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The Walking Dead: Dead City 2×01/2×02 – Adesso è ufficiale: abbiamo il personaggio più forte e controverso della serie

Ginny in The Walking Dead: Dead City 2

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A volte non c’è bisogno di urlare per farsi notare, e The Walking Dead: Dead City 2 ne è la dimostrazione. Fin dall’inizio della prima stagione (qui la recensione delle prime due puntate), la nostra attenzione si è concentrata interamente sul personaggio di Ginny: una mente silenziosa, pacata, sospesa tra il timore verso gli esseri umani e la costante necessità di trovare un salvagente in un mare in tempesta. E quanto è mosso, questo mare. Lo si percepisce già guardando fuori dalla finestra, assistendo impotenti a una New York senz’anima, dove l’unica legge che comanda è quella del più forte. E lo si legge chiaramente negli occhi di Ginny: occhi arresi, perfettamente consapevoli del mondo in cui sta vivendo.

Ma è qui che sorge il paradosso, il tratto distintivo che più di ogni altro rende Ginny probabilmente il personaggio più affascinante dopo Negan: rintracciamo la sua piena consapevolezza, la osserviamo mentre lei stessa scruta il mondo, la guardiamo cogliere le sfumature di una realtà in cui tutto è contaminato e in cui i buoni non sempre sono buoni, e i cattivi non sempre sono solo cattivi. Ma nonostante ciò, non sappiamo mai davvero cosa pensi o cosa aspettarci da lei. È un personaggio imprevedibile: quello che in un momento qualsiasi potrebbe sia ucciderti o salvarti.

Non puoi sapere che cosa aspettarti da Ginny, e questi primi due episodi di The Walking Dead: Dead City 2 lo hanno confermato gettando le prime basi di un racconto che sembrerebbe volerla mettere sempre più al centro della scena

Ginny in The Walking Dead: Dead City 2
The Walking Dead: Dead City 2

Il timore, dopo aver visto quanto è accaduto in Daryl Dixon, è più che lecito. Più volte, nello spin-off, abbiamo dovuto fare i conti con personaggi affascinanti il cui vissuto veniva interrotto proprio sul più bello, annullando qualsiasi possibilità di sviluppo. Mai troppo crudeli da non potersi redimere, mai troppo buoni da risultare prevedibili. Ed è in questo concetto che, oggi, ritroviamo Ginny: l’unico personaggio – al di fuori di Negan – che sembra avere tutte le carte in regola per stravolgere davvero la narrazione. Ma, come dicevamo qualche riga fa, il timore che gli errori della saga possano ripetersi anche qui è giustificato, e per questo viviamo ogni episodio con l’ansia costante che anche lei venga sacrificata in nome di un colpo di scena non richiesto.

Sono i suoi silenzi a fare la differenza: quello sguardo perso ma vigile che salva Maggie ma solo dopo essere rimasta a guardare, chiedendosi se farlo davvero oppure no. In quel silenzio si nasconde probabilmente l’enigma di Ginny, il nodo ancora troppo intricato da sciogliere. E ancor di più, a confermare questa ambiguità è la sua reazione immediatamente successiva. Dopo aver salvato Maggie, Ginny non le corre incontro, non la segue subito. Resta un passo indietro, osserva di nascosto l’arma che tiene nello zaino. Ancora una volta, proprio alla fine dell’episodio, Ginny dimostra di non essere più la ragazzina – già intrigante – che avevamo conosciuto nella prima stagione.

Dopo quanto successo con Negan, tutto sembra essersi ribaltato. Da ragazzina apparentemente indifesa e fragile, Ginny si trasforma in ciò che è necessario essere per sopravvivere in questo mondo: astuta, calcolatrice, stratega. Da bambina salvata diventa una bambina salvatrice, capace di combattere, ma sempre senza mai chiarire del tutto la natura della sua anima. Le scelte compiute nel corso di questi due episodi non l’hanno definita, ma i silenzi e le sue esitazioni hanno già detto molto. E questo, speriamo, sia solo l’inizio di una stagione che continuerà a sorprenderci in questo senso, offrendoci un viaggio fatto di lotte interiori e scelte controverse che non si limitano a essere soltanto ‘giuste’ o ‘sbagliate.’

Negan in The Walking Dead: Dead City 2
Credits: AMC

È ancora tutto da scrivere. Ogni cosa è sospesa. Negan è diviso tra la manipolazione, stimolata da una nuova mazza che ricorda la sua, e tutto ciò che ha creato, costruito, distrutto. Dopo quanto abbiamo visto nei primi due episodi, è evidente che le scelte che Negan compirà d’ora in avanti avranno il peso di rispondere alla domanda che ci accompagna fin dalla prima stagione: chi è, adesso, Negan Smith? Per come la vediamo noi, Negan è tutto e il contrario di tutto. È distante da ciò che ha fatto, ma anche dall’ideale di ciò che farebbe un eroe. Perché non crediamo che indosserà mai quei panni, ma al contrario continuerà a indossarne di diversi, riuscendo a incarnare piccoli frammenti di ogni cosa. Come il grande personaggio che è, e che è sempre stato.

Non c’è posto soltanto per il bianco e nero. A volte sono necessarie le sfumature. Ed è il momento che The Walking Dead: Dead City 2 (come sempre disponibile su Sky e NOW) le accentui, senza commettere vecchi errori né crearne di nuovi. Non vogliamo la risposta giusta alle domande che ci tormentano, vogliamo quella più intensa. Vogliamo la lotta interiore, l’evoluzione, la guerra tra i mostri che abbiamo dentro. Perché di quelli che sono fuori sappiamo già tutto, e tutto sommato non fanno più così paura. Nulla è più spaventoso di quello che ci portiamo addosso, quello che ci abita, e che dipende da noi. E da noi soltanto.

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