alla caverna primitiva, arrivando addirittura al cannibalismo, passando poi per i poliziotti ‘corrotti’ del Grady, e il loro sistema di feudalesimo medievale con tanto di vassallaggio e servi della gleba. Dallo ‘stato pontificio di Twd’, la chiesa nel bosco di Gabriel, prima ‘istituzione’ a ‘chiudere le porte’ mentre sarebbe dovuta essere l’ultima a farlo, facendo intendere che la ‘dottrina’ in un contesto apocalittico non regge, e se non è supportata dall’azione pratica, dalla vera bontà e l’apertura e l’accoglienza ai bisognosi, perde tutta la sua sacralità diventando semplicemente UN TETTO E QUATTRO MURA(3). Fino ad arrivare agli ultimi tipi loschi marchiati a W che organizzano zombi party con musichette da dondolo, con allo sfondo la minaccia dei misteriosi Wolves, che appaiono come l’antica leggenda di una terribile tribù.

LE MORTI

E chiaramente in un mondo così pieno di pericoli, anche in questa stagione non sono mancate le morti che ci hanno fatto commuovere: dall’orrenda e truce fine di Bob Stookey nella 5×3 a quella assurda di Beth 5×8 (personaggio non troppo valutato che però quando ci ha lasciati ha fatto sentire la sua assenza perchè il suo spirito semplice e ingenuo era serbatoio importante per trovare ancora un senso alla vita nello scoramento nel gruppo). Per arrivare al gigante Tyreese nella 5×9 , il suo dolore di fronte alla percezione della propria morte, le sue lacrime quando grida ‘NON E’FINITA'(9) e lo sfinimento dell’uomo che muore tormentato in preda alle allucinazioni che lo divorano ma che alla fine lo pacificano nel suo abbandono meritato per il suo dolce eterno riposo con la voce di Mika -E’ meglio adesso-. Fino a Noah e il suo – Non mi lasciare – disperato e la sua faccia che si deforma mentre nei suoi occhi c’è il tremendo orrore di esser mangiato vivo e con il povero Glenn che registra tutto davanti a sè vedendolo morire in quel modo orribile (5×14).

I PERSONAGGI

In questa quinta stagione si confermano e si caratterizzano sempre più i nostri sopravvissuti, i personaggi che più amiamo. Daryl sempre più nel ruolo di fuori-classe di The Walking Dead, con la sua moto alla Renegade, lui che si sente più a suo agio in una macchina circondata da zombie che in una bella casa, che non si lava, non si siede, non si fida, mangia quello che trova, spaghetti o serpenti che siano non fa differenze, che cerca di appartarsi per fumare e per piangere. E’ l’eroe solitario per eccellenza che grida al vento il suo essere wild : si scrive Daryl, si legge libertà. Michonne, il riposo del guerriero stanco che all’ultimo minuto riabbraccia la spada e si riappresta a combattere. Stanca del troppo viandare l’abbiamo vista spesso fare gli occhioni a Rick, più fedele di qualsiasi moglie, senza veli bianchi e paillettes, una vera amazzone che sa far grande ancor più l’uomo che le sta accanto. Sempre amorevole con Carl e Judith, in penombra forse nasconde del sentimento per lui chissà (bisogna esser romantici al punto giusto per pensarlo) ma di sicuro c’è grande stima e rispetto. In questa stagione si è ‘riposata’ dalla sua furia solita, quindi una Michonne più posata e meno aggressiva ma che è pronta a tornare. Carol, la regista, la mente, riesce a riabilitarsi nel gruppo salvandoli dalla macelleria di Terminus per poi inserirsi in modo forte e determinante in qualsiasi movimento e decisione, anche lei sempre più sulla linea di Rick se non addirittura superiore, quindi una Carol che è cresciuta ancora. Come Carl, che ci sta crescendo davvero in questa serie, sempre più alto e risoluto, sempre glaciale nella mischia, forse ha trovato anche compagnia! Maggie e Glenn. La Madonna e San Giuseppe…quando ci fate il bambinello? A parte gli scherzi loro sono i personaggi positivi di questa serie ed anche in questa stagione l’hanno dimostrato. Loro sono la conferma, i depositari di quei valori in più, anche nella continuanzione della loro unione, senza mai un litigio, sempre complici, sempre insieme come si erano giurati dopo essersi persi. Uno spot per il matrimonio! Insieme a loro i vari Rosita, Tara, Abraham e Eugene, possono essere sembrati personaggi secondari ma ognuno a modo suo si è ritagliato il suo spazio ed ha avuto il suo percorso. Mentre per Sasha è stata un’escalation di furia omicida senza freno, in questa quinta stagione ha avuto la sua fase di sbandamento più alta tanto da arrivare a chiedere aiuto, dopo aver sempre rifiutato qualsiasi parola di ragionamento. Ha perso prima Bob, al quale si era timidamente aperta e poi anche il fratello Ty, ed i sensi di colpa per non aver dato quell’input positivo di cui parlavamo prima l’ha fatta sentire colpevole anche per la morte di Noah, per avergli detto -tu morirai!- questa sua stagione di rabbia si chiude in una cover fantastica che la vede sdraiarsi sui corpi dei vaganti nella fossa, in un’ennesima rappresentazione di simbiosi con la morte. E più di tutti è il tormento di Gabriel, o Padre Gabriel, per quel che ne rimane della sua funzione di servo di Dio. Lo scopriamo proprio nell’inizio di questa stagione, nella 5×2, e lo vediamo comportarsi nella peggior maniera possibile, dimostrando una vigliaccheria oltre ogni confine, pari alla sua paura e alla sua pesante croce che lo inchioda. ‘You’ll burn for this’ gli scrivono sui muri della chiesa i suo parrocchiani lasciati fuori a morire. E le lacrime di pentimento ci hanno accompagnato in ogni puntata fino a quelle (forse) sincere dell’ultima. E ci rimandano alla prossima season per vedere se puo’ davvero riscattarsi sia come uomo che come prete. E poi la piccina, Judith e non ci si può scordar di te bambina mia! Che poi siete due (Charlotte e Clara) quante ne hai passate anche questa stagione! Un’infanzia di quelle che neanche..nei fumetti! Abbiamo visto questo angioletto infagottata per boschi, chiese abbandonate, posti incredibili e lei quasi senza piangere mai, imperturbabile e serena, più bellina di sempre. E’ davvero una spaccaculi, aveva ragione zio Daryl! e chi la puo’ fermare? Per questo sembra proprio figlia di Rick, perchè come lui è invincibile! E poi c’è Mister J, ovvero Morgan, il vero Jolly di Kirkman, con un’aura luminosa e magica lo vediamo alla fine della 5×1, poi a metà stagione (5×8) incappuciato seguire il segni nel bosco quando trova la mappa nella chiesa, fino all’ultima puntata dove finalmente riesce a raggiungere Rick. Profondamente cambiato dall’ultima volta che l’avevamo visto ormai perso nella sua follìa è il ‘folletto fatato’ che si muove nell’ombra. Mentre dei nuovi personaggi oltre a Noah perso quasi subito, vediamo come new entry potenzialmente stabili per la prossima season Aaron, forse Jessie ed anche Deanna potrebbe essere un personaggio importante in chiave sesta stagione.

