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L’importanza di essere Creed

Creed, tra i personaggi di The Office

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Facciamo un gioco. Provate a visualizzare nella vostra mente i volti dei personaggi di The Office. Li vedete? Chi sono e in che ordine appaiono? Chi sono i primi a spuntare e da chi sono seguiti? Probabilmente sono arrivati subito, in ordine sparso, Michael Scott, Dwight Schrute, Pam Beesly, Jim Halpert. È possibile, ma meno probabile, che insieme a loro o subito dopo abbiate visualizzato Angela, Ryan o Kevin. È ancora meno probabile che siano arrivati Toby o Erin. Ma qui la vera domanda è: a qualcuno è venuto in mente il volto di Creed? Se sì, siete la celebre eccezione che conferma regola, e sicuramente siete fan parecchio accaniti di The Office. Se no potete stare tranquilli, non necessariamente significa che siete meno affezionati alla serie. È normale che sia così, rendersi conto di lui solo dopo. Purtroppo.

Creed Bratton di The Office è un personaggio più unico che raro.

La sua costruzione come personaggio è parecchio sfaccettata. Molto di ciò che viene detto va in contrasto – o è per lo meno incoerente – con ciò che era stato detto in precedenza e tutto ciò che si sa di lui non ha praticamente senso. In linea teorica Creed Bratton è il responsabile del controllo qualità nella filiale della Dunder Mifflin di Scranton. In pratica non fa mai ciò che le sue mansioni gli richiedono, anche ma non solo perché non ha idea di cosa sia. Certo, mi direte voi, questo non è proprio un unicum all’interno di The Office, che basa buona parte del suo racconto proprio su tutto ciò che in un ufficio non dovrebbe accadere ma avviene lo stesso. Nel caso di Creed però è diverso, è una questione più generale: lui non fa praticamente nulla e basta.

Credits: NBC

Nel cast di The Office dal primo all’ultimo episodio della serie, di Creed vediamo poco e conosciamo ancora meno. E tutto ciò che conosciamo è estremamente randomico. Sappiamo che è arrivato in azienda semplicemente presentandosi lì a caso, che ha un piede con quattro dita, una doppia identità e diversi problemi con la legge. Sappiamo anche che è stato un senzatetto, che ha avuto parecchio a che fare con tutte le droghe esistenti, che non si fa molti scrupoli e che la sua moralità è quantomeno dubbia. E questo – ovviamente – significa che non ne ha una. Potrei continuare a lungo, ma tutto ciò che elencherei non sarebbe più sensato di così. Morale della favola? Creed non è un personaggio più unico che raro solo all’interno degli uffici della Dunder Mifflin: è più unico che raro all’interno della serialità nella sua interezza.

La sua più profonda essenza è essere al di fuori di ogni dinamica umana condivisa.

Per Creed non viene scritta una personalità nel senso più classico del termine. Né tantomeno gli viene fornita una parvenza di vita vera al di fuori di ciò che si vede sugli schermi. Da quante persone è composta la sua famiglia, se ne ha una? Cosa lo appassiona? Cosa gli piace fare nel tempo libero? Creed è totalmente estraneo a tutto ciò che avviene all’interno dell’ufficio, tanto alle dinamiche professionali quanto a quelle personali che vi si sviluppano. Più in generale però, è totalmente estraneo al concetto di esistenza che conosciamo. Un’esistenza fatta di relazioni interpersonali, di gioie e dolori, di obiettivi da raggiungere, di tutte quelle dinamiche tipicamente umane che a lui proprio non interessano.

Credits: NBC

Creed funziona non per le cose che dice in sé, che prese così per come sono non hanno alcun senso logico né nesso con la realtà. Creed funziona per il modo in cui le dice, perché tutto ciò che esce dalla sua bocca è estremamente sconnesso da ciò che succede fuori dalla sua testa. Il suo è un ruolo totalmente anti-comico nella struttura della serie e totalmente anti-sociale nella struttura delle dinamiche umane.

Eppure tutto questo lo rende nella trama di The Office un personaggio estremamente onesto.

Quello che Creed rivolge al mondo è uno sguardo folle ma suo modo puro, non filtrato da tutte le ansie e le paranoie che, chi più chi meno, colpiscono tutti i personaggi della serie perché colpiscono nella realtà ognuno di noi. Ogni personaggio di The Office rappresenta (almeno) un archetipo umano, personalità con cui ci troviamo ad avere a che fare nella vita di tutti i giorni. Ognuno si muove nella realtà fittizia dell’ufficio proprio come ci muoviamo noi, costantemente influenzati da ciò che ci succede attorno. Vogliamo primeggiare, performare meglio degli altri, dire la nostra, dimostrare il nostro valore. Vogliamo essere visti, essere apprezzati per ciò che facciamo, vogliamo essere amati per le persone che siamo. E tutto questo ci porta costantemente a sacrificare qualcosa, una piccola parte di noi.

Ogni giorno dobbiamo scendere a patti con il fatto di non poter essere pienamente noi stessi per una serie infinita di motivazioni. Dire o fare sempre quello che ci passa per la testa ci espone a conseguenze che per noi sono più importanti della “semplice” volontà di rimanere fedeli a noi stessi. E tutto ciò ci porta a essere – nella stragrande maggioranza del nostro tempo – una versione filtrata di noi stessi. A volte lo facciamo per noi: rispondere male sul lavoro potrebbe farci rischiare il posto; comportarci male più in generale potrebbe farci rischiare una multa, o magari di essere considerati male. Potremmo, perché no, anche andare in galera. Altre volte invece lo facciamo per gli altri, scendiamo a compromessi perché sappiamo che potrebbero rendere felici le persone che amiamo.

creed in un episodio di the office
Credits: NBC

Creed no: Creed è se stesso al 100%. Sempre.

Va avanti perseguendo la sua sopravvivenza in un contesto di cui poco gli importa e che non fa alcuno sforzo di comprendere. E mentre noi siamo lì per nove intere stagioni a immedesimarci nelle dinamiche d’ufficio, a ridere di Michael o a sognare di essere nei panni di Jim e Pam, forse dovremmo dare più riconoscimento a chi, come Creed, inaspettatamente ci insegna più di quanto sembri (o voglia fare).

Nessuna serie è determinata totalmente solo dal suo protagonista: The Office non è da meno.

E in quanto serie corale composta da diversi personaggi principali, il discorso non cambia. The Office è il capolavoro che è grazie ai suoi protagonisti e anche grazie ai suoi numerosi personaggi secondari e addirittura – se così possiamo definirli – terziari e sottovalutati, quelli meno presenti, che apparentemente poco cambiano nelle dinamiche del racconto. Mai vero. Nessun personaggio nella serie è un’inattiva parte dello sfondo; nessuna scena alla quale prendono parte anche i personaggi meno rappresentati avrebbe avuto lo stesso significato se a esserci fosse stato qualcun altro. Nessuno sguardo, nessuna smorfia, nessuna battuta – anche la più breve – avrebbe avuto lo stesso senso. E anche per questo Creed è così importante: ci ricorda che in una serie fatta bene nulla è lasciato al caso, soprattutto ciò che lo sembra. E ci dà la consapevolezza di quanto conti, nella finzione come nella realtà, non adeguarsi mai.