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The Imperfects non è poi così imperfetta

The Imperfects, Gli Imperfetti, è una serie molto particolare. Sbarcata poco fa su Netflix, è riuscita a scalare in poco tempo le classifiche, accanto a titoli come Sandman (che vedrà molto probabilmente una nuova stagione) e Cobra Kai, per la sua capacità di essere così fluida, colma di stili e di generi diversi. Un pentolone di ingredienti che oscillano tra l’horror movie la commedia, il thriller e la fantascienza. Il tutto incorniciato da brillanti interpretazioni dei tre giovani protagonisti della serie, tutti con tre particolari poteri che li portano a estraniarsi dalla loro realtà adolescenziale per trovare una cura al loro problema psicofisico.

Nonostante non ci sia niente di nuovo sotto il sole, per via della trama non così originale, c’è da dire che il prodotto nel complesso si è rivelato interessante, avvicinandosi ad alcune serie di simil genere britanniche con al centro adolescenti costretti a vivere con poteri soprannaturali, prima fra tutte Misfits.

I personaggi sono la vera anima di The Imperfects

The Imperfects
The Imperfects (640×360)

Abbi è una studentessa di genetica, ligia al dovere e sempre perfetta in ogni occasione; il suo “effetto collaterale” è quello di trasformarsi in una specie di succuba, un essere mitologico asessuato che diffonde feromoni capaci di attirare tutte le persone a lei vicine, facendogli compiere azioni contro la loro volontà, come se fossero in una specie di trance.

Juan, il piccolo Juan, è un giovanissimo scrittore di fumetti (quello che a lui piacerebbe fare nella vita) e il suo effetto collaterale è divenire un Chupacabra (chiamato amorevolmente Chupi), letteralmente succhia capre, essere mitologico e mostruoso dalle sembianze animalesche, considerato responsabile di uccidere animali per poi dissanguarli.

L’ultima giovane è Tilda, leader di un gruppo punk-rock, che come effetto indesiderato ha quello di essere una Banshee, letteralmente in grado di mandare ko qualsiasi persona con le urla. Tilda è forse quella che soffre di più per la sua condizione, perché a differenza degli altri la sua è una condizione permanente. Per evitare di ascoltare le conversazioni altrui e essere distrutta dai suoni amplificati di ciò che la circonda, è costretta a portare delle grandi cuffie.

I tre ragazzi sono semplicemente unici, perché ognuno portatore di un handicap totalmente anomalo e sovrannaturale, un qualcosa che impedisce loro di vivere la loro vita da adolescenti senza impedimenti (e questo lo vediamo per esempio nella difficoltà di Juan e Tilda a mantenere le relazioni e nella mancanza totale di affetti per Abbi). La serie, da questo punto di vista, tocca indirettamente molti temi: dal tema dell’abbandono a quello del rifiuto, per giungere a quello dello spettro della morte, nonostante sia molto abbondante la sdrammatizzazione. Capita spesso che eventi emotivamente forti o catastrofici vengano banalizzati, in maniera ovviamente sottile e non esagerata, con una battuta o un’espressione divertente.

Devo ammettere che non solo i tre protagonisti vada la pena essere menzionati, ma l’insopportabile dottor Sarkov (Rhys Nicholson), responsabile dei loro effetto collaterali e unico in grado di sistemare la mutazione genetica in atto, è un personaggio quasi caricaturale e fumettistico per il suo comportamento estremamente menefreghista. Eppure, nello stesso tempo questo è funzionale per la riuscita della serie. Nel cast si distingue anche Italia Ricci, canadese di origini italiane, che rappresenta la dottoressa Burke, un po’ simile a Dottor Jekill & Mr.Hide.

Una serie da tutti i gusti più uno

The Imperfects (640×360)

Devo ammetterlo: la serie The Imperfects ha superato di gran lunga le mie originarie aspettative. Nonostante ciò devo ammettere che un difettuccio mi ha lasciata interdetta, ed è quello di aver osato troppo mischiando una miriade di generi che cozzano insieme. La serie si presenta come sci-fi, mischiando fantascienza e fantasy: tre ragazzi dai poteri soprannaturali alla ricerca della cura perfetta contro le anomalie del proprio corpo.

Il problema principale risiede nell’aver voluto creare spazi che toccano non solo il genere sci-fi, ma anche la commedia, il teen drama e a tratti anche la mitologia. Proprio quest’ultimo aspetto resta forse, preso separatamente, il più interessante: presentandosi come serie fantascientifica mi ha stupita il fatto di aver inserito tre personaggi (Succuba, Banshee e Chupacabra) che rimandano per ovvie ragioni a leggende mitologiche. Il Chupacabra, per esempio, è una creatura leggendaria e della mitologia contemporanea la cui caratteristica principale è quella di uccidere o comunque attaccare animali domestici, prevalentemente capre, succhiandone il sangue. In maniera analoga avviene con la Banshee, che è una creatura della mitologia irlandese e la Succuba, la cui principale corrispettiva mitologica è Lilith, che seduceva uomini e donne sottomettendoli alla sua volontà.

I primi episodi di The Imperfects sono avvincenti, con buone premesse e buoni propositi, se solo Dennis Heaton e Shelley Eriksen avessero focalizzato l’attenzione meno sullo splattering. Alcune scene sono, infatti, davvero esagerate.

Buone premesse quindi, ma con troppi ingredienti nel pentolone, con uno sviluppo che parte a bomba ma che procede a rilento. Un punto a favore è invece l’eccezionale colonna sonora, specialmente le canzoni che sentiamo grazie a Tilda, per via del suo “disturbo”. Insomma gli elementi ci sono tutti, peccato per la sceneggiatura un po’ farraginosa.