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Se c’è una serie che è sempre riuscita a instaurare tra il pubblico e i propri personaggi una grande sintonia, questa è The Good Place. Tra risate, tante avventure, riflessioni, filosofia e commozione, non è stato per nulla difficile per noi diventare empatici con i suoi protagonisti, figure smarrite che cercano solo di trovare il proprio posto nell’universo e di diventare persone migliori, nonostante tutti gli ostacoli, nonostante un sistema che necessita di essere cambiato, nonostante la morte. Di vita e morte, di seconde possibilità, di antitesi e sintesi: ecco di cosa vogliamo parlarvi oggi prendendo spunto dalle poetiche parole della sanremese canzone Due Vite di Marco Mengoni per raccontarvi le due vite, e forse anche qualcuna in più, di Eleanor Shellstrop, meravigliosa protagonista di The Good Place interpretata da Kristen Bell, un personaggio davvero ben costruito e approfondito.

Attenzione, nel seguente articolo troverete spoiler su tutte e quattro le stagioni di the Good Place, siete avvisati!

Siamo fermi in un tempo così
Che solleva le strade
Con il cielo ad un passo da qui
Siamo i mostri e le fate

Marco Mengoni, Due Vite
The Good Place (640×360)

Mostro

Quando la conosciamo per la prima volta, Eleanor Shellstrop è tutto fuorché una bella persona. Un vero e proprio mostro, quel tipo di individuo che non vorremmo mai incontrare sulla nostra strada: egoista, piena di vizi, narcisista e maleducato che sa di per certo di non meritare davvero il posto nella Parte Buona che le viene concesso. E perché mai dovrebbe? Eleanor non aveva veri amici, per lavoro ingannava persone anziane, maltrattava il proprio ragazzo e, più in generale, chiunque le stesse attorno… Comportamenti sì comprensibili, ma giustificabili sono parzialmente dalla difficile infanzia dalla quale la ragazza proveniva, un contesto del tutto privo di cure e di amore che le ha insegnato solo a contare su sé stessa e a fregarsene delle ripercussioni che le sue azioni potevano avere sugli altri.

Siamo i soli svegli in tutto l’universo
A gridare un po’ di rabbia sopra un tetto
Che nessuno si sente così”

Una ragazza contro il mondo, contro tutto quello che per lei non c’era stato, che ha preferito sempre ripararsi dalle emozioni che le si paravano davanti con mura a difesa di un castello.

The Good Place
The Good Place (640×360)

Una vita sicura, senza rimpianti o delusioni, ma anche tremendamente vuota e solitaria, una vita sprecata.

E dove sarai?
Dove vai?
Quando la vita poi esagera
Tutte le corse e gli schiaffi, gli sbagli che fai

Ma le persone non sono fatte per rimanere sempre uguali a se stesse e, da questo punto di vista, è la morte stessa a farle dono di un regalo che cambierà per sempre la sua esistenza: una punizione che diventa la sua più grande benedizione. Ciò che viene inizialmente creato da Michael come un atto di tortura ai suoi danni e a quelli di coloro che diventeranno i suoi più grandi amici sarà infatti ciò che la salverà e che la porterà non solo a diventare una persona migliore, ma una vera propria eroina, in grado di plasmare il destino di tutto l’universo e dei suoi abitanti.

Fata

The Good Place
The Good Place (640×360)

Perché sì, Eleanor Shellstrop potrà continuare a essere sfacciata e sarcastica, ma il suo viaggio post-mortem, durato ben quattro stagioni, riesce a tirare fuori la sua parte migliore. Tutto parte da lei, dalla sua decisione di voler cambiare davvero per meritarsi un posto in quella realtà idilliaca che in realtà cela un incubo, per guadagnarsi quella seconda possibilità che le è stata regalata. Ed ecco che arriva Chidi, amico, guida, amore, la persona che la indirizza per prima sulla retta via ma che non pedala al suo posto, che la sostiene e che crede in lei in un modo che nessuno aveva fatto fino ad allora: ed è così che la ragazza ha davvero modo di crescere e di cambiare sul serio, di mettersi in discussione, di rivalutare le proprie priorità aprendosi al prossimo in una maniera che nemmeno lei avrebbe creduto possibile e prendendosi cura dei suoi amici in maniera sempre più generosa e compassionevole.

Una trasformazione a cui viene facile credere, per quanto radicale, perché non imposta, ma derivante da un percorso di auto-realizzazione circa gli sbagli della propria vita sulla Terra. Lavorando su se stessa e scavando tra i ricordi, la donna ha infatti realmente modo di comprendere i propri errori, di rivalutare le proprie scelte e biasimarsi per la persona immorale che era diventata: il primo passo per diventare sul serio migliore, non solo predicandolo, ma dimostrandolo con le azioni e i fatti concreti. Simpatica, carismatica, dalla battuta sempre pronta: se anche quando non era una brava persona, non potevamo evitare di amarla, la donna, crescendo e imparando, riesce a farsi letteralmente adorare da noi spettatori.

Che giri fanno due vite…”

Marco Mengoni, Due Vite
Eleanor Shellstrop (640×360)

E di vite Eleanor ne vive due, certo ma, in realtà, anche molte di più. Perché, nonostante i continui riavvii, nonostante le tante prove e simulazioni in cui, volente o nolente, si ritrova a vivere, lei non smette mai di tentare di andare avanti, non cessa mai di provare a cambiare, anche se per farlo davvero ha bisogno di aiuto, della vicinanza a qualcuno che per lei possa contare davvero e che la aiuti a uscire da quelle sabbie mobili che l’hanno tenuta bloccata per tutta una vita tra cattive abitudini. E la trasformazione c’è ed è netta: da narcisista a sicura di sé, da egoista a generosa, da insofferente nei confronti degli altri a compassionevole, da meschina a gentile… Una trasformazione radicale, ma per nulla forzata, che la porta addirittura a scegliere deliberatamente di sacrificare il proprio lieto fine per poter rimanere a fianco dei propri amici, come avvenuto a termine della seconda stagione e che permetterà al gruppo, alla fine di un folle, disordinato e travagliato viaggio, di averla vinta contro un sistema morale che non funzionava.

Al di là della follia che balla in tutte le cose
Due vite, guarda che disordine

The Good Place

Un personaggio che con il proprio cambiamento è in grado di ispirare altri, come Michael, e che ci ha commosso nel profondo. Se chiudiamo gli occhi, possiamo visualizzarne il cammino: una fila di carrelli che le puntano contro, una casa piena di pagliacci e una lavagna nera, una mongolfiera colorata, un treno spoglio, una stanza completamente bianca, un divano, una coperta e le onde del mare all’orizzonte. Una porta nel mezzo di una foresta da varcare dolcemente e senza alcun rimpianto. Due giri, una vita vissuta pienamente.

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