LE GAG

Non sono mancate le battute esilaranti che ci hanno fatto sorridere: dal ‘Non ce ne frega un cazzo’ di Daryl ad Aaron che voleva far vedere le foto, alla gag tra l’arciere e Carol ‘Ti lavo dentro mentre dormi’ e di rimando un ‘Sei ridicola vestita così’ rivolto a lei quando si era conciata come un’impiegata del catasto. Passando per le espressioni bon ton di Abraham – il vasto oceano di merda che c’è fuori e di cui non sapete un cazzo – nella riunione alexandrina (5×16) per poi tornare sempre a lui Daryl, che all’entrata di Alexandria con un animale in mano esordisce conAbbiamo portato la cena!’ (5×12)

GLI EFFETTI SPECIALI

Gli effetti speciali, dal salto con furgone dal ponte di Carol e Daryl, alla finestra sfondata come nei saloon del Far West nella scazzottata tra Rick e Pete, non sono mancati. Come non sono mancati gli ‘oh!’ da parte nostra.

I FINALI

I finali che ci hanno tenuto col fiato sospeso e riempito le settimane e i mesi di domande, interrogativi, teorie tra le più incredibili e fantasiose. Dal carillon della speranza quando sbuca bello e profumato Aaron (5×10) che dice -buone notizie!- al finale shock di Bob senza una gamba mangiato davanti ai suoi occhi terrorizzati, a chi c’era dietro il cespuglio con Daryl, a Carol investita da una macchina trasportata in barella, fino ad arrivare allo sganassone di Michonne a Rick!

GLI ZOMBIE

Anche in questa quinta stagione li abbiamo visti in tutte le salse, bolliti, ustionati, sott’acqua, scoppiati ,strozzati, fusi, a pezzi, con le W e senza le W, abbiamo avuto zombie torcia, zombi infuocati, nei ‘disco party’ sui camion, annaffiati, in massa o singolarmente sbucare dal nulla e in chissà in quale altro modo. Di sicuro non mancano mai.

