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10 motivi per amare The IT Crowd

Ingiustamente relegata ai margini del panorama seriale contemporaneo, The IT Crowd potrebbe essere la risposta a quell’inesauribile desiderio di nuovo e originale che attanaglia ogni buon addicted.

In realtà questo gioiellino di comicità britannica, scritto da Graham Linehan e prodotto da Ash Atalla, non è neppure tanto recente (la prima stagione risale al 2006), ma in quanto a originalità è capace di tenere testa ai mostri sacri del genere. Le risate sono assicurate, tanto che secondo un recente studio a campione The IT Crowd è la serie inglese più divertente di tutti i tempi.

Il plot non potrebbe essere più semplice: siamo a Londra e seguiamo le vicende surreali ed esilaranti di due informatici, Roy Trenneman e Maurice Moss, confinati nello sgabuzzino – il reparto IT del titolo – di una grande azienda, le Reynholm Industries. I due protagonisti, emarginati dai colleghi e sottostimati nel loro lavoro, incarnano il prototipo del perfetto geek (con innegabili sfumature nerd, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Moss). Molto esperti e sicuri di sé nel proprio campo, Roy e Moss sono altrettanto timidi e impacciati praticamente in ogni altro aspetto della vita, e in primis con le donne. Neanche a dirlo, a rompere il delicato equilibrio dell’habitat del reparto IT arriverà Jen Barber, tanto furba e intraprendente quanto ignorante in ambito informatico, la quale, grazie ad un astuto bluff, riuscirà a farsi assumere come relationship manager.

Ma cerchiamo di illustrare in dieci punti fondamentali perché dare una possibilità a questa perla semisconosciuta, ora disponibile su Netflix, sia un imperativo morale per qualunque appassionato del genere:

1) La cultura geek/nerd

IT Crowd

The IT Crowd è un vero e proprio inno all’universo geek e nerd. I suoi protagonisti non sono solo esperti informatici, ma anche appassionati di film, videogiochi, fumetti e, come viene raccontato nel memorabile (nonché ultimo) episodio speciale del 2013, giochi da tavolo. In questo senso la serie riesce a mettere in scena l’immaginario di quella che è diventata ormai una vera e propria sottocultura, con i suoi miti e feticci, e i suoi continui riferimenti ad opere come Il Signore degli Anelli e Star Wars.

Aspettate, vi ricorda qualcosa, non è vero?

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