3) Taylor Townsend
In una serie come The O.C., dove i ruoli sembravano fin dall’inizio ben definiti, l’ingresso di Taylor Townsend nella seconda metà della seconda stagione ha rappresentato un’anomalia. Interpretata da Autumn Reeser, Taylor è introdotta come la classica “antagonista fastidiosa”: una studentessa iper-competitiva, snob, invadente, ossessivamente attaccata all’autorità. Sempre pronta a manipolare per ottenere ciò che vuole. Inizialmente, incarna tutto ciò che il pubblico è portato a detestare in un teen drama. Eppure, nel corso della serie, il suo personaggio si trasforma radicalmente, diventando uno dei più amati e sorprendenti. Ma nonostante ciò, Taylor non è mai stata completamente accettata come parte integrante del “cuore” emotivo di The O.C. Taylor arriva tardi. Appare quando il mondo di Newport è già ben definito, con dinamiche stabili tra i personaggi principali. Il pubblico ha già scelto i suoi preferiti e Taylor, con il suo comportamento eccessivo e i suoi modi sopra le righe, inizialmente disturba quell’equilibrio.
È una figura che sembra costruita per far ridere o infastidire, più che per emozionare. Anche quando la scrittura inizia a scavarla, rivelando una fragilità autentica, il processo di accettazione da parte degli spettatori resta lento e, per alcuni, incompleto. Dopo la morte di Marissa – evento che segna un punto di rottura profondo per tutta la serie – Taylor viene sempre più inserita al centro della narrazione. In particolare come nuovo interesse romantico per Ryan. Questo passaggio è tutt’altro che scontato. Ryan, il ragazzo dei sobborghi segnato dal dolore, e Taylor, la ragazza eccentrica e colta, formano una coppia inaspettata, ma piena di chimica. Eppure, proprio questo nuovo asse narrativo è stato uno dei punti di maggiore divisione tra i fan. Molti non hanno mai accettato Taylor come sostituta di Marissa, considerandola un ripiego, una soluzione “leggera” dopo una tragedia devastante. Un altro elemento che ha pesato è la caricatura iniziale. Taylor era stata volutamente estremizzata: troppo brillante, troppo loquace, troppo tutto.