I SEGNI

I segni strani, dalle scritte poi modificate da Rick ‘No sactuary’, le croci sugli alberi nel bosco vicino la chiesa, passando per la A sul vagone di Terminus e sulla parete sempre della chiesa e poi sui timbri delle feste alexandrine, passando per la J sulla pistola nascosta da Rick prima di arrivare alla comunità, per arrivare alle mitiche W dei Wolves incise sulle fronti dei vaganti.

BACI, SESSO, ABBRACCI E SCANDALI

Il sesso, a parte la scena nella 5×5 tra Abraham e Rosita, non ce n’è stato molto neanche in questo capitolo cinque. Ed è un bene, perchè una serie che funziona senza attirare il pubblico con l’elementare escamotage del culetto di fuori fa di The Walking Dead un prodotto ancora più meritevole. Ma c’è stato il bacio gay dello ‘scandalo’ tra Aaron ed Eric (5×12), che ha scandalizzato chi ha scandalizzato ma noi facciamo come Daryl e ce ne fottiamo! Perchè ognuno fa quel che si sente e il messaggio è passato forte e chiaro. Il bacio sfiorato tra Rick e Jessie (continuerà ora che sono vedovi tutti e due?) Il bacio che non c’è stato (se non sulla fronte) tra Carol e Daryl e che forse mai ci sarà. D’altronde in un’apocalisse le priorità sono altre. Quindi accontentantiamoci del ‘ti amo’ di Glenn alla sua bella Maggie e degli abbracci sinceri, fraterni nella riconciliazione di Carol tra lei e Daryl e poi Rick.

TRAMA E SCENEGGIATURA

La trama e la sceneggiatura. Anche in questa stagione Kirkman Darabont Gimple ecc. hanno indovinato quasi tutto. Forse c’è stata troppa velocità nel chiudere la vicenda Terminus dopo tutta quella preparazione nella quarta stagione e qualcosina di poco chiaro su come si sviluppano le cose (la sequenza di Gareth, il fratello e la madre Mary prigionieri nel vagone oltre al tipo con i capelli lunghissimi che esce da un altro vagone, impazzito, attaccando Rick) ma potrebbe anche avere la sua chiusura del cerchio più avanti. Mentre non si può considerare una dispersione nella storia il passaggio dell’ospedale, il Grady, uno perchè è determinante poi nella scelta di accompagnare Noah e quindi avvicinarsi ad Alexandria dove vengono intercettati da Aaron e due perchè non bisogna mai perdere di vista cos’è la storia di The Walking Dead. Non è la ricerca della cura all’epidemia, che solo in parte viene trattata con la vicenda farsa dello ‘scienziato’ Eugene, il vero tema di questo film è il viaggio attraverso l’apocalisse. Non ha importanza tanto la causa nè il rimedio, quanto le gesta dei sopravvissuti che lottano per la vita. Quindi anche se facessero il girotondo nelle stesse zone come nelle prime stagioni il racconto e la trama non possono perdere di valore. Può stancare solo chi di un’apocalisse ha una visione ‘chiusa’,finalizzata solo alla cura. Ma è innegabile comunque che in questa stagione per la prima volta ci si stacca dai territori iniziali e gli orizzonti sono diventati più ampi scoprendo nuove realtà post epidemia, d’altronde lo avevano annunciato sin dall’inizio: sarebbe stata una season on the road.

LA MUSICA

Anche questa stagione ci ha accompagnato con una colonna sonora meravigliosa grazie alla musica spettacolare composta da Bear McCreary oltre ad alcune intuizioni geniali degli autori con generi musicali di ogni tipo. (Ma questo è un argomento che merita un capitolo a parte, che presto sarà trattato)

L’INSEGNAMENTO

L’insegnamento. Cosa puo’ averci insegnato questa quinta stagione? Anche se non è detto debba esserci per forza un insegnamento preciso. E’ una rappresentazione e come tale viene filtrata individualmente in base alla proprie esperienze e modo di essere, quindi può insegnare o meno qualcosa a seconda di chi guarda, anche uscendo fuori dal contesto dell’apocalisse e della fiction televisiva, in una sfera personale e reale. Ci sono i valori, ci sono le scelte, le debolezze, le perversioni e i modi differenti di raggiungere (ed avere a che fare con) le cose. Di sicuro, fondamentalmente, anche questa stagione di The Walking Dead ci insegna che solo combattendo si vince, o almeno si resiste. Che dire in conclusione?

CONCLUSIONE

Questa stagione tra mille emozioni, lacrime e salti dalla sedia, è volata via, e come le stagioni della vita forse senti che durano troppo poco quando le vedi passare. Come ogni stagione che passa, lascia qualcosa in più dentro di noi. Ma niente nostalgìa, c’è sempre la prossima che sta per arrivare e siamo sicuri che Kirkman e company la stanno già preparando più bella e terrificante che mai. Noi siamo già in attesa. Per adesso give me five, The Walking Dead: te lo sei meritato!